Al calcio in Italia tutto è permesso: ministri come Matteo Salvini fraternizzanti con ultra “attenzionati” per spaccio dalle Questure, città ogni tanto assediate da risse fra tifoserie, società che accumulano arretrati fiscali per 500 milioni.

Questi van pagati prima di Natale, ma le squadre riceveranno trattamenti amichevoli almeno come quello elargito alla Lazio di Claudio Lotito, neo-senatore di Forza Italia: pagherà in comode rate su 20 anni. Speriamo non si arrivi ai 75 anni concessi alla Lega Nord, gestita da gente che la nostra labile memoria trasfigura in padri della Patria.

Il frutteto marcio

È raro che sia la nostra società civile ad espellere le “mele marce”, anziché attendere le indagini della magistratura; s'insinua così anche nei più benevoli il dubbio che marcio sia tutto il frutteto.

Sarebbe quindi ingenuo attendersi che fosse il “sistema calcio”, intriso com'è dell'illegalità in cui affondano le storie professionali dei patron di tante squadre, a ripulire le proprie fetide stalle. Il presidente della Figc, Gravina, teme «che (la cosa) possa riguardare altri soggetti». Ma cosa dice mai!

Il disonore della cronaca nera societaria ora tocca alla “vecchia signora”, i cui bilanci sono finiti sotto la lente della Consob; lo scandalo va oltre gli aspetti contabili e i suoi vertici si son dovuti dimettere.

Stando al comunicato della Juventus, quotata sul mercato regolamentato di Borsa Italiana, il Consiglio di Amministrazione (Cda) s'è dimesso con un nobile gesto, per scindere le sorti della squadra dalle proprie. Esso dovrà difendersi in indagini penali che saranno lunghe e complesse, riguardanti essenzialmente due punti: l'esistenza di costi e debiti provati da documenti scritti ma non figuranti in bilancio, e la registrazione, invece, di rilevanti quanto dubbie plusvalenze derivanti da “scambi di figurine” di giocatori sul mercato.

Pur se queste puzzano di strumentalità lontano un miglio, sarà difficilissimo per i giudici penali accertare, oltre ogni ragionevole dubbio, i valori “oggettivi” dei giocatori; aspettiamoci perizie e contro-perizie, lette le quali sarà difficile arrivare a prove che “tengano”.

È probabile che tale accusa finisca per cadere, ma la prima avrà serie conseguenze; ne va reso merito alla procura sabauda, da tempo scrollatasi di dosso il timore di soccombere, solo teoricamente “in casa”, contro cotanti soggetti.

Cosa vuole Exor

Le accuse toccano solo il Cda uscente, che dovrà esporsi al plotone d'esecuzione sottoponendo agli azionisti un bilancio al 30 Giugno 2022 ben diverso da quello già licenziato. Il nuovo Cda ripartirà da zero a Gennaio.

La verità come sempre differisce dalla sua rappresentazione. Non è stato il Cda a rassegnare le dimissioni, ma il socio di maggioranza della Juventus, la finanziaria Exor, in particolare il suo socio di controllo, John Elkann, ad esigerle, e non per la violazione di norme che tutelano chi investe in una società quotata

Exor non era tanto preoccupata da tali violazioni – nel ramo la Real Casa vanta nobili tradizioni, ormai pluri-secolari – ma del portafoglio dei soci, in primis di Exor stessa, mossasi per fermare le perdite a bocca di barile; 550 milioni negli ultimi cinque anni, che saliranno col nuovo bilancio corretto, e debiti risanati a suon di aumenti di capitale per 700 milioni negli ultimi tre anni.

Perciò John Elkann, cugino del presidente dimissionario, Andrea Agnelli, ha calato il sipario, nominando direttore generale Maurizio Scanavino, suo uomo di fiducia per le missioni difficili, come appunto Juventus, e Gedi. Un particolare: questa controlla Repubblica, che dedica al tema un'attenzione sorprendente solo per chi ignori i dibattiti interni della Casa, ora certo vivacissimi.

La “dimissione” del CdA aprirà forse nuove liti in famiglia, dopo che Margherita Agnelli ha ripreso, nei confronti del figlio John Elkann la lite sull'eredità, inizialmente avviata contro la madre Marella Caracciolo. Mentre questa brutta storia avanza nelle aule civili, Elkann estromette dalla Juventus il cugino; questi è però indirettamente grande azionista di Exor, nel cui Cda pure siede.

Vedremo i due sapranno metter da parte le rivalità personali che l'estromissione del CdA certo alimenterà. La storia del gruppo conta distrazioni, errori, peccati e tradimenti, seguiti talvolta da perdoni e riappacificazioni, per cui deve però sussistere un preciso e reciproco interesse patrimoniale. Difficilmente finirà qui.

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