La narrativa si trova, talvolta, a raccontare storie “normali” di gente “normale”, senza un passato distinto o velleità di gloria. “Personaggi ordinari” come Joseph K. di Franz Kafka, Leopold Bloom di James Joyce, Emilio Brentani di Italo Svevo… Nella letteratura olandese troviamo Frans Laarmans, la cui vita si accende nel Fuoco fatuo di Willem Elsschot, in quella argentina Juan Dahlmann, grigio bibliotecario comunale in El Sur di Borges.

Da questa inconsueta galleria di individui comuni, scegliamo proprio Frans e Juan come icone di cittadini capaci di fare scelte che essi stessi avrebbero considerato azzardate solo poco tempo prima: alle ultime elezioni hanno votato due candidati controversi, assai lontani dall’immaginario politico a cui erano abituati. In Olanda il leader dell’ultra-destra Geert Wilders, in Argentina l’anarco-capitalista Javier Milei.

Le ragioni

I motivi che hanno spinto Frans e Juan ad esprimere una preferenza, per loro così singolare, sono molto diversi tra loro, come sono diverse le realtà economiche in cui vivono e i programmi dei candidati votati. Ma le loro ragioni sono per alcuni tratti concordi con quelle dei loro omologhi in Italia, Slovacchia, Polonia, Ungheria e in tutti quei paesi dove una qualche forma di populismo è risultata vincente. Ragioni che vanno cercate più nel cambiamento del Mondo che in una affinità ideologica legata a schemi di partito.

Possiamo, anzi, immaginare Frans e Juan come individui non particolarmente coinvolti in politica o impegnati in forme di attivismo civico. Sono piuttosto occupati a tentare di vivere la loro vita al meglio possibile, sperando di schivare le crisi. Un compito sempre più arduo in un presente così complesso e incerto, in cui guerre, pandemie, flussi migratori e cambiamenti climatici non sono solo più titoli di giornale, ma disagi reali che si avventano sul loro quotidiano.

Entrambi, tuttavia, sono cresciuti guardando allo stato e alla politica come punti di riferimento sia per mitigare i problemi, sia per progettare un futuro capace di offrire benessere e prosperità a sé e al proprio paese. Un impegno collettivo che conferiva un intento alla Comunità e un senso alla vita. Certezze spazzate via: la politica non sa più prospettare nuovi orizzonti; se va bene, riesce ad acquietare i bisogni più urgenti. Così, oggi, Juan e Frans si sentono abbandonati e adirati, senza alcun sostegno di fronte al futuro. Sanno anzi che saranno a costretti a costruirselo da soli.

In loro soccorso arrivano allora i Wilders e i Milei di ogni continente: danno voce alle loro paure, non per affrontare le cause che le generano, ma per palesare quanto esse siano condivise da molti. Le inquietudini sociali diventano così un modo per aggregare credenze radicate e valori condivisi. Creano la parvenza di comunità, senza la noia della progettualità.
Ma con la loro scelta elettorale, Juan e Frans manifestano anche una reazione al loro smarrimento: una volta preso atto che dovranno fare de sé per sopravvivere, lo stato, da sostegno quale era, diventa solo una pesante zavorra di cui è meglio fare a meno. Ed ecco che votare per chi promette di liberare l’individuo dai vincoli delle Istituzioni diventa d’un tratto l’opzione più logica.

Paura collettiva

La politica ha deluso Frans e Juan, e loro, pur a 10mila km di distanza, hanno fatto scelte conseguenti, coerenti e comprensibili: hanno votato per la “non-politica”. Si badi bene: non l’anti-politica che, nella critica e contrasto alle ideologie tradizionali, è di per sé già una proposta collettiva. La non-politica non si fonda su progetti e prospettive di futuro su cui generare uno spirito di comunità, ma sull’esatto opposto: l’autonomia individuale e la paura collettiva.

Eppure, solo seguendo questa trama, i nostri due “non-eroi” paiono trovare un qualche modo di avanzare, pagina dopo pagina, ognuno con la sua singola storia. Per un romanzo che li possa vedere protagonisti insieme di un finale ancora tutto da scrivere, sembra che dovremo attendere altri autori.

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