- Nicola Samorì guarda alla pittura del passato senza volontà citazionista, piuttosto con l’intenzione di avvicinarla con intenti decostruttivi dell’immagine e della sua compostezza
- Il suo atto artistico vero e proprio è la distruzione di ciò ha creato dipingendo. Samorì lavora “per via di levare”, squarcia la tela, taglia e asporta la materia pittorica creando lacune che modificano l’assetto dell’immagine
- C’è anche la scultura nella pratica di Samorì, che si esprime “levando”: per svuotamento, per corrosione, per scavo, assecondando l’elemento naturale
In molto lavoro artistico di oggi si sente l’istanza del passato, remoto o prossimo che sia. Soprattutto in campo pittorico, la storia dell’arte, i suoi linguaggi ereditati dalla tradizione e soprattutto il suo immaginario diventano punti di partenza per le nuove ricerche. Lo vediamo nelle mostre di artisti già affermati, come Francesco De Grandi, Oscar Giaconia, Pietro Roccasalva, Nicola Samorì o Nicola Verlato, solo per fare alcuni nomi, oggi avviati alla mezza età. In questi casi si tratta


