Care lettrici, cari lettori

la notizia della settimana in materia di giustizia riguarda il Csm e un clima che si è fatto sempre più pesante, nonostante lo scontro sia rientrato grazie a una mediazione trovata in plenum. La vicenda è complessa e le ho dedicato anticipazioni e approfondimenti in settimana, che trovate rimessi a sistema in questo numero della newsletter.

Accanto a questo, al tribunale di Milano è andato in scena un tentativo di pacificazione tra le toghe e il ministro, che ha teso la mano per provare a ricucire lo strappo dopo l’apertura del disciplinare in seguito al caso Uss. Tuttavia, non tutti sono rimasti soddisfatti.

Infine, la nomina dei consiglieri laici nelle magistrature speciali ha agitato sia la Camera che il Senato, con astensione da parte del Pd. Tuttavia, almeno una parte dei consiglieri sono stati eletti e trovate un approfondimento.

Sul fronte dei commenti, torna a trovare spazio una questione che questa newsletter ha sempre seguito da vicino: la magistratura onoraria e il suo braccio di ferro con i vari governi per trovare una stabilizzazione. Giulia Bentley, viceprocuratrice a Palermo e membro della Consulta della magistratura onoraria, spiega a che punto è il confronto e le storture che rimangono.

Tensione al Csm

La settimana è stata tesissima a palazzo dei Marescialli. Come anticipato da Domani lo scorso fine settimana (qui trovate le tre puntate della vicenda, la prima, la seconda e quella conclusiva) si è consumato uno scontro che ha visto pervalere la mediazione solo durante il plenum di mercoledì 26 aprile.

Casus belli è stato il calendario del Consiglio, con la spinta del vicepresidente Fabio Pinelli per eliminare la cosiddetta “settimana bianca” (sospensione dei lavori la quarta settimana per permettere di redigere le delibere) e la richiesta del consiglio – dopo la relazione di un gruppo di lavoro che ha approfondito la questione organizzativa – di prevedere per quella settimana solo i lavori delle commissioni più in affanno con l’arretrato e non anche il plenum.

Sottostante, però, la questione che ha generato tensione è di metodo. A non convincere una buona parte dei consiglieri, infatti, sarebbe «l’eccessivo protagonismo» del vicepresidente, nel proporre quello che sui giornali è diventato il “metodo Pinelli” per lo smaltimento dell’arretrato. Invece, è stato il ragionamento, l’operazione sarebbe più «di immagine che di merito», soprattutto se si toglie il tempo per la stesura delle delibere, «come se si chiede a un giudice di fare udienza tutti i giorni senza dare il tempo per scrivere le sentenze».

La vicenda, tuttavia, è rientrata: la quarta settimana avrà un plenum solo «eventuale» e sarà dedicata al lavoro delle commissioni. La mediazione è arrivata soprattutto grazie ai togati e alla comune sensazione che nessuno voleva compromettere l’immagine del Csm per una questione di calendario, ma che il muro contro muro del vicepresidente doveva essere interrotto.

Rimane però l’aria pesante. I consiglieri laici di centrodestra hanno fatto mancare il numero legale e il plenum è slittato di alcune ore per chiudere l’accordo poi votato all’unanimità. Un precedente che certamente avvelena il clima, sotto l’occhio attento del Colle.

Magistrature speciali

Non è ancora concluso il claudicante iter per la nomia dei laici nei consigli di presidenza delle magistrature speciali.

Non si è trovato un accordo tra maggioranza e opposizione e il Pd ha deciso di disertare il voto, sia al Senato che alla Camera, perchè FdI non ha voluto tener conto del peso numerico dei gruppi parlamentari ma soprattutto perchè le proposte della maggioranza non hanno rispettato la parità di genere. Inoltre la votazione si è intersecata con il pasticcio sul Def.

Risultato, queste sono le nomine, da cui il Pd è rimasto escluso e quindi i tre posti destinati all'opposizione sono andati due al M5S e uno ad Azione:

Giustizia tributaria: il Senato ha eletto Giorgio Fiorenza e Alessio Lanzi (anche lui ex membro laico del Csm in quota Forza Italia), la Camera ha eletto Carolina Lussana (ex parlamentare della Lega) e Alfonso Bonafede (ex ministro della Giustizia in quota 5 Stelle) su cui c'è stata qualche iniziale difficoltà.

Giustizia amministrativa: il Senato ha eletto Giovanni Doria e Giangiacomo Palazzolo (Azione) e la Camera ha eletto Eva Sonia Sala e Francesco Urraro (avvocato ed ex senatore leghista).

