care lettrici, cari lettori

a tenere banco in tema di giustizia, nei giorni di difficili negoziati europei sul patto di Stabilità e di approvazione della legge di bilancio, sono gli obiettivi del Pnrr.

In questa newsletter intervengono il presidente della Corte d’appello di Brescia, Claudio Castelli e il dirigente di ricerca del Cnr Marco Fabri che analizzano, uno dalla prospettiva del giudice e l’altro del tecnico, cosa succederà in futuro, se gli obiettivi saranno raggiungibili e cosa cambiare perchè ci si avvicini almeno al risultato. 

Io me ne sono occupata con un approfondimento che ha sistematizzato gli ultimi interventi del governo.

Intanto, a Roma è in corso la sessione ulteriore del Congresso nazionale forense, che ha al centro il tema del “nuovo ordinamento per un’avvocatura protagonista della tutela dei diritti”, a cui è intervenuto anche il ministro Carlo Nordio.

Il congresso dell’avvocatura

Nel suo intervento inaugurale del congresso, il presidente del Cnf Francesco Greco ha detto che «La crisi dell’avvocatura nasce dalla crisi della giustizia che trova il suo punto nodale nel fatto che non funziona perché non c’è un numero adeguato di giudici negli uffici giudiziari la legge delega per la riforma dell'ordinamento giudiziario prevedeva una stretta sui magistrati fuori ruolo, ridotti di sole 20 unità, una “micro stretta” che chiaramente non va nella direzione giusta per risolvere i problemi della giustizia. E poi c’è il tema dell’intreccio tra politica e correnti che indebolisce la magistratura. Il Csm, per incidere effettivamente sull’organizzazione giudiziaria, deve essere liberato dalle influenze della politica. Sia il Presidente della Repubblica e non più il Parlamento a nominare i componenti non togati del Csm scelti tra avvocati insigni, professori universitari, giuristi».

Il coordinatore dell’Ocf, Mario Scialla, ha detto che «Ai giovani che soffrono questi momenti chiedo di resistere nell’interesse della professione, ci saranno ancora dei sacrifici da fare, ma la salita terminerà presto. L’Intelligenza Artificiale non è più un’ipotesi, ma è già realtà. L’approccio deve essere senza pregiudizi. Se rivoluzione deve essere, che sia una rivoluzione veramente democratica».

Walter Militi, presidente di Cassa forense, ha invece ricordato che «in un mondo che cambia velocemente, anche l’Avvocatura deve gestire il cambiamento senza esserne travolta. Organizzazione, sinergie, percorsi professionali qualificanti sono alcune delle parole chiave per cercare di declinare una figura di avvocato al passo dei tempi, per trasformare i rischi in opportunità».

Nordio, Mantovano e Sisto al Congresso nazionale forense

Al Congresso nazionale forense sono intervenute anche personalità istituzionali della maggioranza, che hanno fornito qualche indicazione sul futuro delle riforme. Nordio è arrivato al Congresso riducendo di un giorno il suo viaggio in America in un gesto di attenzione per l’avvocatura e ha parlato a braccio. «Quando si discute di separazione delle carriere, la litania che ascoltiamo da parte dei magistrati, e parla un magistrato, è che vulnererebbe la cultura della giurisdizione. Si tratta di una espressione quasi metafisica, sembra quasi una astrazione speculativa, ma se vogliamo dargli un significato dobbiamo distinguere: o la giurisdizione è juris dicere e quindi prerogativa del giudice soltanto o è il risultato della dialettica processuale, e quindi è un tavolo a tre gambe con giudice, difensore e accusatore, tutti con pari dignità», ha detto in un passaggio applaudito del discorso. «Io credo che un buon giudice debba aver avuto esperienza di pubblico ministero ma anche di avvocato», ha aggiunto.

