Inizia il conclave che eleggerà il 266esimo successore di Pietro alla guida della Chiesa. Come sempre, a tenere banco in questi giorni è la possibile durata dell’elezione del nuovo papa: per qualcuno sarà un conclave breve, «due o tre giorni al massimo» ha assicurato il cardinale Louis Raphael Sako, per altri invece «dobbiamo prepararci a un conclave più lungo del solito», come ha detto all’Ansa l’arcivescovo di Colonia Rainer Maria Woelki.

Difficile in effetti immaginare un conclave più breve di quello che portò Bergoglio al soglio pontificio: nel 2013 il collegio cardinalizio impiegò circa 36 ore per scegliere il nuovo pontefice in quello che fu il quinto conclave più breve della storia. Ma non sempre la scelta è stata così rapida.

Il conclave da record a Viterbo

Il conclave più lungo della storia si aprì ufficialmente il 29 novembre 1268, giorno della morte di papa Clemente IV, a Viterbo. Il sacro collegio era formato all’epoca da diciannove cardinali divisi in due fazioni storicamente contrapposte: da un lato la Pars Caroli, filofrancese e guelfa, dall’altro la Pars Imperii, legata alla Germania e ai ghibellini.

Una divisione storica a cui si aggiungevano ulteriori frammentazioni dovute a ragioni personali o familiari che resero di fatto quasi impossibile la scelta di un nome condiviso anche a causa della necessità di una maggioranza di due terzi degli elettori. 

Che la scelta non sarebbe stata facile fu da subito evidente e per oltre un anno le votazioni si susseguirono senza alcun risultato. I nomi individuati dai cardinali, come quello del priore Filippo Benizi, rifiutarono la possibile elezione alimentando uno stallo che sembrava ineludibile. Così, a quasi due anni dall’inizio del conclave, il 1 giugno 1270 il podestà Alberto di Montebuono e il capitano del popolo Raniero Gatti presero una scelta che avrebbe cambiato per sempre l’elezione dei nuovi pontefici.

Convinti della necessità di sottrarre gli elettori alle ormai sempre più insistenti pressioni esterne, i due chiusero i cardinali all’interno della grande sala del Palazzo dei Papi affermando che sarebbe stato permesso loro di uscire solo dopo la scelta del nuovo papa. Così il grande portone della sala venne chiuso a chiave, «cum clave» appunto. Passati pochi giorni senza alcun progresso, Gatti decise di alzare la pressione: fece tagliare le razioni di cibo ai cardinali e ordinò di scoperchiare buona parte del tetto della sala in cui erano rinchiusi.

L’impossibilità di trovare un accordo, nonostante le pressioni, convinse i porporati a prendere una decisione drastica, pur se non insolita per l’epoca. Il 1° settembre 1271, a quasi tre anni dall’inizio del conclave, i cardinali delegarono a una commissione, formata da sei elettori, il compito di nominare entro il termine di tre giorni un nuovo papa. Alla commissione bastarono poche ore per raggiungere un accordo e quello stesso giorno venne ufficializzata la nomina di Tedaldo Visconti, un nobile piacentino molto stimato per la sua bontà d'animo e la sua onestà, che diventò pontefice con il nome di Gregorio X. Dopo quasi tre anni, 1.006 giorni in tutto, si concluse così il conclave più lungo della storia.

I conclavi più lunghi

Meno di mezzo secolo dopo, nel pieno della cosiddetta cattività avignonese, si tenne un altro conclave che sembrò da subito tra i più complicati da gestire. Riunitosi il 1° maggio 1314 nel Palazzo Vescovile di Carpentras, proprio in virtù del trasferimento della sede papale in Francia, il collegio cardinalizio si spacco immediatamente in tre fazioni: gli italiani, i francesi e i guasconi.

Fu proprio quest’ultima fazione a rendersi protagonista di uno dei momenti di maggior tensione nella storia dei conclavi. Il 22 luglio di quello stesso anno una banda di guasconi armati, capitanati da nipote del defunto papa Clemente V, fecero irruzione nel palazzo episcopale interrompendo il conclave. I cardinali, intimoriti, fuggirono trovando rifugio in vari castelli, rifiutandosi di riprendere i lavori per l’elezione del pontefice. Da quel momento, per oltre un anno, non si tennero ulteriori votazioni e solo l’intervento di re Luigi X convinse i porporati a riunirsi nuovamente in una sede diversa, la Casa dei Domenicani di Lione, il 28 giugno del 1316.

