Care lettrici, cari lettori

la settimana di Sanremo ha di fatto oscurato gran parte delle altre notizie (anche noi lo abbiamo seguito e abbiamo giocato al Fantasanremo), ma nel mondo della giustizia qualcosa è successo. O meglio, non è ancora successo: il ddl Nordio è arrivato all’esame del Senato ma l’ostruzionismo delle opposizioni ha impedito la sua rapida votazione e lo ha fatto slittare alla prossima settimana.

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è intervenuto in parlamento con una informativa urgente sul caso Salis, dando qualche nuovo elemento al caso. Intanto, questo fine settimana in Ungheria ci sarà un nuovo corteo neonazista per il “giorno dell’Onore”. Lo stesso dopo il quale, l’anno scorso, è stata arrestata Ilaria Salis.

Sul fronte dei commenti, invece, si è animato il dibattito sul carcere. L’ex magistrato Carlo Ancona ha risposto all’avvocata Maria Brucale, che la scorsa settimana aveva analizzato le ricadute della sentenza della Consulta sul tema, allargando lo sguardo al carcere nel suo insieme e ai malati psichiatrici che non trovano posto nelle Rems.

Inaugurazione anno giudiziario del Consiglio di Stato

All’inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio di Stato, il presidente Luigi Maruotti ha parlato degli «importanti risultati raggiunti nel 2023 riguardo la necessità di ridurre i tempi della giustizia amministrativa», con una «ulteriore sensibile diminuzione delle pendenze rispetto al 2022». Consiglio di Stato e Tar «hanno così raggiunto anche l'obiettivo intermedio previsto dal Pnrr, basato sul cosiddetto 'arretrato storico''».

La diminuzione dell'arretrato nell'ultimo anno è stata pari al 20%, il numero delle cause pendenti alla fine del 2022 era pari a 17.057 e si è ridotto a 13.634 al 31 dicembre 2023 per il Consiglio di Stato, mentre per i Tar le pendenze sono diminuite dell'8,3% poiché il numero delle cause pendenti al 31 dicembre 2022 era pari a 108.292 e si è ridotto a 99.292 al 31 dicembre 2023. Quanto ai tempi, nei processi in materia di appalti pubblici, dove sensibile è la contrazione dei tempi processuali, la durata media di un giudizio è stata di 107 giorni in primo grado e di 148 in appello, con una riduzione ulteriore rispetto all'anno precedente. 

«Indipendenza e condotta irreprensibile sono qualità complementari e imprescindibili per un magistrato. Quanto più il giudice è capace di dare di sé un'immagine di correttezza, tanto maggiore ne risulta percepita l'imparzialità», ha concluso Maruotti, dicendo che «L'attenersi a una linea di riserbo non limita le proprie libertà fondamentali, di pensiero e di azione». Parole che indirettamente richiamano un dibattito già aperto anche tra le toghe ordinarie.

Il no ai domiciliari in ambasciata per Salis

Il ministero della Giustizia, dopo un incontro con i legali e i familiari di Ilaria Salis (la donna detenuta in Ungheria da un anno e in attesa di processo), ha sostenuto che sarebbe irrituale che il ministero intervenga per sostenere la richiesta di domiciliari in ambasciata.

Nordio ha rilevato che «una interlocuzione epistolare tra un dicastero italiano e l’organo giurisdizionale straniero sarebbe irrituale ed irricevibile» e «ha prospettato l’opportunità che il difensore ungherese insista presso l’organo competente per la modifica della detenzione carceraria, condizione indispensabile per attivare la decisione quadro Ue del 2009 e quindi l’eventuale esecuzione degli arresti domiciliari in Italia».

Su questa linea si è adeguato anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che in una informativa in parlamento ha detto che «Se il Ministero dell'Interno e della Giustizia avessero autorizzato una tale ipotesi non mi sarei opposto». Inoltre, secondo Tajani la presenza di Salis in ambasciata solleverebbe addirittura problemi di «sicurezza nazionale». Servirebbero «lavori per creare un'apposita area di detenzione e un incremento del numero dei carabinieri» e «ci sono documenti riservati, c'è un ufficio cifra, non è una casa riservata, deve essere preservata la sicurezza e qualsiasi detenuto deve preservare la sicurezza dello Stato», ha spiegato.

In realtà, come ha sottolineato nel suo intervento il dem ed ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, la richiesta dei difensori di Salis era di «utilizzare la residenza privata dell'ambasciatore e non l'ambasciata», dove i problemi di sicurezza teorizzati da Tajani non sarebbero esistiti.

Il pasticcio del libro di Amato

L’ex presidente della Consulta, Giuliano Amato, avrebbe dovuto presentare il suo libro a presentazione del libro "Storie di diritti e di democrazia" scritto con la giornalista Donatella Stasio a San Vittore. Invece, l’evento è stato cancellato dal Dap, sollevando polemiche.

Dopo che è stata pubblicata la notizia, il Dap ha fatto sapere che non si sarebbe trattato di una cancellazione, ma «la proposta di riprogrammare ad altra data l'iniziativa, pervenuta troppo tardi per poterne consentire un corretto inquadramento all'interno di un progetto formativo o trattamentale».

