Ho molto apprezzato il piano approntato dal ministro Roberto Cingolani per risparmiare un po’ di metano e renderci progressivamente più indipendenti dal gas russo. Fare economia fa sempre bene. Essere indipendenti dagli altri è ancora una volta un bene. Ma quello che mi chiedo è: non saranno provvedimenti troppo deboli?

Molte volte l’occidente, per ripartire, ha guardato verso l’antica Grecia alla ricerca di nuove risposte a vari problemi. Io proporrei di rifarlo ancora una volta. Guardiamo alla situazione geopolitica del terzo secolo a.C.. La Persia, che si è fermata nella sua spinta espansiva e non è riuscita a conquistare la Grecia, non ancora invasa da Alessandro Magno, continuando a essere una grande produttrice di materie prime strategiche, si mette a speculare su petrolio, buoi, asini e schiavi. Il loro prezzo cresce a dismisura.

In Grecia la produzione di grano, vasi, e altri ciappini che vanno a ruba tra gli etruschi e gli egiziani, disposti a pagarli bene, è sul punto di bloccarsi, mandando in passivo il Pil greco. Pericle decide che i buoi, gli asini e gli schiavi attualmente in possesso dei greci vadano risparmiati dai loro impieghi più frivoli e utilizzati soltanto dove il loro uso è fondamentale per non fermare la produzione ed essere così in grado di resistere alla concorrenza da parte dei fenici, che i persiani continuano a rifornire di petrolio, buoi, asini e schiavi a basso prezzo.

Per questo motivo Pericle vieta l’uso di brodo di manzo e proibisce la fiorentina, sostituita dalla coscia di pollo. Anche in ambito religioso Pericle sostituisce la capretta al bue come animale sacrificale per quanto riguarda le cerimonie di prima importanza. Nelle cerimonie religiose private o secondarie permette solo il sacrificio di galline o quaglie. Finanzia gli scienziati ellenici in modo che riescano a rendere infiammabili e utilizzabili nelle lampade i liquidi più comuni e facili da trovare. Gli scienziati lavorano molto sull’urina.

Invadere l’Italia

Se fosse possibile illuminarsi bruciando la comune pipì, che chiunque è in grado di produrre autonomamente, il Gran Re si troverebbe con molte meno carte a disposizione nel suo mazzo. Come oggi sappiamo i tentativi di Archimede e degli altri suoi collaboratori per rendere infiammabile la comune pipì sono completamente falliti.

Ma passiamo al bue, e consideriamolo nelle sue funzioni così fondamentali all’epoca: possedere un bue equivaleva a possedere un trattore più un tir. Ma man mano che questo braccio di ferro con la Persia va avanti, anche i buoi invecchiano e muoiono, e per sostituire un bue ci volevano dieci somari, oppure cinquanta schiavi, ma anche quelli stavano invecchiando e morendo. Quindi la situazione del Pil greco era sempre più problematica. È in questo momento che Leonida, re degli Spartani, propone di risolvere la faccenda invadendo l’Egitto e rubandogli tutti i buoi, gli asini e gli schiavi.

Pericle invece, come ultima risorsa, ipotizza un’invasione dell’Italia centrale, anche se sa che i Romani e gli Etruschi (anche se hanno delle gran vacche maremmane) sono ossi duri per rubargli buoi, asini e schiavi. È vero però che una guerra potrebbe avere esiti così così, e poi, dopo che gli hai fatto la guerra e gli hai rubato buoi, asini e schiavi, né gli Etruschi, né gli Egiziani ti comprano più i vasi e gli altri ciappini che gli piacciono, perché sono rimasti scoglionati che gli hai rubato buoi, asini e schiavi. Poi né in Italia né in Egitto c’è il petrolio, quindi resti comunque con le lampade spente.

L’idea di Diogene

È a questo punto che salta fuori Diogene e ha un’idea geniale in grado di cambiare tutto. Diogene era un giovane uomo molto in crisi perché suo padre era fallito. Si trovava in esilio per debiti e pensava di suicidarsi perché, data la persistente situazione macroeconomica, non sarebbe più riuscito a costruirsi una fabbrichetta come suo padre. Mentre pensa di suicidarsi, a Diogene capita di vedere un topo che va in giro spensierato per tutta la notte e poi, arrivata l’alba, va a dormire sotto un ponte. E anche Diogene decide di far così, di andare anche lui a vivere sotto un ponte come il topo.

Il ponte permetteva a Diogene di abbassare moltissimo le spese di gestione della casa. Gli altri greci che gli era fallita la fabbrichetta e avevano pensato di suicidarsi passavano di lì, vedevano Diogene sotto il ponte e gli chiedevano: «Come si sta sotto il ponte?», «Benissimo», «Si spende molto?», «No, non si spende niente». I greci seguono Diogene e vanno anche loro a vivere sotto un ponte. Dopo un po’ tutti i ponti erano pieni. E Pericle si dava alla costruzione di nuovi ponti; Leonida invece invadeva Corinto e requisiva tutti i suoi ponti per gli utenti spartani, mentre i Corinzi si adeguavano costruendosi nuovi ponti di legno nelle campagne.

Ormai i greci, stando quasi tutti sotto un ponte, avevano raggiunto un regime di piena autarchia (autosufficienza), e la Persia non sapeva più dove esportare. Poi, come tutti sanno, è arrivato Alessandro Magno, ha rifatto tutti i mercati delle materie prime strategiche e il mondo è di nuovo cambiato. Ecco, nell’attesa di un nuovo Alessandro Magno, quello che io proporrei agli italiani con tutti i ponti che ci sono, anche senza pensare al tratto appenninico dell’autostrada, è: diventiamo autarchici, andiamo anche noi a vivere tutti sotto un ponte e basta con ‘sta lamentela sul gas. E che i ministeri, se vogliono, si mettano a costruire un po’ di nuovi ponti.

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