A pagina 70 del suo libro Spare, Mondadori (primissimo in classifica e diviso nei tre atti di infanzia, servizio militare e felicità coniugale) il principe Harry racconta del suo rapporto con i libri. E dice che ogni volta che lo costringevano a stare seduto in silenzio con un libro, dava letteralmente i numeri. Dice però che non gli piacevano neppure le formule della matematica, né le belle poesie perché «per impararle le dovevi caricare nell’area del cervello che incamera tutto, proprio quella alla quale opponevo resistenza. Dalla scomparsa di mamma, la mia memoria è stata frammentaria per scelta, e non volevo ricostruirla perché ricordare significava provare dolore.» Allora memorizza lunghi brani di Ace Ventura e del Re Leone.

La cosa turbava suo padre, allora principe ora re, non leone ma Carlo III. A lui, il re, i libri non solo piacevano, ma li esaltava, in particolare Shakespeare: adorava Enrico V, e si paragonava al principe Hal. Nella sua vita c’erano diversi Falstaff, come Lord Mountbatten, il suo amato prozio, e Laurens van der Post, l’irascibile intellettuale seguace di Carl Gustav Jung.

Insomma, Harry non è uno che impara dai libri. Anche se scopre su BrainyQuote.com, un sito di citazioni ispirazionali, la frase di Faulkner, in Requiem per una monaca, sul fatto che il passato non è mai morto, e nemmeno passato. «Non ho mai avuto dubbi sul fatto che papà fosse sconvolto al pensiero che io stesso appartenessi all’orda di barbari che ignoravano Shakespeare. E cercai di cambiare. Aprii l’Amleto: un principe solitario, ossessionato dal genitore defunto, osserva quello superstite innamorarsi dell’usurpatore? Richiusi il libro: grazie, non fa per me». «L’unico libro che ricordo di aver apprezzato è un breve romanzo americano, Uomini e topi di John Steinbeck. Ce lo avevano dato da leggere per inglese. Diversamente da Shakespeare, Steinbeck non aveva bisogno di un traduttore, ma scriveva in una lingua comprensibile, pura e semplice. E, meglio ancora, non si dilungava. Uomini e topi ha poco più di cento pagine».

Primo in classifica, secondo per Harry

The book "Spare" by Prince Harry, Duke of Sussex, is for sale at a Barnes & Noble store in Pittsford, N.Y., on Saturday, Jan. 14, 2023. (AP Photo/Ted Shaffrey)

Il suo, nella versione italiana ne ha 531, 416 quella originale, l’italiano si sa è prolisso e dilata una lingua razionale come l’inglese. Ora il principe, mollato Amleto assai prima del monologo celeberrimo del terzo atto, sulla scia di Uomini e topi, che pure gli era piaciuto, di Furore non fa cenno. Possiamo dedurre che il suo, scritto da JR Moehringer, (il ghost writer premio Pulitzer di memoir più famoso al mondo, che qualche anno fa aveva aiutato André Agassi a scrivere il celebre Open così come L’arte della vittoria Shoe Dog, autobiografia del fondatore della Nike Phil Knight) sia il secondo libro letto in vita sua.

Bel colpo. Perché i lettori di tutto il mondo stanno leggendo in 16 lingue, anche il cinese, il suo libro. A vagonate. Sono previste altre nuove 10 lingue. Per un caso editoriale planetario da 3,2 milioni di copie nel mondo. Vi do conto di cosa è successo in Italia. Tiratura complessiva di mezzo milione di copie, (con una macchina dedicata nella stamperia di Cles) di cui vendute 100mila la prima settimana. Che, facendo i conti che non piacciono a Harry, fa 14mila al dì. È una grande festa per le librerie che vedono lettori vecchi e nuovi. È il record assoluto nella storia dell’editoria italiana di copie in una settimana di un libro di non fiction. E, per una volta, senza tirare in ballo TikTok.

I romanzi di Ammaniti e Mencarelli

Settimana di uscite importanti nella narrativa. Sono arrivati in libreria La vita intima di Niccolò Ammaniti, da Einaudi Stile libero, che sulle piattaforme già insegue il principe al secondo posto e Fame d’aria di Daniele Mencarelli, un nuovo corpo a corpo con la realtà più difficile di questo scrittore che appartiene alla rara categoria degli scrittori sentinelle, quelli che scrivono di persone e di vite, che chiedono di essere testimoniate. In questo caso un padre e un figlio. A guardarli, ora, il figlio sembra il padre. Il padre un bambino. Da Mondadori.

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