I cardinali ripresero così le trattative e dopo oltre un mese di votazioni a vuoto si arrivò alla nomina di Jacques d'Euse, un guascone che godeva della protezione di Roberto d'Angiò, il 7 agosto 1916. Si chiuse così la seconda sede vacante più lunga della storia della chiesa dopo esattamente due anni, tre mesi e diciotto giorni.

Oltre due anni, dall’aprile 1292 al luglio 1294, durò anche il conclave che portò all’elezione di Celestino V, il pontefice «che fece per viltade il gran rifiuto» lasciando il soglio pontificio dopo meno di quattro mesi. Quello che portò all’elezione dell'eremita Pietro da Morrone fu un conclave caratterizzato da forti contrasti tra i cardinali e da una violenta ondata di peste che costrinse i porporati a interrompere per un lungo periodo le votazioni nell’estate del 1293. 

Il collegio cardinalizio, composto da soli 12 membri, era infatti bloccato da veti incrociati, sospetti e rivalità personali. A nulla valsero i primi mesi di trattative. Col passare del tempo, la pressione dell'opinione pubblica e delle autorità civili aumentava, ma i cardinali rimanevano irremovibili. A sbloccare la situazione fu una lettera dello stesso Pietro da Morrone che, nell’estate del 1294, scrisse ai cardinali riuniti in conclave rimproverandoli per l’indecisione e richiamandoli al senso del dovere e al timore di Dio. Parole, quelle del futuro pontefice, che colpirono profondamente gli elettori che nei mesi successivi conversero sul nome dell’eremita che fu così eletto al soglio pontificio con il nome di Celestino V.

La peste fu invece la causa principale della durata del conclave precedente che portò all’elezione del francescano Girolamo Masci con il nome di Niccolò IV. Iniziato il 4 aprile 1287 venne sospeso quasi immediatamente dopo che una violenta epidemia di peste colpì Roma provocando la morte di sei dei sedici cardinali elettori.

Gli altri porporati, temendo il contagio, lasciarono la città per tornare a riunirsi il 15 febbraio dell’anno successivo. Proprio quel giorno arrivò l’elezione di Masci che, dopo un primo rifiuto, accettò il soglio pontificio quando il suo nome venne scelto per la seconda volta dai due terzi dei cardinali il 22 febbraio 1288 chiudendo una sede vacante che durava da 331 giorni.

I conclavi più brevi

Ma se alcuni conclavi si sono protratti per anni, in altri casi il tutto si è risolto in una manciata di ore. Ne bastarono dieci, ad esempio, per eleggere papa Giulio II tra il 31 ottobre e il 1°novembre 1503. Erano passate solo sei settimane dalla fine del conclave che aveva portato al soglio pontificio papa Pio III, deceduto dopo soli 26 giorni di pontificato, quando i cardinali decisero di convergere in modo quasi unanime sulla figura di Giuliano della Rovere.

Cardinale potente, navigato e temuto era nipote di papa Sisto IV era stato per anni protagonista della diplomazia vaticana. Così i porporati non poterono che prendere atto di come la scelta più logica fosse quella di ribadire le posizioni prese sei settimane prima quando a Giuliano della Rovere venne preferito solo all’ultimo Francesco Nanni Todeschini-Piccolomini.

Anche l’elezione di Pio III, però, fu particolarmente breve. Il conclave, che si svolse in un periodo di grande incertezza per la spinta di molti cardinali che volevano slegarsi dall’influenza dei Borgia, iniziò ufficialmente il 16 settembre 1503 ma la prima votazione utile si tenne il 22 settembre, e proprio in quell’occasione venne eletto quasi all’unanimità Francesco Nanni Todeschini-Piccolomini. Nei giorni precedenti si discusse a lungo sulla figura di Giuliano della Rovere, ma le tensioni politiche di quegli anni e la paura di nuove tensioni o guerre civili fecero propendere i cardinali per una figura conciliatrice.

Nell’ultimo secolo, in particolare, non è raro assistere a conclavi “lampo”. Nel 1939 bastarono tre scrutini, in meno di ventiquattro ore, per eleggere Eugenio Pacelli che poi assunse il nome di Pio XII. Già favorito dalla prima votazione, Pacelli riuscì a convincere i cardinali grazie alla sua esperienza e diplomazia che infatti risultarono determinanti per affrontare con lucidità l’imminente tragedia della guerra.

Brevissimi anche i due conclavi del nuovo millennio: nel 2005 bastarono quattro scrutini, per un totale di 26 ore, per eleggere al soglio pontificio Benedetto XVI, mentre otto anni più tardi ne servì uno in più per l’elezione di Bergoglio, papa Francesco.

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