Nell’antica stradina di Gregorio Armeno quest’anno non si vede un turista. Fino a un anno fa era impensabile poterci camminare senza lasciarsi abbracciare, trascinare e pressare dalla folla ma la pandemia da Covid-19 ha rimodulato tutto e questo vicolo, vuoto a pochi giorni dal Natale, ne è una prova tangibile. Ad affollarsi sono solo le vetrine degli artigiani, custodi di un’arte presepiale che non ha rivali al mondo da più di trecento anni.

Intanto, a due passi dalla strada che collega ad angolo retto i Decumani come in una scacchiera, sul lungomare di Napoli esplode la tensione. Ai commercianti, e in particolare ai ristoratori, è appena giunta la notizia sull’ordinanza regionale firmata dal presidente Vincenzo De Luca che stana tutte le loro speranze di poter tirare una boccata d’aria nei giorni che precedono il Natale: niente apertura, la Campania resta arancione e le misure restrittive saranno in vigore fino al lockdown natalizio.

Tanti di loro avevano già fatto i rifornimenti per i tre giorni di apertura annunciati dal governo ma senza fare i conti col pugno duro del governatore. C’è anche lui nel presepe napoletano, questa fusione di sacro e profano che ospita statuine caricaturali che ogni anno si fanno spazio nelle antiche botteghe. C’è De Luca che imbraccia il lanciafiamme, o la mazza da baseball, accanto al premier Giuseppe Conte che stringe tra le mani un nuovo decreto: il messaggio, insomma, è chiaro. E poi c’è Donald Trump, in “isolamento da Covid”, insieme al «Papa che regala schiaffoni».

L’estro napoletano non delude neanche stavolta e non tradisce l’indole ottimista e speranzosa di un popolo che sa da sempre come resistere alle sventure tirandosene fuori con la risorsa più preziosa: il sorriso. Ma l’omaggio di cui i bottegai vanno più fieri sono loro: gli infermieri e i medici in prima linea per guarirci dal virus che ha stravolto le nostre vite a cui hanno dedicato tante statuette. Li hanno messi in primo piano, davanti alla capanna che aspetta il “bambinello” e tra le mani stringono l’Italia.

In questo momento difficile, il tricolore ha preso il sopravvento in questa città in cui c’è ancora l’eco di chi inneggia al regno delle Due Sicilie e al “re Borbone”. Ma il vero re è ormai da tempo, per i napoletani, Diego Armando Maradona. La maglietta del Napoli col numero 10 campeggia all’inizio della strada a mo’ di vessillo e lascia ben intendere che al calciatore argentino è dedicato lo spazio più grande: «Non bastano le notti per fabbricare statuine, siamo invasi da Maradona», spiegano gli artigiani. Non gli era mai stato negato spazio, a San Gregorio, ma quest’anno il “Pibe d’oro” ha le ali d’angelo che lo consacrano per sempre nel sacrario collettivo di santi protettori.

Tuttavia, la tradizione resta: la grotta e la Sacra Famiglia, i pizzaioli, il pescatore, la zingara, i compari che giocano a carte. E di fianco alla capanna c’è Beniamino: colui che dorme. È il pastore della meraviglia e al suo risveglio, il giorno di Natale, rimane incantato da una nuova luce che è arrivata in questo mondo. Si illumina e comprende di non averla solo sognata. «Prendetelo, è di buon auspicio», raccomandano i maestri del presepe.

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