La presenza degli avvocati al ministero «è ridotta», ha confermato il ministro, ma «questo ha a che fare anche con le retribuzioni: un magistrato mantiene il suo stipendio, ma un avvocato che abbandona la professione per la retribuzione molto esigua di chi non ricopre cariche apicali, non è particolarmente attraente. Stiamo colloquiando con l’avvocatura per risolvere questo problema, perchè la presenza dell’avvocatura nell’elaborazione del sistema legislativo è fondamentale». Ha infine chiesto la collaborazione con l’avvocatura, «la situazione finanziaria è quella che è ma non sarà eterna e con i primi segni di ripresa economica una parte dei fondi sarà devoluta anche alla giustizia».

Anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, è intervenuto per dire che «L’avvocato che svolge bene la sua funzione non fa mai perdere tempo giudice, ridurre il tempo di dibattimento non ha reso un buon servizio alla giustizia», «la legge sull’equo compenso è stata vinta, altre sfide vanno affrontate: l’intelligenza artificiale in particolare. Non appena il regolamento ue sarà dettagliato il governo presenterà un disegno di legge su sfide cyber che di ia muovendosi nel quadro di regolamentazione europea.
Nessun algoritmo può sostituire una sentenza, ne la tutela dei diritti». Quanto agli obiettivi futuri del governo, ha elencato «il restyling del procedimento disciplinare e le regole sovranazionali all’accesso della professione».

Il sottosegretario alla Giustizia, Fancesco Paolo Sisto, ha infine ricordato che «La separazione delle carriere è la riforma delle riforme: un triangolo isoscele con un giudice che è alla stessa distanza il pubblico ministero e l'avvocato» e sulle intercettazioni: «Stiamo riscrivendo i rapporti fra indagato e difensore. Le comunicazioni tra indagato e difensore non devono essere trascritte» e «Siamo intervenendo anche per il sequestro degli smartphone». Infine, «Dobbiamo puntare ad una riappacificazione. Ma quando la legge arriva in Parlamento deve decidere solo e soltanto il Parlamento».

Il nuovo presidente della Consulta

La Corte costituzionale ha eletto il nuovo presidente, Augusto Barbera. Professore emerito di diritto costituzionale a Bologna, è stato eletto nel 2015 dal parlamento in seduta comune su proposta del Partito democratico e rimarrà in carica per un anno. Barbero ha nominato tre vicepresidenti: Franco Modugno, Giulio Prosperetti e Giovanni Amoroso, che con tutta probabilità sarà il prossimo presidente.

Il collegio, tuttavia, rimane imperfetto: i giudici rimangono 14 e il quidicesimo dovrà essere eletto dal parlamento con maggioranza qualificata, ma per ora una quadra non è stata trovata. Retroscena di stampa hanno addirittura suggerito che la maggioranza possa aspettare la conclusione del mandato di Barbera, Modugno e Prosperetti, così da eleggere un pacchetto di quattro giudici con cui trovare una sintesi con le opposizioni.

Barbera, però, ha chiarito: «La Corte costituzionale non può essere occupata da nessuno», perchè i giudici vanno eletti con i 2/3 o i 3/5 di maggioranza e quindi serve un accordo con le opposizioni sui nomi e «poi nel collegio nessuno più si accorge della provenienza del singolo giudice, se di nomina parlamentare, presidenziale o giudiziaria».

Nel suo intervento, Barbera ha fissato i paletti costituzionali che dovranno essere tenuti in conto nell’attuale riforma costituzionale del premierato, evidenziando già da ora come l’aspetto più controverso è la previsione in Costituzione della legge elettorale.

La relazione sul primo anno di Csm

Il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, ha consegnato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella la relazione annuale (che si può leggere qui) sul primo anno del Csm.

Tra i dati forniti, quello del lavoro della Sezione disciplinare, che nel periodo considerato ha tenuto 47 udienze e definito 72 procedimenti, a fronte del dato della precedente consiliatura di 41 udienze e 67 procedimenti definiti.