Il ministero della Giustizia si è associato alla motivazione data dal Dap, parlando di «difficoltà organizzative» e il ministro Carlo Nordio ha detto di essere «ben lieto di questa importante occasione alla quale spero di poter partecipare».

I diretti interessati, invece, hanno accolto con perplessità le motivazioni date dal Dap. Amato, durante la presentazione del libro al tribunale di Milano, ha detto a chi gli chiedeva la sua opinione che «Non intendo rispondere a domande prive di senso. Di solito uno è sorpreso da cose che sapeva? Da cose che si aspettava? Da cose che gli erano già state dette?».

Amato ha un precedente poco gradito al governo Meloni: dopo la conferenza stampa di fine anno della premier in cui lei esprimeva la sua contrarietà alla presidenza Amato della commissione sull’AI, l’ex giudice costituzionale si è dimesso dalla carica.

Dap sulle carceri

In settimana si è svolta una audizione in commissione Giustizia del capo del Dap, Giovanni Russo, il quale ha fotografato lo stato delle carceri italiane. Il numero dei detenuti in un anno è salito dell’8 per cento, con 400 detenuti in più al mese, mentre la capienza degli istituti si è ridotta, ha detto Russo. «Ad oggi abbiamo 60.814 detenuti. Di questi, 43mila sono comuni e gli altri si dividono in alta sicurezza e 41 bis. Ma siamo ancora lontani dai numeri che fecero scattare la cosiddetta sentenza Torreggiani».

Sui suicidi, ha detto che «C'è bisogno di un approccio totalmente diverso, non è sufficiente una valutazione medico psicologica di primo ingresso. Abbiamo pochi psicologi e pochissimi psichiatri» e «con risorse limitate e senza un'inversione di tendenza all'orizzonte sul tema, abbiamo pensato di portare la società all'interno dei nostri penitenziari. Vorremmo provare a chiedere aiuto a tutti gli attori che sono presenti negli istituti penitenziari: abbiamo cominciato dagli avvocati, ma c'è anche il terzo settore con i volontari. Quindi agenti istituzionali informali, l'avvocatura i cappellani e il mondo sanitario nella misura in cui le regioni ci daranno una mano». Quanto all’aumento dei suicidi, «la tendenza al rialzo per noi è abbastanza inspiegabile rispetto ai dati di cui disponiamo» e «la stragrande maggioranza di suicidi avviene in case circondariali dove ci sono detenuti con condanne non definitive o ancora in attesa di primo giudizio oppure con condanne inferiori ai 5 anni».

Le Camere penali sulle impugnazioni

L’Unione camere penali italiane, che oggi ha inaugurato l’anno giudiziario dei penalisti, è intervenuta sulla rimozione dei limiti alle impugnazioni.

«È certamente una buona notizia che il Senato abbia approvato l’emendamento che abroga il comma 1-ter dell’art. 581 c.p.p. e sia pure parzialmente il comma 1-quater dello stesso articolo, introdotti dalla legge Cartabia. Si tratta, infatti, di un primo passo in linea con la richiesta di abrogazione integrale di quei due commi formulata da tempo dall’Unione delle Camere Penali al Ministro Nordio, trattandosi di norme inique che sottopongono il diritto di impugnazione a inutili e odiosi formalismi imposti a pena di inammissibilità. È anche a sostegno di tale iniziativa riformatrice che UCPI ha prima proclamato lo stato di agitazione e poi indetto l’astensione dalle udienze in corso in questi giorni».

Tuttavia, «affermiamo con assoluta convinzione che la limitazione dell’onere di dotarsi di uno specifico mandato ad impugnare alle sole difese di ufficio – così come previsto dall’emendamento approvato dal Senato – rende ancor più evidente ed ingiusta la compressione del diritto di impugnazione in quanto finisce con il penalizzare gli imputati investiti da una difesa di ufficio, spesso appartenenti alle fasce culturalmente, economicamente e socialmente più deboli, creando una inammissibile distinzione fra imputati di serie A e di serie B».

La procura generale di Roma

In settimana si sono svolte al Csm le audizioni per individuare il nuovo procuratore generale di Roma, in cui i tre nomi forti sono quelli di Antonio Patrono, Giuseppe Amato e Michele Prestipino. Se tutto procede senza intoppi, il 15 febbraio si voteranno quelli da presentare davanti al plenum.

L’ufficio romano è un posto chiave perché è un necessario punto di passaggio per gli apparati di sicurezza interna. La procura generale di Roma, infatti, è quella che autorizza tutte le intercettazioni preventive richieste per ragioni di sicurezza nazionale dall’Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi), la cui autorità delegata è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, l’ex magistrato Alfredo Mantovano.

Proprio lui, secondo fonti di maggioranza e anche del Csm, si sta adoperando per sostenere la candidatura di Antonio Patrono e in questo approfondimento trovate tutti i dettagli della vicenda.

