Care lettrici, cari lettori

dopo dieci anni, torna a irrompere nel dibattito sulla giustizia una questione che sembrava archiviata: la geografia giudiziaria. La chiusura di tribunali periferici era stata imposta da una riforma approvata durante il governo Monti nel 2012, ora il ministero della Giustizia ha annunciato la volontà di tornare sul dossier. In newsletter trovate un approfondimento che mette a fuoco il possibile iter parlamentare e quali sedi potrebbero essere riaperte.

Sul tema interviene con un commento critico Giovanni Zaccaro, ex membro del Csm eletto con Area e giudice del tribunale di Bari, che mette in luce pro e contro della riapertura dei cosiddetti “tribunalini” e le conseguenze sull’organizzazione degli uffici e sulla qualità della giurisdizione.

L’altro approfondimento viene firmato dalla giurista Vitalba Azzollini, che analizza una delle possibili falle prodotte dalla riforma Cartabia, che ha eliminato il patteggiamento dalle cause di incandidabilità previste dalla legge Severino. Ora anche chi ha patteggiato una pena può presentarsi alle elezioni, salvo il caso gli siano comminate pene accessorie.

Ancora stallo sulle magistrature speciali

Era nell’aria ed è arrivato anche il terzo rinvio – questa volta al 20 aprile - per la nomina dei consiglieri laici dei Consigli di presidenza delle magistrature speciali, amministrativa, contabile e tributaria. Le dodici posizioni in tutto di nomina parlamentare fanno gola a molti – si tratta di posizioni di prestigio e ben remunerate – e continuano a rimanere in bilico. 

Secondo fonti di maggioranza, infatti, i 12 nomi che andranno a riempire le caselle sono finiti nel grande calderone della divisione interna al centrodestra delle nomine nelle società partecipate. Risultato: sulla base di quegli equilibri, le caselle laiche dovrebbero venire usate a conguaglio di chi tra gli alleati è stato penalizzato nella distribuzione delle cariche più ambite.

Nel frattempo, i nomi dei papabili continuano a girare e cambiano di giorno in giorno. Secondo notizie raccolte tra i gruppi parlamentari, tra i possibili laici per la Corte dei conti ci sarebbero Angelo Piazza, Aristide Police e Guido Doria, per la giustizia amministrativa e tributaria, invece, si sono fatti i nomi di Enrico Caratozzolo, Raffaele Picaro, Saverio Ruperto e Barbato Iannuzzi.

Tutti, però, continuano ad essere scritti sull’acqua. Tuttavia, «la scelta continua ad avvenire sulla base di criteri che esulano dalle competenze specifiche», è il commento più ricorrente che emerge dai magistrati sia contabili che amministrativi, i quali aggiungono: «A questo punto, basta che qualcuno venga nominato e si possano insediare i nuovi consigli».

Il rapporto Censis sull’avvocatura

Cassa Forense ha presentato il rapporto sull’Avvocatura 2023, realizzato in collaborazione con il Censis, che ogni anno fornisce dati interessanti sull’andamento della professione forense.

- Negli anni il numero di avvocati è cresciuto costantemente, arrivando a registrare nel 2022 una media di 4,1 professionisti per 1.000 abitanti (Nel 1990, il rapporto era pari a meno di un avvocato ogni 1.000 abitanti). 2Tuttavia, nel 2022, il numero è leggermente calato, con una variazione negativa nello 0,7 per cento, con 240.019 iscritti a Cassa Forense.

 – Il 57,9 per cento degli avvocati under 35 è donna, il 63,6 per cento degli over 54 attivi è di genere maschile. Il 43,4 per cento risiede al Sud e nelle Isole, principalmente in Calabria e in Campania, dove il numero di avvocati per 1.000 abitanti è rispettivamente di 6,8 e 6,2.

- Le donne sono anche quelle che più si cancellano dalla professione, con 5.873 in meno nell'ultimo anno su un totale di 8.698 cancellazioni.

- Il reddito medio è in aumento del 12,2 per cento e si attesta su un valore di 42.386 euro, il risultato migliore dal 2012. Una buona performance si evidenzia anche per i redditi medi annui dei professionisti più giovani (dal 14% al 16% in più tra i 30 e i 44 anni), delle donne (con un +13,2% contro il +11,5% dei colleghi uomini).

La relazione annuale della Consulta

Ambiente, diritti e cooperazione europea. Queste sono le direttrici che la presidente della Corte costituzionale, Silvana Sciarra, ha fissato nella sua relazione annuale davanti dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e ai vertici politici e giudiziari. Con un auspicio, ampiamente ribadito: la «leale collaborazione» con il legislatore. Un principio istituzionale certo ma non scontato, soprattutto in una fase così delicata dal punto di vista politico per il governo Meloni.

La presidente ha anche ricordato come la giurisprudenza della corte in materia di famiglia faccia riferimento al «superiore interesse del minore», che ha portato i giudici costituzionali ha riconoscere «il diritto dell’adottato ad acquisire i rapporti civili con i parenti dell’adottante» anche nel caso di adozioni in casi particolari, come quelli delle coppie omogenitoriali.