L’emendamento Costa divide la maggioranza

Il responsabile Giustizia di Azione Enrico Costa ha presentato un emendamento alla legge di delegazione europea, ora all'esame dell'Aula della Camera, che rischia di mettere in seria difficoltà la maggioranza.

La proposta di modifica prevede il divieto di pubblicazione dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere fino alla fine dell'udienza preliminare.

Il testo convince Forza Italia, meno agli altri partiti di maggioranza e per nulla al Movimento 5 Stelle. Secondo Costa si va verso il voto segreto all’emendamento (perchè riguarda anche l’articolo 27 della Costituzione) e questo potrebbe facilitarne il passaggio. 

Ancora Davigo su Mani pulite

L’ex magistrato e consigliere del Csm, Piercamillo Davigo, tra i protagonisti della stagione di Tangentopoli ha partecipato al podcast del cantante Fedez, Muschio selvaggio.

In quella sede ha parlato del processo di Mani Pulite, ma ha suscitato polemica in particolare il passaggio sui suicidi in carcere in cui, alla domanda di Fedez su come umanamente abbia vissuto i suicidi degli indagati, ha risposto: «Purtroppo, per quanto sia crudo quel che sto dicendo, in questo mestiere capita che gli imputati si suicidino» e «La mortalità nelle carceri per suicidio è più alta che fuori. La percentuale di suicidati rispetto al numero di indagati era più bassa, rispetto al numero di suicidi nelle carceri e rispetto al numero di detenuti». Ha poi aggiunto che «Lo so che è una cosa spiacevole quella che sto per dire, ma è la verità. Bisogna avere chiare le cose: le conseguenze dei delitti ricadono su quelli che li commettono, non su coloro che li scoprono e li reprimono. Perché altrimenti il ragionamento porterebbe a dire: allora non fate le indagini». Poi, sul suicidio di Raul Gardini, ha concluso: «Ma certo che dispiace. Prima di tutto, se uno decide di suicidarsi lo perdi come fonte di informazione».

Le sue parole hanno suscitato la reazione di Tiziana Parenti, anche lei ex pm di Mani Pulite e avvocato: «Davigo è figlio della sua epoca e non trova mai il modo di tacere: dovrebbe imparare a farlo perché è un gran mestiere».

Il segretario di AreaDg, Giovanni Zaccaro ha detto che «I suicidi sono sempre un dramma, se avvengono in carcere sono una vergogna nazionale».

Il professor Ennio Amodio, uno degli avvocati di quegli anni, ha commentato che quello di Davigo è «Cinismo giudiziario» e che «le vicende di Mani Pulite ci hanno insegnato che quando la giustizia procede come una macchina infernale che prescinde dal sentire degli imputati, il processo diventa semplicemente uno strumento di repressione e non, invece, come è nella Costituzione, un mezzo che serve ad applicare la pena giusta o a garantire l'assoluzione».

Sì del Tar all’avvocato specialista

Il Tar del Lazio ha deciso con sentenza che non c’è nessuna illegittimità nel decreto ministeriale con il quale è stato emesso il Regolamento contenente le disposizioni per il conseguimento e il mantenimento del titolo di “avvocato specialista”.

Il ricorso respinto era stato proposto nel 2021 da 24 avvocati per contestare la legittimità del decreto nella parte in cui è stato disciplinato il colloquio e le altre modalità con cui si consegue il titolo di specialista per “comprovata esperienza professionale”.

Il Tar invece ha ritenuto che il decreto ha «rafforzato la posizione di terzietà della commissione incaricata di svolgere il colloquio, organo che per quattro quinti è di nomina ministeriale. È stato infatti previsto che il CNF conferisca il titolo di avvocato specialista per comprovata esperienza all'esito di un colloquio da svolgersi davanti ad una commissione composta da tre avvocati iscritti all'albo speciale per il patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori, nonché da due professori universitari di ruolo in materie giuridiche in possesso di documentata qualificazione nel settore di specializzazione oggetto delle domande sottoposte a valutazione e, per i tre principali settori (civile, penale, amministrativo), nei relativi indirizzi».