Corte dei conti: il Senato ha eletto Carmela Margherità Rodà (cdx) e Francesco Cardarelli (avvocato vicino al M5S), la Camera ha eletto Filippo Vari (cdx) e Vito Mormando (cdx).

Ora tutti i consigli di presidenza potranno insediarsi, mettendo fine alla prorogatio di nove mesi.

Nordio tenta di ricucire con le toghe di Milano

Dopo l’attacco frontale del ministero ai giudici di Milano sul caso Uss, con la richiesta di procedimento disciplinare per i giudici della Corte d’appello che hanno concesso i domiciliari al russo, ora è il momento della ricucitura.

Nordio è andato a Milano in visita al palazzo di Giustizia e ha partecipato al convegno sul "Nuovo sistema del Brevetto Unitario", visto che il tribunale di Milano è in lizza per diventare la sede del tribunale unificato dei brevetti che prima aveva sede a Londra.

Il ministro ha provato a rasserenare il clima, facendo sapere che «non c'è mai stata la guerra, né sarebbe concepibile che un ministro che si sente ancora magistrato abbia voluto fare la guerra a questa istituzione».

Con i magistrati, è stata la premessa al suo intervento in aula magna, «che io onoro e ho cercato di onorare in quarant'anni, possono esservi e vi devono essere delle divergenze di opinioni, ma su alcuni principi vorrei essere chiarissimo: l'autonomia e l'indipendenza della magistratura sono per me sacrosanti» e «quale che sia l'evoluzione legislativa, non vi sarà mai e poi mai un passaggio dell'ufficio del pubblico ministero sotto la tutela, il controllo o anche l'influenza del potere esecutivo».

A conclusione della giornata, il ministro si è fermato per un incontro con l’ordine degli avvocati di Milano e  poi per un pranzo istituzionale in Prefettura con i capi degli uffici giudiziari. 

Le critiche di Md

Il clima sembrerebbe quindi rasserenato, ma non del tutto ed è l’esecutivo di Magistratura democratica ha puntualizzarlo. Md ha sottolineato che a Milano, dopo una partecipatissima assemblea, «Tutti, dirigenti compresi, hanno approvato all’unanimità un documento nel quale si sottolinea a chiare lettere  come l’iniziativa del ministro costituisca un inedito, e quanto mai pericoloso, uso strumentale dell’iniziativa disciplinare». Di conseguenza la presenza di Nordio «rappresentava una giusta e doverosa occasione di puntualizzazione di quanto accaduto e di riaffermazione, da parte della magistratura milanese, della sua dirigenza e della sua rappresentanza associativa, delle ragioni di preoccupazione e di protesta». 

Invece, ha sottolineato Md, «le immagini dell’evento e le dichiarazioni fatte dallo stesso ministro, e da alcuni dirigenti, vogliono invece restituirci il quadro di una quasi esibita ed eccessiva cordialità, spinta oltre i protocolli di visita istituzionale».

Invece, «non possiamo “sentirci rassicurati” dalle generiche petizioni di principio del ministro sul rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, quando l’azione politica si muove in senso contrario».

E c’è spazio anche per la polemica interna: «La domanda che viene spontanea è chi parla per noi? I dirigenti di uffici di eccellenza come quelli milanesi o la voce corale ‒ ma forse ingenua a questo punto? ‒ di un popolo di magistrate e di magistrati che, attraverso la sua associazione, non guarda al colore del ministro o alla sua provenienza dalle nostre stesse file?».

Il programma di Nordio

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervistato a Che tempo che fa, ha rilanciato il suo programma, dicendo che «Entro il mese di maggio proporremo il primo pacchetto di riforme che sarà in senso garantista», enfatizzando la presunzione d'innocenza ma anche la certezza della pena, che non significa necessariamente carcere».

Entro marzo inoltre verrà presentato anche la riforma delle intercettazioni, «che riguarda i terzi, nel senso che se Tizio parla con Caio e cita Sempronio, Sempronio è senza difesa e il suo nome può finire sui giornali senza che magari possa interloquire». Poi verranno le riforme costituzionali. 

Gratuito patrocinio

La responsabile Giustizia del Pd, Anna Rossomando, insieme a Bazoli, D’Elia, Mirabelli e Verini ha presentato una interrogazione sull’accesso al gratuito patrocinio.

