Care lettrici, cari lettori

al centro del dibattito sulla giustizia di questa settimana c’è l’intervento alle Camere del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che ha presentato le linee guida per il suo dicastero.

L’intervento è stato molto deciso e sintetizzabile in tre grandi filoni: nuovo assetto della magistratura; depenalizzazione e carcere. In questa newsletter trovate una serie di approfondimenti per capire cosa ha detto il ministro e che reazioni ha provocato, sia nell’avvocatura che nella magistratura.

Sul fronte degli interventi, proprio sul discorso di Nordio ho intervistato il segretario di Area ed ex presidente dell’Anm, Eugenio Albamonte.

Le linee guida di Nordio

Il ministro ha fatto un intervento molto esteso, che si può rivedere sul sito di Camera e Senato e leggere in sintesi qui, in cui ha fissato i capisaldi del suo dicastero, anticipando anche il fatto di voler promuovere riforme costituzionali.

In estrema sintesi, ecco i punti salienti:

carcere: implementazione dell’organico della polizia penitenziaria, ammodernamento delle strutture soprattutto tecnologiche di videosorveglianza, attenzione alle condizioni psico-fisiche e di tossicodipendenza dei detenuti in entrata, separazione dei detenuti in attesa di giudizio e condannati definitiva.

Depenalizzazione nel settore dei reati contro la PA: in particolare il ripensamento dei reati corruttivi, in particolare l’abuso d’ufficio e il traffico di influenze illecite. 

Intercettazioni: ridimensionamento del loro utilizzo e lotta alla pubblicazione delle intercettazioni sulla stampa, in violazione del segreto istruttorio («Manderò gli ispettori dove avverrà», ha detto e «sono pronto a dimettermi per questo principio»). Inoltre, ha ventilato l’ipotesi di aumento dell’utilizzo delle intercettazioni preventive (con qualche dubbio sulla costituzionalità dello strumento, qui trovate un approfondimento).

La parte più decisa e anche più controversa, però, riguarda la riforma dell’ordinamento della magistratura: separazione delle carriere, discrezionalità dell’azione penale, cambio dei test di ingresso con anche requisiti psicoattitudinali e manageriali, assegnazione della funzione disciplinare del Csm a una Alta corte non elettiva.

Le reazioni della magistratura

L’intervento di Nordio è stato accolto con preoccupazione da parte della magistratura associata.

L’unico punto che ha incontrato il favore di tutti è quello in materia di carcere, mentre è stata manifestata contrarietà sia sul tema delle intercettazioni che sul riassetto della categoria.

Un’analisi approfondita è quella di Albamonte su Domani, ma è intervenuto anche il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, in interviste su quotidiani e reti televisive.

«Siamo d'accordo che le intercettazioni non devono essere divulgate, ma bisogna contestualizzare un'accusa così grave - ha detto in merito alla velata accusa di Nordio di una sorta di culpa in vigilando dei pm - Sono successi episodi nel passato ai quali ha già risposto il legislatore».

Quanto alla riforma delle carriere, «separarle significa fare del pubblico ministero un organo autonomo da tutto il resto, anche dalla giurisdizione: chi lo controllerà? Questa è la domanda che sorge in noi immediatamente. "In magistratura ci sono tanti mestieri di diversi, c'è il giudice civile, il giudice penale, il giudice del lavoro, il giudice fallimentare, non vorremmo separarli tutti».

Interessante, sul manifesto, la lettura politica che dà delle parole di Nordio il direttore di Questione giustizia ed ex magistrato Nello Rossi: «Nordio propone un mix di luoghi comuni, antiche verità, qualche brillante paradosso e giudizi tranchant» e aggiunge: «La parte migliore della magistratura non vuole rimanere stretta nella tenaglia tra l’atteggiamento polemico del neo ministro e una reazione di segno uguale e contrario che contrasti in toto la sua politica». Tradotto, è un avvertimento ai magistrati di non cadere nella trappola di Nordio e accettare uno scontro muscolare e polarizzato, poco utile a risolvere qualcosa.

L’avvocatura nel discorso di Nordio

Di segno esattamente opposto a quello della magistratura è la reazione dell’avvocatura istituzionale alle linee guida di Nordio.

Il ministro, che si è definito garantista, ha toccato molti punti cari all’avvocatura – dalla presunzione di innocenza alla tutela del segreto istruttorio nell’uso delle intercettazioni e correzione degli aspetti più critici della riforma civile - e fatto importanti aperture alla categoria, in particolare aprendo alla presenza degli avvocati nei consigli giudiziari, accesso degli avvocati alle magistrature superiori e all’avvocato in Costituzione.

