Cultura

C’è molto altro da dire su SanPa ma non è quello che crediamo

La docuserie Netflix parla di un tempo lontano e di un luogo simbolo, ma molti dei temi toccati da SanPa riguardano anche le resistenze culturali del nostro presente

  • A due mesi dal debutto della serie Netflix due dei suoi protagonisti raccontano la loro esperienza passata e presente, da ex ospiti a educatori e volontari.
  • Non tutte le persone che utilizzano sostanze sono uguali, bisogna dare protagonismo a loro anziché alle strutture che le ospitano, impegnarsi affinché recuperino se stesse e non diventino ciò che qualcun altro desidera.
  • Dall’ambito psichiatrico a quello delle dipendenze a quello dei penitenziari si sceglie sempre la strada più economica, come se non valesse la pena investire.

A neanche due mesi dal debutto della docuserie SanPa sembra passato già un anno, due, cinque. Per me è stata l’occasione di raccontare una storia famigliare, aprire un faldone e richiuderlo. Ma sgonfiatosi l’hype, ai margini della storia collettiva, sono rimaste delle note appuntate a matita, altre cose da raccontare. L’8 febbraio Vanessa Roghi ha scritto sulle pagine di Domani come la più grande pecca di SanPa sia stata forse quella di relegare il tema delle droghe a una sorta di mondo novecen

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