Giovanni Paolo II amava i pierogi polacchi, Bergoglio le empanadas argentine e il colita de cuadril, Ratzinger i würstel alla Regensburg e lo schweinsbraten. Il cuoco elvetico David Geisser e l’ex sergente Erwin Niederberger hanno raccolto storie e spunti utili per avvicinare i lettori ai gusti di coloro che vivono tra le Mura Vaticane
Alabardiere della Guardia svizzera pontificia e autore di un libro di ricette vaticane. Due mestieri molto distanti tra loro che David Geisser, oggi cuoco e star televisiva elvetica, oltre che gestore di un ristorante, il “Soleil d’Or” di San Gallo, può raccontare di aver svolto insieme. «Ho avuto la possibilità di prestare servizio a Roma dal 2013 al 2015 nelle Guardie Svizzere: è stata un’esperienza unica che mi resterà impressa per tutta la vita e che mi ha permesso di sperimentare tante cose», racconta a Domani.
Il suo libro Guardia Svizzera Pontificia - Buon appetito, scritto a quattro mani con Erwin Niederberger, un sergente che ha prestato servizio presso il Corpo svizzero per 15 anni, è uscito nel 2015 per la casa editrice Werd Weber Verlag AG in lingua tedesca e italiana. All’interno del volume non mancano le storie e gli spunti utili per avvicinare i lettori ai gusti di coloro che vivono tra le Mura Vaticane.
La storia
Tra i sogni di Geisser, oltre a quello di diventare cuoco, «c’era anche quello di diventare una Guardia Svizzera, come mio padre, e di servire il papa». Durante il suo periodo di servizio, che per le Guardie Svizzere è di 26 mesi, ci furono le dimissioni di Papa Benedetto XVI e l’elezione di Papa Francesco il 13 marzo 2013.
«Ho avuto l'opportunità di conoscere il Pontefice in modo molto personale e ho molti ricordi positivi: amava i dolci, soprattutto il dulce de leche, una ricetta tipica argentina, ma anche la pizza», racconta Geisser, che poi rievoca un episodio personale avvenuto durante i Mondiali di calcio del 2014, quando la Svizzera affrontò l’Argentina.
«Ero in turno dopo la partita e quando il papa si è alzato, alle quattro e mezza del mattino, mi ha chiesto come stessi per il risultato. Ho risposto che ero dispiaciuto, ma che non rimproveravo ovviamente all’Argentina la vittoria. Poco dopo è tornato nuovamente e mi ha regalato dei dolci argentini per consolarmi», ricorda.
Ma come nasce esattamente il libro? «L'idea venne durante il reclutamento, quando il mio comandante mi chiese perché volessi arruolarmi e non proseguire la mia carriera. Gli risposi che ritenevo i miei sogni più importanti della mia carriera e così lui spontaneamente mi chiese di scrivere un libro di cucina insieme alla Guardia Svizzera e al papa», racconta Geisser.
Il ruolo delle Guardie Svizzere
L’importanza del Guardia pontificia nella stesura del testo non è casuale. La prefazione è firmata dall’ex capo del Corpo svizzero in Vaticano che scrive, tra le altre cose, «Ohne Mampf, kein Kampf» una frase che, tradotta, significa «Niente cibo, nessuna battaglia» e che lega il libro al suo committente.
All’interno del volume sono presenti anche diversi aneddoti sulla vita delle Guardie Svizzere nella Capitale. «Durante i periodi in cui non ero in servizio ho apprezzato i piatti e la vita a Roma, ma anche la vita del gruppo. Altri, invece, preferivano uscire, giocare a calcio, imparare l’italiano», continua.
Il cibo aiuta spesso a lenire la mancanza del proprio paese, considerando che tra le oltre cento guardie presenti in Vaticano ci sono anche ragazzi molto giovani (nel corpo si può entrare dai 19 a massimo 30 anni) alla loro prima esperienza fuori casa. «Sono le suore polacche a cucinare per la Guardia Svizzera: questo significa che c’era molto cibo italiano con qualche influenza polacca. A tavola ricordo tantissima insalata fresca e frutta e il venerdì pizza o pesce. In alcune occasioni speciali a volte sono le Guardie Svizzere a cucinare da sole, e spesso ho cucinato anch’io», sottolinea Geisser.
Un’ottima occasione per far rivivere alcuni sapori di casa, come ad esempio quello del Rösti, un piatto simbolo della cucina elvetica, che consiste in patate grattugiate arrostite in padella.
I piatti dei Papi e dei cardinali
Nel libro ci sono anche diverse ricette amate da Pontefici e alti prelati. Il piatto preferito di papa Giovanni Paolo II erano, ad esempio, i tipici pierogi polacchi, una pasta ripiena, simile ai ravioli, che può essere sia salata che dolce.
Oltre al dulce de leche, papa Francesco adorava le empanadas argentine e il colita de cuadril, una bistecca di controfiletto alla griglia.
Papa Benedetto XVI, invece, amava i würstel alla Regensburg, bianchi con cipolle, e lo schweinsbraten, l’arrosto di maiale, mentre il suo segretario, don Georg Gänswein, i saltimbocca alla romana. Presenti anche i piatti preferiti di alcuni cardinali, come quello del segretario di Stato Pietro Parolin: sono gli gnocchi “alla vaticana”, cioè conditi con un pesto di basilico e salsa di pancetta.
Nel libro, poi, non mancano alcune licenze quasi “poetiche”: gli autori, infatti, hanno voluto abbinare un piatto anche a San Nicola della Flüe, patrono non solo della Svizzera ma anche della Guardia pontificia e vissuto nel XV secolo. Le cronache raccontano che lui abbia vissuto per 19 anni da eremita non mangiando altro che ostie consacrate. Una semplicità omaggiata associandogli una semplice omelette con erbe fresche.
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