Il mondo ci mette sempre davanti a una serie di strane peripezie. E ogni volta che sembra che qualcosa sia risolto, poi invece salta fuori qualcos’altro che non è risolto.

Dico questo perché l’altra sera un mio amico cameriere, chiamiamolo A., si sentiva molto debole. Finito il turno di lavoro, prima di tornare a casa sua, passa a trovare l’ex compagna (si sono momentaneamente separati e non convivono più).

Lei, appena lui entra in casa, lo guarda e subito gli dice: hai una brutta cera, secondo me non stai bene. Lui risponde: effettivamente mi sento stanchissimo.

Allora lei dice: hai mal di gola? – Ho anche un po’ di mal di gola – Senti, ti faccio un tampone? – Va be’, fammi sto tampone.

Lui tra l’altro, mentre lei gli sta facendo il tampone, le starnutisce anche in faccia, infastidito dal tampone. Una breve attesa poi: esito tampone: positivo.

Lei dice: allora adesso è meglio che vai a casa e domani mattina telefoni subito alla dottoressa. Lui, che condivide, torna immediatamente a casa sua, di notte inizia a avere anche qualche brivido e un po’ di febbre, sdormicchia alla meglio.

Il giorno dopo si alza e telefona alla dottoressa. La dottoressa lo illumina su cosa fare per il Covid e poi gli spiega come fare per caricare la sua situazione sul suo fascicolo sanitario nel sito dell’Ausl.

Ponte con lo smartphone

Lui, anche se non ha ancora internet in casa (ci sta da neanche un mese), facendo da ponte con lo smartphone, riesce a collegarsi.

A questo punto deve inserire il suo nome, il codice fiscale, caricare la foto col risultato del tampone, poi inserire nome, numero di lotto e data di scadenza del tampone.

Non avendo il numero di lotto e la data di scadenza del tampone, telefona al figlio della sua momentaneamente ex compagna e si fa mandare la foto della scatola del tampone dove ricavare tutti i dati che gli servono da inserire nel suo fascicolo sanitario per avviare la procedura Covid, di cui ha bisogno per mettersi in malattia.

Ottenuti tutti i dati che gli servivano, dopo qualche tentativo riesce a ricollegarsi al suo fascicolo sanitario. Ma, sorpresona delle sorpresone, quando un bel momento appare il campo: scegliere tampone da elenco, ecco che consultando l’elenco quel tampone lì non c’è, nell’elenco non compare.

È in quel momento che A., preso dall’angoscia, nonostante la febbre e la stanchezza, che sono un po’ peggiorati, indossa una Ffp2 nuova di zecca e decide di recarsi in farmacia per ottenere informazioni e un nuovo tampone che sicuramente compaia nell’elenco della Ausl.

Va in farmacia e lì chiede a una giovane farmacista un tampone che risulti sicuramente nell’elenco del sito online dell’Ausl. Lei allora gli dice: proprio oggi è uscita una circolare che dice che non tutti i tamponi sono ancora validi per l’autotesting.

Lui le chiede un tampone che sia certamente valido per l’autotesting. Lei dice: non lo so vado a chiedere. A quel punto la giovane farmacista si rivolge a un altro farmacista più anziano, poi torna e gli chiede: ma lei perché ne ha bisogno? È positivo?

Ufficiosamente positivo

Lui dice che è positivo, ma è positivo con questo tampone che non vale più, quindi voleva fare un altro tampone che valesse, così poteva mettersi in malattia.

A quel punto la farmacista si mette a urlare che la gente non può fare sempre come vuole, e che lui è un irresponsabile, e che se facessimo tutti così allora saremmo tutti liberi di far del male alle persone come ci pare.

Allora lui le dice che si è messo una Ffp2 nuovissima e che, se lei era una persona buona e capiva, bastava che gli desse un nuovo tampone di quelli validi secondo le nuove disposizioni dell’Ausl e lui si faceva il tampone e poi lo metteva nel suo fascicolo elettronico così era ammalato in regola.

Lei ha continuato a urlargli che era un irresponsabile e che non gliene fregava niente di far male alle persone. Allora anche lui si è scaldato e le ha detto che era meglio se andava a lavorare in una gioielleria invece che in una farmacia (chissà perché ha detto gioielleria, sarà stata la febbre) e che lui aveva bisogno di aiuto e che doveva essere buona; lei ha continuato a urlare che non poteva crederci e che uscisse subito dalla farmacia, e A. è uscito mandandola a cagare.

Per un po’ non sapeva come fare, poi gli è venuto in mente di telefonare alla sua dottoressa che mentre lui le spiegava tutto quello che era successo, rideva, poi gli ha detto che gli prenotava un tampone alla protezione civile, che gli ha dato l’appuntamento per il giorno dopo.

Epilogo

Così A., che non è automunito, ha dovuto chiedere alla ex compagna se poteva prestargli la macchina, dopodiché si è recato in questi palloni dove secondo lui, sotto un freddo polare di aria condizionata sparatissima, è riuscito finalmente a farsi fare un tampone che avesse un valore legale.

Poi ha riconsegnato la macchina, è ritornato a piedi a casa sua, e quattro giorni dopo ha finalmente ricevuto il suo esito. Finalmente l’Ausl gli comunicava che era legalmente malato e doveva restare in casa fino a quando non sarebbe stato legalmente guarito.

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