Dopo una settimana di indignazione nazionale e processo per direttissima di tre ragazzi che hanno tirato della vernice lavabile sul Senato per denunciare la crisi climatica, all’improvviso ci ricordiamo che i veri criminali sono altri che, impunemente, da anni girano per l’Italia mascherati e pronti alla guerriglia.

Maschi adulti che per ragioni tribali che pensano di doversi massacrare con spranghe e fumogeni perché tifano milionari in pantaloncini con maglie di colore diverso. “Quelli non sono tifosi”, dice il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.

E invece quelli che ieri hanno trasformato l’Autostrada del Sole in una zona di guerra, in un autogrill all’altezza di Arezzo, sono proprio tifosi di quelli che piacciono a Salvini, con la piccola differenza che lui frequentava criminali con i colori del Milan mentre questi si nascondevano dietro le bandiere di Roma e Napoli.

Inutile indagare le ragioni ancestrali e puerili dietro la rissa: cosa può mai giustificare scontri simili la domenica pomeriggio? I veri punti da segnalare sono altri.

Un governo che ha individuato nei fantomatici rave un’emergenza nazionale, meritevole di decreti urgenti e battaglie parlamentari, ora si dimostra (volutamente?) imbelle di fronte a tifosi così violenti.

I picchiatori che si lanciavano oggetti e insulti da una parte all’altra dell’autostrada non sono migranti, non sono ragazzi sbandati tra droghe e musica tecno, non sono neppure studenti preoccupati di morire durante l’alternanza scuola lavoro, dunque non ci sono motivazioni per azioni drastiche di polizia e repressione da parte delle forze dell’ordine del governo Meloni.

«Chi sbaglia ora paga», è la promessa non proprio feroce del ministro dello Sport Andrea Abodi, che dal governo ha appena ceduto all’ennesima richiesta del settore per spalmare tasse dovute ma sospese per il Covid nei prossimi cinque anni.

Il sistema calcio non merita più alcun aiuto in Italia, ostaggio com’è dei criminali che controllano le curve e di quelli più presentabili che maneggiano i bilanci, truccati per centinaia di milioni di euro nel caso della Juventus, secondo quanto sostiene la procura di Torino.

Il pallone è diventato la metafora perfetta di un paese di furbi, anarchici, razzisti ed evasori fiscali che viola tutte le regole e pretende aiuti a spese della collettività.

Dieci anni fa il premier Mario Monti diceva che all’Italia farebbe bene stare due o tre anni senza calcio. Una delle tante cure impopolari ma giuste che servirebbero a questo paese.

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