La Polonia questa domenica ha dato prova di un’inedita partecipazione al voto e poi è andata a dormire con la speranza di un cambiamento. Il voto polacco per il parlamento e quindi per un nuovo ciclo di governo ha effetti europei: il paese si è trovato al bivio fra un potere in mano all’ultradestra che erode lo stato di diritto, oppure una svolta europeista e democratica. 

Subito dopo la chiusura delle urne, gli exit poll hanno fotografato la spinta alla svolta: registrano infatti che anche se il Pis è primo partito, le formazioni di opposizione hanno la maggioranza. Nella serata di domenica il leader dell’opposizione, Donald Tusk, è arrivato al quartier generale della sua Coalizione civica, dove si respirava un clima di festa. Poi dopo circa un giorno al completamento dello scrutinio i dati reali hanno confermato la vittoria dell’opposizione.

Lo scenario in numeri

Quando finalmente, dopo lunedì notte, lo scrutinio delle schede è stato compleato, l’opposizione ha potuto avere una conferma definitiva di ciò che il sondaggio tardivo e gli exit poll prefiguravano, proiettando per l’opposizione 248 seggi, cioè più dei 231 necessari per avere la maggioranza assoluta al Sejm. I dati reali dicono che la Coalizione civica di Tusk ha incassato il 30,7 per cento, e i suoi alleati Terza via e Lewica (sinistra) rispettivamente il 14,4 e l’8,6. In totale il 53,7 per cento di voti.

Il Pis ha il 35,4 e Konfederacja resta attorno al 7. Il Pis insomma retrocede rispetto alle precedenti elezioni, e si vede sfilar via il potere.

Il sondaggio tardivo, sempre Ipsos, era molto simile agli exit poll: le destre di Pis che prende il 36,6 e di Konfederacja che è al 6,4 per cento restano battute dalla somma di Coalizione civica 31 per cento, Terzo polo 13,5, Lewica 8,6 per cento.

Per una analisi del voto e di cosa succede ora, questo è l’approfondimento da leggere:

Il Pis retrocede

Jaroslaw Kaczynski ha continuato a parlare di vittoria anche dopo gli exit poll: «Si tratta della nostra terza vittoria consecutiva», ha dichiarato. Il premier del Pis, Mateusz Morawiecki, ha a sua volta presentato questa stessa versione: «Il Pis ha vinto le elezioni!».

Ma i numeri raccontano altro; il Pis resta primo partito, ma retrocede e soprattutto non ha la maggioranza assoluta.

Non conta infatti soltanto il partito più votato. È fondamentale, tanto per il Pis che per lo sfidante, poter contare su partner di governo. I due schieramenti per governare infatti ad avere 231 seggi, la maggioranza assoluta al Sejm (composto da 460 deputati); anche il Senato ha un ruolo, ma non altrettanto determinante, come è dimostrato anche dal fatto che in quest’ultimo mandato il Pis ha governato senza contare su una maggioranza nella Camera alta. 

il Pis e i neofascisti

Perciò anche in caso di vittoria relativa del Pis, non bisogna immaginare che resti lo status quo. Un’opzione avrebbe potuto essere che il paese virasse ancor più a destra, con i neofascisti di Konfederacja a fare da stampella agli ultraconservatori del Pis alleato di Giorgia Meloni in Europa. Konfederacja però non ha una buona performance elettorale, e non farà la differenza per le sorti del Pis, a quanto pare. 

Konfederacja è stata considerata come la vera novità delle elezioni 2023; in realtà di nuovo c’è poco, si tratta di una marmaglia di estrema destra xenofoba ed euroscettica, che prova a normalizzarsi agli occhi dell’elettorato e che mescola i soliti riferimenti neofascisti a un’ideologia turboliberista; Konfederacja predica libertà assoluta per le imprese, e attacca l’idea di stato sociale.

A livello internazionale, questa formazione ha tra gli alleati in Italia personaggi come Roberto Fiore e partiti come Forza Nuova. Per saperne di più puoi leggere questo reportage.

Il ruolo del Terzo polo 

Determinante per Donald Tusk è stato – sempre stando agli exit poll – il contributo del “terzo polo” polacco, perché ha superato ampiamente la soglia di sbarramento.

