Gli studi sulla violenza di genere e l’esperienza di ormai mezzo secolo dei centri e delle case antiviolenza mostrano con chiarezza come la dinamica del controllo e dell’abuso che può sfociare nel femminicidio origini dal desiderio di comprimere o sopprimere la libertà delle donne. Di fronte a un fenomeno endemico, destinato ad accentuarsi in circostanze critiche, ma non a sparire quando queste cessano, la risposta delle istituzioni è troppo debole
Era il 31 marzo del 2020 quando a Furci Siculo, in provincia di Messina, Antonio De Pace strangolava la fidanzata Lorena Quaranta, causandone la morte. L’intera Italia era un’unica grande «zona rossa» per lo scoppio della pandemia di Covid-19. E Lorena, studentessa in Medicina prossima alla laurea, adottava come tutti le misure disposte dalle autorità per la prevenzione del contagio, cioè restava a casa. In quella casa, però, ha perso la vita. Vittima, tra molte altre, della «pandemia nascosta»