«A causa del mancato adeguamento all’inflazione dell’ultimo biennio, il limite reddituale, che sarebbe dovuto salire dagli attuali 11.746,68 euro a 12.827,37 euro annui, quindi con un aumento di oltre mille euro, è rimasto ai livelli pre pandemia e conflitto ucraino. Nei fatti questo mancato adeguamento della soglia di accesso comporterà che verranno colpite le fasce di popolazione più deboli», con l’esclusione dal gratuito patrocinio «di almeno un milione di persone e non garantendo appieno il diritto di difesa statuito dall’articolo 24 della Costituzione». La richiesta quindi è quella di prendere come parametro di riferimento il biennio 2020-2022 e non quello precedente.

Monitoraggio sui tempi dei processi

La Direzione generale di Statistica e Analisi organizzativa del Dipartimento per la transizione digitale della giustizia ha pubblicato i dati sui processi dopo la riforma Cartabia.

In calo la durata dei processi, misurata sulla base dell'indicatore disposition time: -11,8% nel settore civile, -10% in quello penale, rispetto ai valori del 2019.

Nella relazione semestrale si legge che gli andamenti sono coerenti con gli impegni assunti con la Commissione europea che prevedono, come obiettivi finali, una riduzione della durata dei processi del 40% nel civile e del 25% nel penale, entro giugno 2026.

Il trend meno positivo è quello che riguarda l’arretrato civile, dove a fine 2022 le variazioni si sono attestate sul -9,3% in primo grado e il -28,3% in Corte di appello. Per questi indicatori, gli obiettivi fissati dalla Commissione europea sono di una riduzione del 90% rispetto al dato del 2019 sia in tribunale sia in Corte di appello.

Voto al Csm: possibile modifica della riforma

La Commissione Giustizia di Palazzo Madama ha messo in calendario l'esame del ddl che ha come primo firmatario Pierantonio Zanettin (FI), per la modifica della legge elettorale dei componenti togati del Csm, appena modificata dalla riforma Cartabia e utilizzata nell’ultima tornata elettorale. 

Zanettin ha spiegato che la modifica punta a «eliminare lo strapotere delle correnti» inserendo misure come quella del «sorteggio temperato». Ovvero la possibilità per i magistrati di votare i propri togati in una rosa di nomi sorteggiati. In questo modo si vorrebbe creare «un sistema che consenta la possibilità di candidarsi anche a quei magistrati estranei alle correnti o a quelli non sostenuti dalla corrente più influente».

L'articolo 1 del testo «ridisegna il collegio dei magistrati con funzioni giudicanti di merito e di quelli destinati all' ufficio del massimario della Cassazione, sopprimendo la possibilità di collegamenti» fra i singoli o i gruppi di magistrati.

L'articolo 4 del provvedimento «disciplina lo scrutinio e la dichiarazione degli eletti, prevedendo l'attribuzione dei seggi sulla base del maggior numero di voti validamente espressi nei singoli collegi e introducendo un meccanismo per l'elezione dei migliori terzi tra i magistrati con funzioni requirenti e quelli con funzioni di merito».

La nomina di Cartabia in Vaticano

L’ex ministra della Giustizia, Marta Cartabia, è stata nominata nuovo membro del dicastero per l’Evangelizzazione del Vaticano. Il dicastero è considerato uno dei più strategici di Oltretevere e Cartabia entra in quota laica, indicata come «professoressa, presidente emerito della Corte costituzionale italiana».

Il convegno sui crimini nazisti

Si svolgerà il 10 maggio al dipartimento di Giurisprudenza dell’università di Ferrara l’annuale seminario dei costituzionalisti dedicato ad una quaestio pendente davanti alla Corte costituzionale, i cui atti vengono poi inviati ai giudici della Consulta in tempi utili per la decisione.

Quest’anno il tema è “crimini nazisti e immunità degli Stati di nuovo davanti alla Consulta”, riprendendo il delicatissimo problema del risarcimento a vittime e familiari dei crimini commessi in Italia durante la seconda guerra modiale, oggetto di una questione di costituzionalità sollevata dal tribunale di Roma.

Sul sito www.amicuscuriae.it si trovano le relazioni introduttive e il link per iscriversi.

Continua l’ostruzionismo contro Delmastro

Continua silenziosamente l’ostruzionismo delle minoranza paralamentari nei confronti del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, dovuto alla sua divulgazione di un atto riservato del Dap sullo stato di detenzione dell’anarchico Alfredo Cospito. 

Le opposizioni e soprattutto il Pd non accettano la presenza del sottosegretario e, ogni volta che si reca in commissione Giustizia, abbandonano i lavori. Così è stato nel corso della settimana, quando la commissione si è riunita per dare i pareri sul nuovo Def.

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