Mentre le sorti del Pis erano agganciate all’estrema destra, i risultati da tenere d’occhio sul fronte dell’opposizione riguardano in particolare Terza via. La ragione è tanto semplice quanto cruciale: superando la soglia di sbarramento dell’8 per cento – ovvero quella valida per le coalizioni – il terzo polo può fare da cuscinetto fondamentale per un futuro governo a guida Tusk. Se invece la soglia non fosse stata superata, i voti incassati da questa formazione moderata sarebbero stati redistribuiti così che se ne avvantaggiasse anzitutto il partito più votato; ovvero il Pis.

Gli exit poll indicano che gli elettori polacchi hanno indirizzato le loro preferenze sul terzo polo proprio per evitare la dispersione di voti, visto che Terza via supera il 14 per cento. La figura chiave è Szymon Hołownia, leader di Polonia 2050, ex conduttore tv che guarda all’elettorato moderato. 

Trzecia droga – “terza via” – non ha preso l’impegno, come invece la Coalizione e la sinistra, di legalizzare l’aborto fino alle 12 settimane, ma si appella a un referendum. E Hołownia, cattolico di formazione, difende la separazione tra stato e chiesa. Si tratta insomma di un terzo polo che ha l’obiettivo di attirare sulla premiership di Tusk quell’elettorato cattolico centrista o di centrodestra che finora ha votato Pis. 

La strategia unificante di Tusk 

Il leader di opposizione ha scelto una strategia unificante in un paese che il Pis ha polarizzato ed estremizzato: l’idea è che ricomponendo la società si possa anche indirizzarne le energie verso un cambiamento politico. Per usare le parole di Tusk, «non siamo qui per cercare differenze tra di noi. Dobbiamo prevalere contro il male».

Nella Koalicja obywatelska (la “Coalizione civica”) con il leader Tusk e con Platforma ci sono tanto i Verdi che i partitini liberali e gli agricoltori. Anche i movimenti come quello femminista che ha gonfiato l’onda delle proteste per l’aborto nel 2020 hanno i loro candidati. Sul populismo agrario e l’uomo di punta di Agrounia puoi leggere di più qui, mentre l’intervista alla leader dello “Sciopero delle donne” Marta Lempart è qui. Fuori dalla Koalicja restano due importanti formazioni: c’è Lewica, la sinistra. E poi c’è Terza via. Quest’ultima prova ad attrarre il voto moderato e a strappare elettori al Pis. 

In che modo l’affluenza cambia il risultato

L’affluenza di circa il 73 per cento è record. Anche dall’estero i polacchi hanno votato massicciamente, con tanto di code.

E ciò nonostante il governo ultraconservatore abbia costruito una trappola. Il Pis infatti ha stabilito che quei voti dall’estero che non venissero contati entro le prime 24 ore dalla chiusura delle urne saranno distrutti; dal ministero degli Esteri a ridosso del voto è anche arrivata la dichiarazione che chiaramente alcuni finiranno non contati, salvo poi la cacciata del portavoce che si è lasciato scappare la cosa.

Anche dall’Italia ci sono testimonianze delle file per votare, domenica. 

Gli effetti su Meloni

Al quartier generale dell’opposizione, abbiamo domandato a un esponente di Platforma in Europarlamento, Radosław Sikorski, e a un esperto di politica internazionale, Timothy Garton Ash, gli effetti di un cambio di governo su Giorgia Meloni, che è nella stessa famiglia politica del Pis, ma dialoga con il Ppe di Tusk. 

Il commento di Timothy Garton Ash

La reazione di Radek Sikorski

I referendum

Questa domenica si è votato anche per quattro referendum identitari. L’esperimento in sé è stato un flop. Solo circa il 42 per cento ha accettato anche le schede referendarie, il che significa che non viene raggiunto quorum, anche se oltre il 94 per cento di chi ha votato ha risposto “no” (in linea col Pis): è anche negli esiti un andamento simile ai referendum identitari orbaniani.

Trovi tutti i dettagli sui quesiti referendari in questo approfondimento.

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