Palazzo dei Marescialli intitolato a Bachelet

Palazzo dei Marescialli sarà intitolato alla memoria di Vittorio Bachelet, il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura ucciso dalle brigate rosse il 12 febbraio del 1980. Lo ha deciso all'unanimità il plenum, che «intende rendere un tributo stabile e duraturo alla sua figura ed alla sua memoria, per celebrarne l'impegno civile ed istituzionale e rinnovare il tributo ai valori civili, sociali e democratici che la sua vicenda umana e la sua tragica scomparsa evocano».

L’Agorà del Cnf

Il Consiglio nazionale forense ha riunito i presidenti dei 140 ordini degli avvocati e delle Unioni regionali forensi per discutere del futuro della professione: «Sarà la legge professionale a definire il ruolo dell’avvocato nella giurisdizione, nessun giudice potrà dire come e cosa può fare il difensore nel processo», ha detto il presidente Francesco Greco.

L'ordine del giorno riguarda la riforma dell'ordinamento forense così come previsto dagli esiti dell’ultima sessione del Congresso del dicembre scorso, con la mozione approvata sull’istituzione di un tavolo di lavoro per la modernizzazione della legge 247 del 2012. «Non si tratterà di un restyling o di apportare qualche modifica, ma di elaborare una nuova legge con uno spirito che ci proietti al futuro».

Caso Pifferi

Il caso è quello di Alessia Pifferi, la donna accusata della morte di stenti della figlioletta Diana, che lei ha abbandonato da sola a casa per giorni. Il processo è in corso e lei è detenuta nel carcere milanese di San Vittore, ma il pm ha aperto una indagine sulle due psicologhe che la seguono e sull’avvocata che la difende. Secondo lui, infatti, sulla donna sono stati svolti test psicologici non previsti, che sono serviti come base per la difesa perchè ne ipotizzano un ritardo cognitivo, svolgendo quindi una attività di consulenza difensiva non rientrante nelle competenze, con falsificate diagnosi.

In settimana, oltre 100 fra operatori delle carceri di Milano, preti, avvocati, associazioni, sindacati e politici hanno firmato contro l'inchiesta della Procura di Milano. La lettera aperta è stata inviata alla Procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni, e alla presidente del Tribunale di Sorveglianza, Giovanna Di Rosa. 

«Chi lavora in carcere sa bene che il problema più grande con cui si sta confrontando il sistema penitenziario è la gestione di una popolazione detenuta con un altissimo tasso di malattia psichiatrica o con ritardo cognitivo» con «l'unica differenza che su di loro nessuno ha disposto una perizia che ne certifichi la patologia ne evidenzi il ritardo». Le perquisizioni del 24 gennaio in cui sono state coinvolte le famiglie delle psicologhe condotte e trattenute in carcere per accertamenti, sotto gli sguardi di colleghi e detenuti con dispiego ingente di personale e mezzi delle forze dell'ordine sono una operazione che «ha come risultato l'intimidazione di tutti gli operatori penitenziari».

Il Ddl Cutro

La garanzia di 5000 euro chiesta ai migranti per uscire dai cpr contenuta nel decreto Cutro finisce davanti alla Corte di giustizia europea. A una settimana dall’udienza, le sezioni unite civili della Cassazione hanno accolto la richiesta del procuratore generale e ha emesso due ordinanze interlocutorie in cui chiedono ai giudici europei di pronunciarsi in via pregiudiziale e d’urgenza sulla legittimità del provvedimento del governo. Quindi ogni decisione della Cassazione rimane sospesa, in attesa che la corte lussemburghese chiarisca se esiste o meno un conflitto tra norme europee e italiane. L’avvocatura dello Stato, invece, chiedeva di annullare le ordinanze che disapplicavano la norma.

Nelle 23 pagine di ordinanza, la richiesta è quella di chiarire se la legge italiana, che contempla la prestazione di una garanzia finanziaria «il cui ammontare è stabilito in misura fissa» (quindi non adattabile alla situazione individuale nè saldabile da terzi) sia compatibile con le norme europee sull’accoglienza.

Dal punto di vista strettamente giuridico, infatti, la richiesta pregiudiziale non ha avuto come motivazione il fatto che il decreto Cutro sia in «radicale contrasto» con la normativa Ue come invece aveva stabilito l’ordinanza di Apostolico. Il dubbio in diritto è, più sottile: la corte di giustizia dovrà stabilire se il versamento della cauzione per evitare il trattenimento – vista la gravosità economica – costituisca o meno una reale alternativa per i migrati. Se non lo fosse, questo sì sarebbe in contrasto con la direttiva comunitaria in materia di accoglienza.

Nomine al Csm

Il plenum del Csm, a maggioranza, con 20 voti a favore, ha individuato il nuovo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Matera, Alessio Coccioli. È stato poi votato dal plenum, a maggioranza, con 16 voti a favore, il nuovo Presidente del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, Antonio Pietro Maria Lamorgese, il nuovo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Messina, Antonio D'Amato, e il nuovo Presidente di Sezione del Tribunale di Savona, Giovanni Lorenzo Greco.

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