L’allarme della procura di Milano

Il procuratore capo di Milano, Marcello Viola, ha detto che «La procura di Milano rischia la paralisi se non si dovesse intervenire, in tempi brevi, sui numeri intesi come magistrati e personale amministrativo» e reclama al Csm la presenza di «almeno 10 pm».

Nel piano organizzativo della procura evidenzia che il tasso di scopertura del personale di magistratura si attesta intorno al 17%, percentuale che si alza fino al 22% se si considerano le ulteriori assenze determinate da maternità, malattie gravi o applicazioni in altri uffici. L'assenza dei procuratori aggiunti sale fino al 25%, in considerazione delle due attuali vacanze sugli otto posti previsti in pianta organica, mancano 18 sostituti procuratori.

Le carenze più gravi riguardano il settore amministrativo: la percentuale si assesta mediamente al -24%, "con significative criticità" legate ad alcune figure (autista -70%; cancelliere esperto -54%; ausiliario -43%).

Milano resta «sede di passaggio», perchè a scoraggiare è «il costo della vita» ma la situazione è tale da «ingenerare forti preoccupazioni, essendo concreto il pericolo di non poter garantire neppure a livelli minimi l'assolvimento delle funzioni istituzionali»

I test psicoattitudinali non sono un tabù

Il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha detto che «Parlare di magistratura non vuol dire parlare contro. I test psico attitudinali sono vigenti per tutti i pubblici dipendenti, non si tratta di un tabù», «non possono essere imposti. Credo sia un dibattito per la stessa magistratura».

Antigone sul carcere

Il numero delle persone detenute ha superato nuovamente la soglia dei 60.000, al netto dei circa 48.000 posti realmente disponibili. Il tasso di affollamento è di oltre il 125%. «Era da prima della pandemia di Covid-19 che ciò non accadeva», fa sapere il presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella, e «dall'inizio dell'anno 66 reclusi si sono tolti la vita, con il ritmo impressionante di una persona ogni 5 giorni».

A fronte di questo, «non si vede da parte del governo e del ministro della Giustizia Carlo Nordio una progettualità diretta a innovare, umanizzare, migliorare le condizioni di detenzione mentre, invece, grande attivismo c'è stato nell'utilizzare lo strumento penale a scopo populistico ed elettorale, con nuovi reati e inasprimenti di pene (norme anti-rave, decreto Caivano, pacchetto sicurezza) che, se non avranno alcun effetto di prevenzione dei comportamenti criminosi, contribuiranno a riportare il carcere a livelli drammatici di vita interna, sia per le persone detenute che per il personale».

Se la popolazione detenuta dovesse continuare a crescere con questo ritmo, fa sapere Antigone, «tra un anno saremo oltre le 67.000 presenze, come ai tempi della condanna della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo». 

La nuova commissione ministeriale

Il ministero della Giustizia ha annunciato la formazione di una Commissione che dovrà rivedere e aggiornare gli onorari degli ausiliari del magistrato nei processi penali, civili, amministrativi, contabili e tributari, fermi da molti anni. La Commissione è costituita da esperti nel campo della Giustizia e della legge e ne fanno parte Maria Rosaria Covelli, capo dell'Ispettorato generale, Antonello Fabbro, presidente del tribunale di Treviso, il geometra trevigiano Giorgio Granello; Paola Romana Lodolini, magistrato addetto all'Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, Massimiliano Micheletti, direttore generale del Gabinetto del ministro, Giovanni Mimmo, direttore generale degli affari interni del Dipartimento per gli affari di Giustizia; Assunta Tillo, magistrato addetto all'Ufficio legislativo del ministero della Giustizia e Marilena Rizzo, presidente del tribunale di Firenze. La Commissione, il cui lavoro si concluderà entro il 30 maggio 2024, è incaricata di esaminare e proporre nuove tabelle «degli onorari fissi, variabili e a tempo, degli ausiliari del magistrato nel processo penale, civile, amministrativo, contabile e tributario».

