Difficile immaginare che nella stessa settimana in cui ho volontariamente mangiato un vitello tonnato a Francoforte mi sarei trovata a scrivere di qualcos’altro. Ero già pronta alla mia carrellata gastronomica dalla Buchmesse, crocevia culturale e debacle alimentare, avevo già immaginato come descrivere l’esatta sfumatura di grigio di quel vitello (color Laura Palmer), avevo preso appunti sulla salsa di funghi che ha rischiato di uccidermi e sulle cozze che mi sono state servite a tradimento a una cena di editoriali.

Ero pronta a bullarmi del mio stomaco di ferro e di non aver dovuto consumare neanche una compressa di Plasil nonostante la dieta priva di verdure, fatta eccezione per il solitario pomodorino servito con il vitello tonnato che del cadavere di Laura Palmer aveva anche il sapore, ma poi le mie priorità sono state sovvertite dalla fantasmagorica rottura Meloni-Giambruno.

I pantoni

A dire il vero sono quasi in difficoltà, la vicenda è talmente ricca di spunti che non si sa da dove prenderla. Inutile soffermarsi su Andrea Giambruno, Poverino se mai ne è esistito uno, tuttavia ancora capace di sorprenderci, tra una grattata di uallera e l’altra, con un inaspettato nozionismo sui colori. «Si chiama blu Estoril, una donna acculturata come te dovrebbe saperlo» dice Giambruno alla collega Viviana Guglielmi in uno dei fuorionda che gli sono costati la fidanzata e il lavoro, mentre lei continua a fingersi molto impegnata pur di non rivolgergli la parola.

Una precisazione talmente incongrua, fatta con una tale spocchia, che mi ha incuriosito. Non tanto per la spocchia, tratto caratteristico del Poverino, quanto per il fatto in sé: cosa ne sa Giambruno di Pantoni? Com’è che improvvisamente se l’è sentita Miranda Priestly? Ho cercato blu Estoril su Google immagini e mi sono trovata davanti a una sfilza di foto di macchine di quel punto di blu.

In pochi secondi tutti i pezzi sono andati al loro posto: il Poverino non impara le sfumature di blu da una retrospettiva su Yves Klein o a una visita ai giardini Majorelle e neppure dalla visione ripetuta del Diavolo veste Prada. La scuola del Poverino è la concessionaria della BMW.

Ci sono poi Viviana e le altre colleghe/infermiere di psichiatria registrate fuorionda, che agli approcci molesti e deliranti di Giambruno («sei aperturista?») rispondono come allo zio ubriaco che alla cena di Natale si presenta a mani vuote e patta aperta, deridendolo e ripetendo che sì, sono già fidanzate.

E poi c’è Giorgia, che come la donna qualunque che da anni rivendica di essere, alle corna dice no. Come se fosse quello il problema. Come se si fosse trovata al falò di confronto di Temptation Island e per la prima volta, davanti alla testimonianza video che mostra il padre di sua figlia intento a ravanare il cavallo dei pantaloni e sprovoleggiare con altre donne, avesse realizzato di aver dedicato dieci anni della sua vita a uno che forse era meglio liquidare in dieci minuti.

Eppure non penso che a casa Meloni Giambruno si trasformasse improvvisamente in un compagno esemplare, è improbabile che ci fosse una situazione Clark Kent/Superman per cui Giambruno, che scopriamo invece aver imparato da Meryl Streep non solo i Pantoni ma anche il metodo Stanislavskij, fosse in grado di abbandonare l’essenza del Poverino e calarsi nei panni di una persona completamente diversa, una persona che non si manipola la uallera, non dice idiozie e tratta le donne con rispetto.

Un modello a sorpresa

Invece Giorgia coglie l’occasione, offertale su un cartone della pizza da Antonio Ricci e Striscia la Notizia, e corre a garantirsi altri centovent’anni di governo con il post di Instagram più donna qualunque che una donna qualunque (che incidentalmente è anche presidente del Consiglio) potesse fare. «Tutti quelli che hanno sperato di indebolirmi colpendomi in casa sappiano che per quanto la goccia possa sperare di scavare la pietra, la pietra rimane pietra e la goccia è solo acqua» scrive alla fine del post in cui annuncia ufficialmente la fine della relazione.

Che oltre ad essere scientificamente falso, perché mi risulta che sia proprio così che funziona l’erosione, credo anche sia un magnifico omaggio ad Anna Tatangelo (non donna qualunque, ma ragazza di periferia) che in un provino di X Factor di diversi anni fa a una concorrente su di giri rispose con una massima passata alla storia: quando la persona è niente l’offesa è zero.

Mi piace pensare che Meloni si sia ispirata a lei, che nonostante la confusione sui fenomeni geologici e l’uso sconclusionato dell’anafora, avesse ben chiari i suoi riferimenti e stesse facendo leva come solo lei sa fare sul grande potere del nazionalpopolare.

Non so invece cosa avesse in mente Carlo Calenda quando in un tweet non richiesto sull’accaduto, manifestando la sua altrettanto irrilevante solidarietà a Giorgia Meloni in questo momento difficile e condannando «l’uso strumentale dei fuori onda da parte di reti TV collegate a partiti politici», ha deciso di riprendere il filone geologico e ha scritto: «Così in Italia non si produrrà mai nulla tranne il fango, finché il fango non sommergerà tutti e tutto». È la goccia che scioglie la pietra a produrre il fango? L’acqua scivola sulla pietra e fa il fango nella terra? È un’altra oscura citazione di Anna Tatangelo? Non è dato sapere.

Sarà poi davvero un momento difficile per Giorgia Meloni? Non sarà piuttosto sollevata di poter tornare a fare il suo lavoro senza doversi preoccupare che le figure barbine del Poverino si riflettano negativamente su di lei?

Tutto questo non potrà essere tanto peggio di un vitello tonnato a Francoforte. E alla Germania vorrei dire: per quanto la senape possa sperare di fingersi maionese, la carne resta carne, ma quando diventa grigia va buttata.

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