- Quando ho scoperto che non potevo chiamare la mia nuova casa editrice Orwell press, la brutale domanda che mi sono posto è stata: e ora?
- Dopo giorni di nomi sempre più improbabili appuntati su post-it, mi è venuta in soccorso una cartolina “volante”
- Questo articolo si trova sull’ultimo numero di FINZIONI – il mensile culturale di Domani. Per leggerlo abbonati a questo link o compra una copia in edicola
Mesi fa, la notizia che il nome di George Orwell è ormai un marchio registrato mi ha suscitato due domande, la prima più articolata (chissà cosa ne avrebbe pensato il granduomo, nervoso e allergico ai cambiamenti com’era), la seconda più brutale: e adesso? Da molto prima di nascere, infatti, la casa editrice si era chiamata Orwell. Il nome si era imposto quasi da sé, essendo l’idea di base pubblicare libri che raccontassero il presente, e a volte l’ombra che getta sul futuro prossimo. Ma la s