«Semplificazione della legislazione, ottimizzazione dell’organizzazione giudiziaria da attuarsi anche con la collaborazione degli avvocati attraverso i consigli dell’ordine, revisione del sistema delle intercettazioni e modernizzazione del sistema carcerario in un’ottica di riconciliazione sociale, sono iniziative che ci trovano convergenti e che rappresentano per l’avvocatura esigenze primarie», ha detto la presidente del Consiglio nazionale forense, Maria Masi.

La reazione “plastica” delle toghe

Una reazione ufficiosa alla durezza della relazione del ministro, potrebbe già essere avvenuta a Milano. Il ministro Nordio, fedele alla sua intenzione di farsi garante di una maggiore attenzione sul tema del carcere, ha seguito la prima della Scala – evento nel giorno di Sant’Ambrogio che richiama Milano i vertici di tutti i poteri, pubblici e nascosti – dal carcere di San Vittore.

All’evento in carcere erano invitati con il ministro anche i vertici della giustizia milanese, con posti riservati in prima fila. I vertici della procura di Milano (erano attesi la procuratrice generale Francesca Nanni, il procuratore capo Francesco Lo Voi e alcuni aggiunti) però, non si sono presentati a San Vittore, dove Nordio è stato raggiunto dalla candidata alla Regione ed ex vicepresidente, Letizia Moratti.

Filo diretto

E’ stato istituito “Filo Diretto”, un nuovo canale di comunicazione immediata tra via Arenula e i palazzi di Giustizia d’Italia. 

Il progetto inizia in via sperimentale il 6 dicembre 2022, per i distretti di Corte d'Appello delle Regioni Friuli-Venezia Giulia e Sicilia, con l'obiettivo di raggiungere progressivamente tutti gli uffici giudiziari attraverso una mail e la compilazione di uno specifico modello allegato.

Con Filo Diretto, il Dicastero di via Arenula vuole assicurare soluzioni chiare e tempestive a dubbi interpretativi, andando incontro alle esigenze degli operatori. 

Durante la sperimentazione, a poter formulare i quesiti saranno i dirigenti amministrativi delle Procure e dei Tribunali, nonché i Procuratori e i Presidenti dei Tribunali che svolgano funzioni di dirigenti amministrativi. In questa fase pilota, basterà mandare una mail, per ricevere con tempestività un riscontro dal Dipartimento degli affari di giustizia del Ministero. 

I quesiti di maggiore interesse - sulle 6 macro-aree individuate (contributo unificato; diritto di copia e di certificazione; corpi di reato e destinazione dei beni sequestrati e confiscati; Fondo unico giustizia; Equitalia giustizia; foglio delle notizie) saranno pubblicati sul sito del Ministero della Giustizia, nella sezione dedicata in homepage.

Rinvio della nomina dei laici del Csm

Nuovo rinvio per la nomina dei consiglieri laici del Csm, che doveva avvenire il 13 dicembre ed è slittata invece al 17 gennaio. 

Intanto, la lista degli autocandidati – pubblica sul sito della Camera a questo link, come da regole di trasparenza – continua ad allungarsi con oltre 100 nomi.

Il Csm in prorogatio ha quindi fissato le sedute di gennaio e approvato il suo bilancio di previsione, invariato rispetto al 2022 nonostante l’aumento dei membri del Consiglio, grazie alla “spendinr review” della riforma Cartabia che ha fissato l’importo massimo lordo di stipendio a 240 mila euro (contro i quasi 270mila attuali dei laici).

In questo approfondimento, trovate tutte le informazioni sugli “autocandidati”, lo stato dell’arte tra i gruppi parlamentari e le ragioni del rinvio.

Polemica al Cnf per l’elezione dei consiglieri

Anche il Consiglio nazionale forense – l’organo di rappresentanza istituzionale dell’avvocatura – è in scadenza a fine anno.

L’elezione dei nuovi membri (uno per distretto di corte d’appello, due per i distretti con più di 10mila iscrtti) è di secondo livello e si svolge tra i consiglieri degli ordini del distretto, ma l’indizione del voto ha sollevato polemica e interrogazioni parlamentari da parte del Movimento 5 Stelle.

La questione è complicata: in novembre, il ministero della Giustizia ha emanato un decreto per fissare la data delle votazioni dei nuovi consiglieri del Cnf entro il 30 dicembre. La legge, invece, stabilisce che i consigli degli ordini – anch’essi in scadenza – convochino le elezioni tra gli iscritti entro il 31 gennaio.

Risultato: i nuovi consiglieri del Cnf, che rimarranno in carica fino al 2026, verranno eletti dai vecchi consiglieri degli ordini, in scadenza appena un mese dopo.

Questa decisione del ministero di indire le elezioni in modo da far votare i consiglieri degli ordini uscenti ha prodotto una interrogazione al ministro, che ha come primo firmatario il deputato Federico Cafiero de Raho.

Suicidi in carcere

Il Garante per le persone private della libertà ha pubblicato un report sui suicidi in carcere, alla luce dell’altissimo numero di suicidi nel 2022: 79.

