Mentre scorro compulsivamente l’app meteo per capire l’ora in cui il caldo torrido finirà, sento già la malinconia di fine estate. Qui in Liguria, dove lo spazio è minimo e avere un ombrellone e due lettini in prima fila equivale al potere dei latifondisti nella Virginia nel 1800, gli stabilimenti sono un microcosmo di gerarchie acquisite da generazioni. Sodalizi e antipatie cristallizzate in decadi dove gli sceneggiatori di Beautiful dovrebbero fare uno stage per prendere spunti.

«Ho passato estati a invidiare Filippo che poteva fare il bagno subito dopo aver mangiato, mentre io lo guardavo dal mio ombrellone aspettando tre ore per digerire un toast. Mia madre era irremovibile», racconta Vittorio oggi quarantenne, qui ora con moglie e figli. E questa è la storia più simpatica che ho origliato.

Di certo a nessuno passerebbe per la testa di andare in Albania a 7 euro a ombrellone, perché il prestigio in questo lembo di terra ligure ad alto tasso di milanesi, passa dalla doccia calda con getto potente sempre disponibile - le chiavette a tempo non sono contemplate - e dal conto finale al bar, per cui un’intera famiglia di Durazzo potrebbe mantenersi un anno.

Sfera ebbasta non è qui

Il materiale sociologico è degno di uno studio della Berkeley University. Nelle due settimane del mio soggiorno - la famiglia di mio marito è tra i latifondisti della prima fila, io ho da poco passato la lunga fase di indifferenza da parte della comunità e ora mi trovo in quella di distaccata ma bonaria osservazione - l’orario che preferisco sono le 18, quando le signore agée col filo di perle e costume abbinato ai sandali si appropinquano alla doccia prima di cambiarsi in cabina e tornare a casa.

Ed è in quel preciso lasso di tempo, e nello stesso corridoio adiacente alle cabine, che in contemporanea si riuniscono le generazioni più giovani. Quella fascia indecifrabile che va dai 14 ai 18 anni, piccoli che si sentono grandissimi. Una falange oplitica di ragazzi e ragazze mutate geneticamente, tutte belle, alte e magre con costumi minuscoli - nessuna in sovrappeso, un giorno qualcuno mi spiegherà - che ascoltano la trap di fianco ai nonni in ghingheri.

E che ora intonano un testo di Sfera Ebbasta: “La c con la mano è da dove veniamo, Ciny Ciny”. Dove Ciny sta per Cinisello Balsamo, paese alle porte di Milano, in cui il cantante è nato e vissuto e in cui loro, i geneticamente modificati, residenti nel quadrilatero, che fanno c con la mano, non credo sappiano dove sia. Di certo i nonni in ghingheri, che li tollerano - o forse non sentono - se lo augurano vivamente.

Dallo yacht allo chef

Ho un grado di separazione con Leonardo di Caprio e già tre settimane fa mi era stato segnalato che fosse in intimità con la modella Vittoria Ceretti, il gossip sui social di questi giorni. Peccato che me lo fossi dimenticato. Però non riesco a togliermi dalla testa che Victoria Beckham abbia scelto Capri al posto di Portofino perché nella villa dei Dolce & Gabbana che l’avrebbero ospitata non c’era la palestra disponibile.

Non sono arrivati i Beckham ma in compenso, l’altra sera a cena al ristorante di Carlo Cracco a Portofino, ho incrociato il milionario texano Michael Dell fondatore e ceo della Dell, appena sbarcato dal suo yacht a tre piani con tutta la famiglia, per gustare i pansoti mantecati dallo chef. Io ero in anticipo e la mia commensale Rosa Cracco un po’ in ritardo, ma giustificata: «Scusami sono ai Bagni Fiore a giocare a Burraco, ho vinto 45 euro», mi ha scritto. «È andata ad arrotondare», scherzava lo chef portandomi un drink a base di tequila, il Rosa, dedicato a lei.

Sogno americano

Nell’attesa rispondo anche a una telefonata. È l’amico Mattia Venni, di casa a Los Angeles, un tempo regista oggi tra i baritoni più osannati dalla critica americana. Si trova in Italia con la fidanzata Sasha Grey e vuole salutarmi. Racconta che si è esibito a New York nell’opera Crispino e la Comare nel ruolo del protagonista. Di lui ha scritto il New York Times, il Wall Street Journal e il The Observer che lo definisce “the superb young italian”.

Sono lontani i tempi in cui lavorava come assistente regista per il film che vinse l’Oscar The Artist e a una festa conobbe la futura fidanzata. «Durante il Covid ho preso una laurea in musica», accenna. «La mia carriera potrebbe continuare, negli Stati Uniti servono sponsor importanti ma con la critica a favore ci sono buone probabilità che ciò accada». Finisco il drink, Rosa è arrivata. Signor Dell le devo parlare.

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