Il recente caso che ha costretto la ministra degli Esteri libica el Mangoush a riparare in Turchia riporta in auge un’antica questione: quando gli stati arabi abdicano ad un principio di realismo politico nei confronti dello stato ebraico si allontanano dai propri interessi nazionali
Come ho recentemente scritto sul primo numero della nuova rivista Comprendere, diretta da Giulio Sapellli (intellettuale non convenzionale i cui interessi spaziano dalla storia economica, alla filosofia, alla geopolitica), a un occhio attento gli storici Accordi di Abramo promossi dall’amministrazione Trump, certamente sospinti dall’intenzione di creare un asse anti-Iran che comprendesse il mondo arabo e Israele, riflettono tendenze di fondo che, man mano che aumentava la distanza dal «trauma»



