Il mese scorso, nei corridoi della neonata fiera Paris+, lanciata da Art Basel, serpeggiava la notizia di una potenziale acquisizione da parte del gruppo LVMH della galleria più famosa del mondo, Gagosian. Sebbene siano arrivate solo smentite da parte dei diretti interessati, è difficile ritenere che possa esserci del fuoco senza un arrosto che brucia da qualche parte.

Quando voci del genere iniziano a circolare è generalmente per due ragioni: per una indiscrezione partita dalle stanze dove questi matrimoni vengono celebrati, oppure perché uno dei due vuole far sapere all’altro che è disposto a prendere in considerazione la possibilità di vendere/comprare.

Un mercato in mutamento

Negli ultimi vent’anni, abbiamo assistito a una trasformazione epocale del mercato e, di conseguenza, del mondo dell’arte: dalle poche fiere principali (Armory Show, Fiac, Art Basel, Arte Fiera, Art Cologne) è un proliferare senza freni di queste manifestazioni, che hanno portato a una diffusione senza precedenti dell’arte moderna e contemporanea tanto in occidente quanto in oriente.

Le gallerie che hanno avuto le maggiori capacità economiche e il miglior posizionamento sono riuscite a conquistare una leadership indiscussa a livello planetario. A conquistare lo scettro di re del mercato è Larry Gagosian, che è stato addirittura menzionato in un film della Marvel (in una sequenza di Iron Man comunicano che «Larry» ha telefonato a proposito di un Rothko). Quanto più popolare può essere un gallerista?

Dall’altra parte della trattativa ci sarebbe Bernard Arnault, primo uomo d’affari di Francia, uno dei più potenti del mondo. Sulla sua Louis Vuitton Moet Hennessy non tramonta mai il sole, ha interessi in tantissimi campi del lusso: moda, gioielli, vini. Se si pensa a eleganza e ricchezza si sta sicuramente pensando a qualcosa che arriva da questo colosso.

Monsieur Arnault ha un grande concorrente, François Pinault e la sua Kering, che se anche non riesce a superarlo con i fatturati, a oggi sicuramente lo fa con l’attività artistica e il collezionismo. Punta della Dogana e palazzo Grassi a Venezia, così come l’altra sede espositiva parigina della sua collezione, nei locali dell’ex Bourse de Comerce, sono dei gioielli senza pari al mondo. Ecco che possiamo iniziare a intuire quali possano essere le motivazioni a cercare di acquisire il brand principale al mondo. Tutto ciò aiuta a capire perché monsieur Arnault possa essere realmente interessato ad acquisire il principale brand dell’arte al mondo: Gagosian.

Serva ricordare anche che nel 1998 già Arnault aveva acquisito la casa d’aste Christie’s, della quale si era poi dovuto disfare per una serie di operazioni sbagliate. I tempi non erano ancora maturi per la finanzializzazione del mercato dell’arte.

Goccia nell’oceano

Quando ho sentito di questa voce, il pensiero è andato alla storica acquisizione della Columbia Pictures da parte di Coca Cola, all’inizio degli anni Ottanta.

Per quanto possano sembrare distanti le due operazioni, esistono delle similitudini. Quel matrimonio durò solo pochi anni, le due società avevano dimensioni analoghe e l’incidenza della casa cinematografica sul fatturato del colosso di Atlanta fu un disastro. Fu solo nel 1989, quando la Columbia Pictures venne venduta alla Sony, che la Coca Cola poté riprendersi e vedere le sue quotazioni salire in borsa. Saper vendere bibite non ha nessuna sinergia con il produrre film di successo.

Ben diversa la situazione attuale: per quanto grande possa essere, il giro di affari di Gagosian è solo una goccia nell’oceano che è Lvmh. Si dice che la galleria fatturi intorno al miliardo annuo, contro i 72 miliardi del potenziale acquirente. Nella malaugurata ipotesi in cui la nuova proprietà non dovesse riuscire a portare avanti con successo l’attività della galleria, potrebbe comunque portare in detrazione fiscale le perdite, continuando comunque ad avere come fiore all’occhiello il brand più celebrato al mondo.

Non sorprende il fatto che l’idea di una tale acquisizione possa essere venuta dall’ambiente della moda, che ha visto protagonisti creativi e geniali come Yves Sant Laurent, Coco Chanel, Moschino, Valentino, per ricordarne solo alcuni i cui brand sono stati assorbiti in conglomerati e tramandati con successo, conservando lo stile dettato dai loro creatori. Siamo nell’ambito delle ipotesi? Resta il fatto che intanto Gagosian ha incluso Delphine Arnault nel suo nuovo consiglio di amministrazione. Se l’acquisizione della galleria Gagosian da parte di un imprenditore del lusso dovesse concludersi la scena dell’arte non sarebbe più la stessa.

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