I dati sono eclatanti perchè mostrano che questo aumento si è accompagnato a una riduzione del numero di detenuti in carcere. I detenuti che hanno deciso di metter fine alla loro vita avevano tra i 26 e i 54 anni e il 62 per cento del totale – 49 persone – si sono suicidate nei primi 6 mesi di detenzione (di cui 21 nei primi tre mesi, 15 entro i primi dieci giorni, 9 addirittura nelle prime ventiquattr’ore).

Consulta sull’anarchico Cospito

La vicenda processuale del leader anarchico Alfredo Cospito è stata poco seguita dalle cronache generali ma molto dai mondi politici extraparlamentari.

Cospito, 55 anni, è in sciopero della fame perchè detenuto a Sassari da aprile in regime di 41 bis a causa della corrispondenza intrattenuta con riviste di area anarchica. E’ stato condannato a 20 anni di carcere nel processo “Scripta manent” per associazione per delinquere e strage.

In settimana, la corte d’assise d’appello di Torino è stata chiamata a rideterminare la pena, in seguito alla riqualificazione in Cassazione del reato a suo carico da strage ex art.422 a strage “politica” ex art.285, per due ordigni esplosi davanti alla caserma allievi di Cuneo in una notte del giugno 2006, senza provocare morti.

I giudici hanno deciso di inviare gli atti alla Corte costituzionale per valutare si può applicare o meno l'attenuante della particolare tenuità del fatto al reato di strage politica.

Il processo è stato molto complicato e porta a interrogarsi sull’esistenza e sulla qualificazione di reati politici come la strage ex art.285, che è un reato contro l’istituzione dello stato e prevede l’ergastolo anche se non sono stati causati morti.

Confermata l’assoluzione di Fuzio e Palamara

La Corte di Appello di Perugia ha confermato la sentenza di assoluzione per l'ex pg della Cassazione Riccardo Fuzio, assolto in rito abbreviato il 23 luglio dalle accuse di rivelazione di segreto d'ufficio in favore dell'ex consigliere del Csm Luca Palamara.

Secondo la sentenza di Perugia, le informazioni rivelate da Fuzio e apprese nell’ambito del comitato di presidenza del Csm non erano coperte da segreto d’ufficio, perchè non ancora secretate.

Le altre notizie rivelate da Fuzio a Palamara, invece, sono state considerate di “particolare tenuità” perchè in gran parte già conosciute dall’ex magistrato. 

E’ stato confermato anche il proscioglimento dall'accusa di rivelazione di segreto d'ufficio contestato a Palamara, in concorso Fuzio.

Le dichiarazioni di Gratteri

Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha parlato con il sito Il Lametino.it del suo futuro dopo la mancata nomina a Procuratore nazionale antimafia. «Potrei stare a Catanzaro fino al 16 maggio 2024, dal 17 in questa procura tornerei sostituto procuratore dell'ordinaria, quindi non per reati di mafia. Devo per forza trovare per quella data un posto in cui poter continuare a fare il procuratore della Repubblica e che anche sul piano motivazionale rappresenti per me una sfida. Ho fatto domanda per la procura di Napoli e vedremo cosa pensa di me il Csm, in ogni caso si deciderà a febbraio 2023. Si è liberata la procura generale di Roma e farò domanda anche per quella».

Aggiunge anche una nota polemica: «Altrimenti, se per il Csm e la politica non vado bene per nessuna delle due postazioni, potrei andare in pensione e continuare a scrivere libri, a dire la mia. In realtà posso fare tante cose. C'è gente che può fare solo un mestiere, io almeno tre o quattro. Sono un bravo organizzatore, ho una grande manualità».

Amministrativisti: i TAR non sono un ostacolo.

Consiglio direttivo dell’Unione Nazionale degli Avvocati Amministrativisi è intervenuta sugli attacchi che recentemente hanno subito le sentenze del Tar.

«Le opere pubbliche vanno realizzate e finanziate nella legalità. La soluzione non è impedire che un giudice verifichi il rispetto delle regole negli appalti, ma riscrivere le regole per eliminare gli appesantimenti procedurali non imposti dalla normativa europea», si legge in una nota.

«Il clamore su recenti sentenze dei TAR che annullano atti riguardanti lavori finanziati con fondi PNRR rischia di dare un’idea sbagliata. L'idea che siano i giudici amministrativi a bloccare l'esecuzione delle opere; e che siano dunque un ostacolo per conseguire i finanziamenti PNRR».

«Non si può eliminare la possibilità di rivolgersi a un giudice in tema di appalti: non lo consente la Costituzione né la normativa europea», è scritto nella nota del Presidente e tutti i componenti del Consiglio direttivo dell’Unione Nazionale degli Avvocati Amministrativisi.

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