- Diciamocelo, se un appassionato di Prezzolini e di storia contemporanea, può reclamare Dante Alighieri, nell’anno del Signore 2023, come «profondamente di destra» (e fare, infine, una discreta figura), la colpa è semmai di noialtri esperti, esegeti, pedagoghi e intellettuali.
- Siamo noi da biasimare se ci limitiamo a controbattere che la destra nel Medioevo non esisteva, fingendo di non capire cosa intendesse il gazzettista assurto alla guida del nostro ministero di riferimento.
- Il punto è che Dante, ovviamente, non era fascio. E tuttavia il modo in cui ne parliamo in Italia, in cui lo celebriamo e lo raccontiamo, in cui lo insegniamo, dalle medie all’università, un po’ lo è.
«Gira voce che sei fascio», sussurra un beffardo Pietro Alighieri adolescente, in farsetto da paggio, al suo affranto babbo in esilio, sulle gentili rocce della pineta Classense. Questo meme, che con brillante economia risemantizza uno splendido dipinto ottocentesco di Annibale Gatti, mi pare l’unica risposta intelligente alle parole di Gennaro Sangiuliano, ministro della cultura del corrente governo Meloni - ha detto, per chi non lo sapesse, di considerare Dante «il fondatore del pensiero cons



