«Modellizzare è appropriarsi del potere della matematica», sostiene Christian Mercat, docente di Didattica della matematica all’Université Lyon 1. Il potere della matematica è nel descrivere e comprendere il reale. Modellizzare significa strutturare e semplificare, differenziare e comunicare, scegliere cosa identificare e tra ciò che è importante e ciò che è accessorio per collegare eventi tra di loro. Modellizzare non è complicare.

Come in tutti i processi di semplificazione veicola in sé dei rischi alimentati dalla mancanza di spirito di risoluzione collettiva dei problemi, e quindi una responsabilità comune nel porsi delle buone domande con terzietà, le quali originino delle risposte animate da un incessante bisogno di sottoporsi a verifica. Cattive domande e soluzioni matematiche non condivise possono edulcorare il reale e conferire una parvenza di legittimità a politiche altrimenti orribili. Per esempio, i matematici e la matematica possono essere strumentalizzati per mantenere e giustificare un sistema di controllo razzializzato.

Il professor Jehad Alshwaikh, docente di Didattica della matematica dell’Università di Bir Zeit (città palestinese vicino alla periferia di Ramallah) ha pubblicato nel 2024 un articolo dal titolo The racial role of mathematicians and mathematics in maintaining the Israeli military occupation sulla rivista Educational Studies in Mathematics edita da Springer.

Analizza documenti d'archivio israeliani recentemente declassificati risalenti al periodo 1967–1969, tra cui verbali di riunioni ministeriali che affrontavano il tema di come controllare il popolo e il territorio appena conquistati, attraverso modelli e formule matematiche che testimoniano una politica israeliana volta a limitare le forniture alimentari alla Striscia di Gaza.

Jehad Alshwaikh è nato a Gaza nel 1967, due mesi dopo l'occupazione israeliana. Dal 1995 gli è stato vietato di far visita alla sua famiglia a Gaza, nell'ambito di quella stessa politica restrittiva che limitava anche le scorte alimentari. Secondo i documenti analizzati da Alshwaikh, il 6 dicembre 1967 un primo ministro, un demografo e un matematico s’incontrano in segreto per discutere il destino dei residenti palestinesi del territorio che avevano appena conquistato. L'incontro si è tenuto presso l'ufficio del primo ministro, Levi Eshkol.

Il matematico è Aryeh Dvoretzky, membro del Comitato dei professori fondato dopo l'occupazione israeliana di Gaza. La questione si pose senza indugi in termini di ottimizzazione matematica. Secondo la sua “visione matematica” la questione era essenzialmente decidere se accettare un numero massimo di arabi con la quantità minima di territorio oppure il numero minimo di arabi occupando un territorio massimo.

Riassumendo, il protagonista è un modello matematico, che a sua volta determina l'impatto di un matematico israeliano e della “sua matematica” su un insegnante di matematica palestinese che si trova decisamente dall'altra parte dell'equazione. Anche la matematica ha un’agenda socio-politica e questa può condizionare l’impatto delle azioni di un matematico su un popolo indigeno e oppresso. Nel 2007, dopo che la fazione palestinese Hamas assunse le funzioni di governo locale a Gaza, il governo israeliano attuò una politica di guerra economica, in cui limitò la circolazione di persone e merci a quello che definì un minimo umanitario.

L’organizzazione Gisha (www.gisha.org) pubblicò le traduzioni in inglese e in arabo di un documento inviato loro dall'esercito israeliano, il documento Red Lines che descrive nel dettaglio le politiche di segregazione israeliane. Il documento contiene dati e informazioni dettagliate su Gaza e la sua popolazione in merito al consumo di cibo. Nel documento si forniscono esempi molto precisi: un residente di Gaza ha bisogno di 140 grammi di farina, 70 grammi di riso e 40 grammi di zucchero al giorno, specificando questi importi in base all'età e al sesso.

Questi numeri raccontano una storia di continuo controllo quotidiano. Come hanno deciso la quantità di cibo consentita? L’esercito militare giustifica le sue decisioni tramite equazioni matematiche per calcolare l’inventario dei prodotti e i mangimi per animali. Queste equazioni oscillano tra semplici forme di calcolo a strutture più sofisticate. Per esempio, un'equazione lega la quantità giornaliera di carne trasferita nella Striscia di Gaza (X), il numero di uova da riproduzione trasferite nella Striscia di Gaza 9–10 settimane prima (R), la quantità già esistente senza l'importo trasferito quel giorno (Y), il consumo giornaliero (C) e l’importo delle riserve di carne nella Striscia di Gaza (Z): X+0,56∙R+Y-C=Z.

Presentare questi numeri in forma algebrica serve in realtà a perseguire almeno due obiettivi: utilizzare una forma generalizzata per formulare un'argomentazione convincente, sfruttando il pretesto che il pensiero matematico e l’algebra si occupano della generalizzazione e che la forma algebrica permette di trasportare questi numeri fuori dal contesto, occultando il vero scopo della politica. Questi numeri vengono reificati e si trasformano impropriamente in oggetti matematici che comunicano volontà politiche.

Così facendo, non si parla più degli abitanti di Gaza come persone o esseri umani, ma si giustifica matematicamente la disumanizzazione o il razzismo. Alshwaikh ci esorta ad avviare un’indagine etica sul ruolo dei matematici e della matematica nel controllo israeliano sui palestinesi e più in generale, alle responsabilità sociali ed etiche dei matematici e della matematica, nel rafforzare i sistemi di oppressione e controllo.

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