Altro punto chiave della relazione ha riguardato i diritti inviolabili delle persone, nel loro rapporto con l’autorità statale. «L’ampia discrezionalità di cui dispone il legislatore nella quantificazione delle pene incontra il proprio limite nella manifesta sproporzione della singola scelta sanzionatoria, sia in relazione alle pene previste per altre figure di reato, sia rispetto alla intrinseca gravità delle condotte abbracciate da una singola figura di reato», ha detto Sciarra, facendo riferimento ad una sentenza della corte in cui è stata accertata la sproporzione tra una sanzione irrogata a fronte di un fatto commesso.

Approvato l’equo compenso

L’equo compenso è stato approvato dalla Camera e ora il provvedimento ha ricevuto il via libera definitivo. La pdl, a prima firma di Giorgia Meloni e cofirmata dal deputato della Lega Jacopo Morrone, ha ripreso il testo che non era arrivato all’approvazione definitiva con la caduta del governo Draghi.

L’attuale formulazione prevede  che le norme sull'equo compenso si applicano ad ogni tipo di accordo preparatorio o definitivo, purché vincolante per il professionista, che si riferisce alle prestazioni rese ad imprese, pubblica amministrazione e società a partecipazione pubblica.

Il punto fondamentale riguarda la nullità delle clausole che prevedono un compenso per il professionista inferiore ai parametri; le clausole indicative di uno squilibrio nei rapporti tra professionista e impresa, rimettendo al giudice il compito di rideterminare il compenso iniquo ed eventualmente di condannare l'impresa al pagamento di un indennizzo in favore del professionista. Inoltre, sono nulle pattuizioni che vietino al professionista di pretendere acconti nel corso della prestazione; che impongano allo stesso l'anticipazione di spese; che attribuiscano al committente o cliente vantaggi sproporzionati rispetto alla quantità e alla qualità del lavoro svolto o del servizio reso. La norma consente la tutela dei diritti individuali omogenei dei professionisti attraverso l'azione di classe, proposta dal consiglio nazionale dell'ordine (per le professioni ordinistiche) o dalle associazioni professionali (per le professioni non ordinistiche)

Il ddl demanda agli ordini e collegi professionali il compito di introdurre norme deontologiche per sanzionare il professionista che viola le disposizioni sull'equo compenso.

La Cassazione sull’ergastolo ostativo

La Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza in materia di ergastolo ostativo, alla luce della riforma approvata dall’esecutivo con decreto legge del 31 ottobre 2022 poi convertito.

La Corte, che non ha rinviato nuovamente alla Consulta il testo, ha scritto che «il quadro è significativamente mutato», prevedendo «una preclusione soltanto relativa e ha previsto l'accesso ai benefici penitenziari e alle misure alternative» anche «per i detenuti non collaboranti, ovviamente condannati per reati ostativi, seppure in presenza di “stringenti e concomitanti condizioni”».

Nella sentenza si legge che «il principale portato della nuova disciplina si rinviene nella trasformazione da assoluta in relativa della presunzione di pericolosità ostativa alla concessione dei benefici e delle misure alternative in favore dei detenuti non collaboranti».

Il caso da cui è scaturito sia il giudizio in via incidentale davanti alla Consulta che l’attuale sentenza è quello di Salvatore Pezzino, detenuto all'ergastolo ostativo in carcere da oltre 30 anni per un cumulo di condanne, tra le quali quella per omicidio con l'aggravante mafiosa. 

Il ministero contro l’astensione dei penalisti

L’Unione camere penali italiane ha proclamato una astensione dal 19 al 21 aprile, contro la riforma penale e le restrizioni in materia di impugnazioni. Sulla decisione è intervenuto il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, che ha detto che «Nordio è da anni megafono di un'azione culturale pienamente garantista e autenticamente liberale. Ben vengano il dibattito e i confronti, ma siano franchi e leali. Mi rivolgo al presidente Camere penali: le astensioni non portano a nulla e non sono giustificate. Nordio non può essere oggetto di critiche per responsabilità derivanti da precedenti leggi delega. Affrontiamo i problemi con realismo: il Governo c'è, il Ministero anche, lavoriamo per costruire, non per distruggere».

La commissione sulla colpa medica

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha presieduto all’insediamento della commissione ministeriale per lo studio e l'approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica. Presieduta dal magistrato Adelchi d'Ippolito, è composta da giuristi e specialisti in ambito medico.

L’obiettivo del collegio sarà quello di «analizzare l'attuale quadro normativo e giurisprudenziale, in cui si iscrive la responsabilità colposa sanitaria, per discuterne limiti e criticità e proporre - come stabilito nel decreto ministeriale - un dibattito in materia di possibili prospettive di riforma».

Il ministro ha chiarito che la depenalizzazione della colpa medica è impensabile, ma è necessario «ridurre la possibilità di aggredire gli operatori sanitari con denunce e cause civili: il paziente è il primo interessato ad avere un medico che operi in serenità». 

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