I penalisti a Nordio: rimuovere i limiti di accesso agli uffici

L’Unione camere penali ha chiesto al ministero della Giustizia di rimuovere le regole che limitano l'accesso agli avvocati negli uffici giudiziari, ancora in vigore nonostante siano venute meno le prescrizioni previste durante la pandemia. «L'apertura al pubblico degli uffici giudiziari non è atto di cortesia, né tantomeno una generosa concessione», perchè «spetta loro il dovere di vigilare sul rispetto del codice di comportamento dei dipendenti pubblici».

Inoltre le camere penali sottolineano «che in numerosi uffici giudiziari il percorso di progressiva preclusione all'accesso alle cancellerie si è manifestato anche attraverso la sistematica ed inaccettabile contrazione dell'orario di apertura delle stesse» e «che i provvedimenti organizzativi limitativi dell'orario di apertura al pubblico delle cancellerie, ormai divenuti la regola sulla gran parte del territorio nazionale, sono palesemente contra legem». 

La banca dati civile

Circa 3,5 milioni di provvedimenti civili di Tribunali e Corti d’Appello sono da oggi consultabili per via telematica, ha fatto sapere il ministero della Giustizia. 

Il portale raccoglie sentenze, ordinanze e decreti - esclusi quelli in materia di rapporti di famiglia, minori e stato della persona - pubblicati dal 1° gennaio 2016. Consultabili anche gli abstract di alcune sentenze; in prospettiva, è in corso di valutazione l’aggiunta dei provvedimenti decisori civili adottati dai Giudici di pace. 

Guido Salvini va in pensione

Il giudice di Milano Guido Salvini è andato in pensione dopo 41 anni di carriera. Storico giudice istruttore dei processi per terrorismo rosso e nero, si è occupato di criminalità organizzata e infiltrazioni delle mafie al Nord, terrorismo internazionale, e ha concluso la carriera con la decisione sulla Loggia Ungheria e la possibilità di riaprire il caso. Salvini continuerà a lavorare come consulente delle commissioni parlamentari. 

Salvini ha lasciato con una dichiarazione sul caso Palamara: «Non è cambiato nulla, sono stati sanzionati solo coloro che erano presenti all'Hotel Champagne e pochi altri, ma il core business delle correnti è rimasto quello di sempre, un nominificio» e «per prima cosa sposterei il Csm da Roma per ridurre le occasioni malsane di incontro», «per questo io mi sono sempre tenuto lontano dalle correnti. Del resto penso che il lavoro del magistrato sia essenzialmente individuale e la presenza oppressiva di gruppi stabili di magistrati organizzati in partiti sia già di per sé una stortura».

Le nomine del Csm

Il plenum del Csm ha votato, con 6 astensioni, il nuovo Presidente di Sezione Cassazione, sezione civile, Lorenzo Orilia e, sempre all'unanimità, è stato votato il nuovo Presidente di Sezione Cassazione, sezione civile, Milena Falaschi.

È stato inoltre votato dal plenum, a maggioranza, con 19 voti a favore, il nuovo Presidente di Sezione della Corte di Appello di Napoli, Mariella Montefusco, 6 voti per la proposta a favore di Lucia Casale.

All’unanimità ha poi votato il nuovo Presidente di Sezione del Tribunale di Parma, Maurizio Boselli e, sempre all'unanimità, è stato votato dal plenum il nuovo Presidente di Sezione del Tribunale di Firenze, Elisabetta Pagliai. Infine, è stato votato dal plenum del Csm, con una astensione, il nuovo Presidente di Sezione del Tribunale di Udine, Anna Maria Antonini.

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