Ero pronta a bullarmi del mio stomaco di ferro e di non aver dovuto consumare neanche una compressa di Plasil nonostante la dieta priva di verdure, fatta eccezione per il solitario pomodorino servito con il vitello tonnato che del cadavere di Laura Palmer aveva anche il sapore, ma poi le mie priorità sono state sovvertite dalla fantasmagorica rottura Meloni-Giambruno.
Difficile immaginare che nella stessa settimana in cui ho volontariamente mangiato un vitello tonnato a Francoforte mi sarei trovata a scrivere di qualcos’altro. Ero già pronta alla mia carrellata gastronomica dalla Buchmesse, crocevia culturale e debacle alimentare, avevo già immaginato come descrivere l’esatta sfumatura di grigio di quel vitello (color Laura Palmer), avevo preso appunti sulla salsa di funghi che ha rischiato di uccidermi e sulle cozze che mi sono state servite a tradimento a



