Per la storica della cultura ebraica e della modernità europea 22 voti su 55. Una scelta politica, necessaria, che fa emergere la crisi della democrazia israeliana e il rischio di un suo collasso morale e politico: «Quello che succede oggi è per Israele un suicidio guidato dal suo governo»
Non è solo un riconoscimento culturale, quello che Anna Foa ha ricevuto venerdì sera a Taormina. Con Il suicidio di Israele, per Laterza, la storica romana ha vinto la prima edizione del Premio Strega Saggistica con 22 voti su 55. È stata una scelta politica, necessaria, che ha fatto emergere con forza un tema al centro del dibattito globale: la crisi profonda della democrazia israeliana e il rischio concreto di un suo collasso morale e politico.
Storica della cultura ebraica e della modernità europea, Foa non si limita a descrivere. Mette in discussione le radici ideologiche della crisi e da storica scrive un libro urgente e doloroso.
In margine alla premiazione ha dichiarato: «Quello che succede oggi in Medio Oriente è per Israele un vero e proprio suicidio. Un suicidio guidato dal suo governo, contro cui – è vero – molti israeliani lottano con tutte le loro forze, senza tuttavia finora riuscire a fermarlo. E senza nessun aiuto, o quasi, da parte degli ebrei della diaspora. Il mio libro è stato pensato e scritto per i giovani e per tutti coloro che non sanno spiegarsi il perché della tragedia in corso».
La classifica
La scelta politica e culturale della giuria è stata consolidata dalla presenza alla premiazione anche di Anne Applebaum, vincitrice del Premio Strega Saggistica Internazionale, assegnato dal Comitato promotore. La giornalista e saggista statunitense naturalizzata polacca, già Premio Pulitzer nel 2004, è autrice di Autocrazie. Chi sono i dittatori che vogliono governare il mondo, tradotto da Tullio Cannillo per Mondadori.
Il Comitato scientifico – composto da Carlo Felice Casula, Alfonso Celotto, Antonella Ferrara, Simonetta Fiori, Paolo Giordano, Francesca Mannocchi, Nico Pitrelli, Lucrezia Reichlin, Nino Rizzo Nervo e Giovanni Solimine (presidente) – aveva selezionato, oltre al libro premiato, questi altri titoli:
- Alessandro Aresu, Geopolitica dell’intelligenza artificiale (Feltrinelli), voti 5
- Vittorio Lingiardi, Corpo, umano (Einaudi), voti 20
- Simone Pieranni, 2100. Come sarà l’Asia, come saremo noi (Mondadori), voti 4
- Luigi Zoja, Narrare l’Italia. Dal vertice del mondo al Novecento (Bollati Boringhieri), voti 4.
L'opera vincitrice è stata determinata dal voto dei cinquantacinque componenti della Giuria, composta da personalità di spicco dell’accademia, della ricerca scientifica e del giornalismo d’inchiesta e culturale, inclusi i componenti del Comitato scientifico.
Il libro di Foa
Nel suo libro, Foa analizza il lungo travaglio che ha preceduto l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023. Un paese bloccato da mesi di proteste di massa, in cui una parte consistente della società civile chiedeva la fine del governo Netanyahu e denunciava il collasso dello stato di diritto.
La risposta al gesto terroristico di Hamas con la guerra di Gaza rischia però di essere un vero e proprio suicidio per Israele.
Da un lato, infatti, abbiamo l’involuzione del sionismo, o meglio dei sionismi: da quello originario della fine del XIX secolo, passando per quello liberale e favorevole alla pace con gli arabi, fino alla crescita del movimento oltranzista dei coloni e all’assassinio di Rabin. Dall’altro, il resto del mondo ebraico – la diaspora americana e quella europea – si confronta oggi con un crescente antisemitismo che, contrariamente alla propaganda di Netanyahu, non è la stessa cosa dell’antisionismo, ma che certo dalle vicende della guerra di Gaza trae spunto e alimento.
Per salvare Israele è necessario contrapporre al suprematismo ebraico, proprio dell’attuale governo Netanyahu, l’idea che lo stato di Israele deve esercitare l’uguaglianza dei diritti verso tutti i suoi cittadini e deve porre fine all’occupazione favorendo la creazione di uno Stato palestinese. Qualunque sostegno ai diritti di Israele – esistenza, sicurezza – non può prescindere da quello dei diritti dei palestinesi.
Senza una diversa politica verso i palestinesi Hamas non potrà essere sconfitta ma continuerà a risorgere dalle sue ceneri. Non saranno le armi a sconfiggere Hamas, ma la politica.
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