Da giorni il titolare dell’Istruzione è impegnato in una campagna di comunicazione per smontare le critiche al suo ddl. Con argomentazioni che finiscono per confondere i piani e i significati. I termini “affettività”, “relazioni” e “rispetto” nascondono l’omissione della sessualità
«Fermo restando quanto previsto dalle Indicazioni nazionali...». Da giorni è il mantra del ministro Giuseppe Valditara, la frase-chiave della difesa contro le critiche al suo ddl sull’educazione sessuo-affettiva. Che cancella i corsi sulla sessualità alle scuole elementari e medie, mentre li sottopone al consenso informato dei genitori alle superiori. Di “sesso” si parla solo in termini biologici e riproduttivi, mentre sull’affettività – “relazioni”, “rispetto” – il ddl precisa appunto il fatidico “fermo restando”. Che rimanda alle Indicazioni nazionali in via di approvazione e alle linee guida sull’insegnamento dell’educazione civica del 2024.
Su questo equivoco di fondo, su cosa s’intende concretamente per educazione sessuo-affettiva si consuma lo scontro: esperte ed esperti, educatrici ed educatori, associazioni femministe mettono in guardia da un insieme di disposizioni che, giocando sull’ambiguità, escludono il discorso sul corpo, sul consenso, su ruoli e identità di genere, sull’orientamento sessuale, tutti argomenti che potrebbero «confondere» i ragazzi (e rovinarli col “gender”).
«Fermo restando» Valditara lo dice alla Stampa il 19 ottobre, in un’intervista in cui spiega che il consenso informato dei genitori per l’educazione sessuo-affettiva alle superiori è necessario per «evitare che i bambini affrontino tematiche complesse e potenzialmente disorientanti». (Sui bambini disorientati dei licei non si sa se pensare al lapsus o al refuso).
Il giorno dopo tocca al Corriere della Sera, perché Carlo Verdelli scrive che il modello Valditara consiste nell’elevare «la “normalità” a totem unico e quindi a obiettivo che la scuola deve aiutare a perseguire, sgombrando il terreno da possibili e temibili deviazioni». Qui uno “stupefatto” ministro replica: è falso affermare che il ddl sul consenso informato abbia eliminato l'educazione sessuale. «Fermo restando…». E aggiunge l’altro caposaldo della difesa ministeriale, cioè: «Quanto da noi previsto non sono “bugie pietose”. Lo dimostrano le risposte date ad un questionario inviato agli istituti superiori. Il 90 per cento delle scuole ha attivato corsi di educazione alle relazioni e al rispetto».
L’assedio delle critiche non scalfisce il fortino difensivo: è tutto assolutamente falso. «Fermo restando quanto previsto dai programmi scolastici…», torna a ripetere a Mattino Cinque il 23 ottobre: «Ci sono una serie di insegnamenti che saranno tenuti nelle ore di scienze e biologia che riguardano le differenze sessuali, la pubertà, i rischi delle malattie sessualmente trasmissibili».
«È assolutamente falso» e «fermo restando» anche ai microfoni di Sky Tg 24 il 27 ottobre: «Tutto quello che riguarda l’educazione sessuale è previsto nei nuovi programmi scolastici, quindi non voglio più sentir dire che in Italia si vieta l’educazione sessuale perché è falso».
Il ministro è tanto convinto delle sue ragioni da lanciarsi il 25 ottobre in un monologo sui social dai microfoni benevolenti di Esperia, pagina social lanciata a Fenix – festa dei giovani meloniani – «che dice le cose come stanno», senza la museruola del «politicamente corretto». Nel video, pubblicato “in collaborazione” col ministro, rilanciato dai canali della Lega, Valditara sfoggia tutto l’arsenale: «Fare chiarezza», «fermo restando», «balle dell’opposizione», «paludati intellettuali», «ma lo sapete cosa sono le funzioni riproduttive?».
Viene infine il 28 ottobre il turno di Domani. Lo scrittore Marco Balzano segnala l’ipocrisia di promettere un’educazione affettiva all’indomani del femminicidio di Giulia Cecchettin e approdare a un dispositivo normativo che svuota la materia di contenuti. Dopo la risposta dell’ufficio stampa di Valditara, Balzano domanda: se ci credete, a che serve il consenso informato? Investirete nella formazione dei docenti coinvolti nell’educazione civica? Dove sono pubblicati i risultati di questo famoso sondaggio che citate continuamente?
Senza rispondere a questi quesiti il ministro replica che «il ddl sul consenso informato non vieta l’educazione affettiva, non sta scritto in nessun articolo di legge che l’educazione affettiva è vietata e nemmeno condizionata al consenso dei genitori». Un gioco di parole, perché al consenso è invece vincolata l’educazione alla sessualità, cioè ciò di cui a scuola non si deve parlare, se non nel senso delle «funzioni riproduttive», etc.
Ora, il ddl non è ancora calendarizzato in aula, se ne parlerà per settimane e il dibattito parlamentare porterà a galla queste e altre contraddizioni. La stagione delle precisazioni di Valditara è solo all’inizio.
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