«Per caso sono stata testimone del suo dolore, ed è bastato a unirci. Non accade sempre così? Non è sempre per caso che le persone inciampano l’una nell’altra?»

Sono parole queste del romanzo di Rosella Postorino Mi limitavo ad amare te, da Feltrinelli. New entry della settimana, al sesto posto.

Il ritorno della narrativa

È la narrativa letteraria italiana in hype, tra il racconto della storia e il memoir, capace di smuovere una classifica sempre dominata dal principe Harry e da Ammaniti. A dispetto dei consigli in hype sull’algoritmo del comunismo cinese.

Con questo romanzo di un’autrice molto attesa, dopo le duecentomila copie di Le assaggiatrici, ma anche con le buone posizioni di La portalettere di Francesca Giannone che ci porta dentro un romanzo storico e di formazione di una donna del nord in un pesino del sud negli anni Trenta, da Nord; di Fame d’aria di Daniele Mencarelli da Mondadori; di Comandante, la storia di Salvatore Todaro e del suo sommergibile, raccontata dalla coppia di uno scrittore, Sandro Veronesi, e un regista, Edoardo De Angelis, da Bompiani: uno degli episodi meno conosciuti e più luminosi dell’ultima guerra, perché i corpi che galleggiano nel mare nero per il Comandante non sono nemici, sono naufraghi; di La vita di chi resta, una storia privata dolorosa e sconvolgente di Matteo B. Bianchi, Mondadori, che ci consegna un memoir per cui cerca le parole, e la giusta distanza, da più di vent’anni.

Dopo la fine della loro storia, il suo compagno decide di togliersi la vita nel loro stesso appartamento. Una sorta di autopsia d’autore, con la consapevolezza della gravità di ciò che sta consegnando nelle mani dei lettori. New entry anche per il nuovo giallo milanese di Gian Andrea Cerone Il trattamento del silenzio, Guanda Noir.

Il nuovo romanzo di Postorino

Mi limitavo ad amare te è un romanzo che parla di figli. La condizione del figlio è quella dell’essere umano. Si può essere madri, padri, mogli, mariti. Oppure no. Di sicuro si è figli. Semplicemente perché siamo al mondo. È l’incidente della nascita.

Perché siamo stati generati senza averlo scelto. Siamo stati gettati nel mondo. I personaggi di questo romanzo sono tre figli, Nada, Danilo e Omar, e sono tre figli abbandonati. Rifiutati. Sono bambini nella primavera del 1992, a Sarajevo.

Per allontanarli dalla guerra, una mattina di luglio un pullman li porta via contro la loro volontà. La guerra è quella della Bosnia. Da cui cercano di salvarsi. È un viaggio avventuroso in mezzo alle macerie. Alle bombe, ai cecchini, ai check point. Un viaggio in cui non sanno se riusciranno ad arrivare sani e salvi. In Italia. Il posto che ha deciso di accoglierli.

Il posto in cui si svolgerà la loro storia, lungo un arco di vent’anni. Sradicati da tutto ciò che conoscevano fino a quel momento, questi tre ragazzini si trovano da soli. Proiettati verso un luogo ignoto. Di cui ignorano la lingua. In cui non hanno alcun affetto. Allora non fanno altro che legarsi tra di loro. Un legame indispensabile, ma difficile.

Sono segnati da un evento che è diventato Storia, ma che per loro è intimo, privato. Si sono aggrappati l’uno all’altra e sono diventati una forma inedita di famiglia.

Nessuna infanzia è spensierata, ciascuno di noi porta con sé le sue ferite, ma anche quando ogni certezza sembra venire meno, possiamo trovare un punto fermo attorno al quale far girare tutto il resto.

Ispirato a una storia vera, Mi limitavo ad amare te è un romanzo di formazione, di guerra e d’amore, che si colloca nella tradizione del grande romanzo europeo.

Con la sua scrittura Rosella Postorino indaga questioni private mentre infuria il conflitto che per primo in Europa ha spezzato una lunga pace. Come si diventa grandi quando da piccoli si è stati amati malamente? Nada, Omar e Danilo scoprono nel legame che li unisce, e che li spinge a giurarsi fedeltà eterna oppure a tradirsi, la più grande risorsa per una possibile salvezza.

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