«Sei favorevole all’ammissione di migliaia di immigrati clandestini dal Medio Oriente e dall’Africa, in conformità con il meccanismo di ricollocamento forzato imposto dalla burocrazia europea?». Basta leggere uno dei quattro quesiti al voto questa domenica in Polonia – quello cardine – per capire che valore abbia questa operazione referendaria: propaganda pura. L’Ue non propone di ricollocare «migliaia di clandestini», e non è «la burocrazia» a deciderlo ma semmai i governi, compresi quelli alleati come l’esecutivo meloniano.

Tuttavia qui non sono i fatti a contare, ma la finzione: il partito ultraconservatore al governo in Polonia, il Pis partner di Meloni in Europa, ha confezionato l’operazione referendaria con una ispirazione precisa, e con obiettivi altrettanto chirurgici.

Il plebiscito come tattica

«Questi referendum non servono mica per dare il via a qualche lavoro legislativo. E le domande sono poste in modo tutt’altro che neutro: sono talmente orientate che vanno considerate come plebisciti per il Pis», non ha dubbi la politologa Dorota Dakowska. Perché quindi accompagnare alle elezioni politiche anche «plebisciti»?

La finalità è anzitutto quella di mobilitare l’elettorato. Anche se attaccano l’integrazione politica europea, le destre “sovraniste” sono bravissime a scambiarsi tattiche fra loro. Nel 2022 il premier ungherese ha preso ispirazione dalla campagna omofoba del Pis alle presidenziali 2020, per costruire la sua legge e il suo referendum anti lgbt. Oggi la destra polacca ricambia: importa da Viktor Orbán la tattica dei referendum identitari.

Non si tratta infatti di quesiti che servono a cambiare leggi, dice bene Dakowska; ma semmai di sondaggi d’opinione convocati in coincidenza con le elezioni politiche per scuotere gli animi dei potenziali elettori. Come Orbán, Jarosław Kaczyński, stratega e leader del Pis, sa bene che un referendum può aiutare pure a sparigliare il fronte dell’opposizione; e infatti la coalizione aggregata dietro a Tusk, più che schierarsi per i migranti, invita semplicemente a non votare per i referendum fake, sperando non raggiungano il quorum.

La rincorsa a destra

La retorica anti migranti non è certo nuova per il Pis, né tantomeno per Kaczyński, nella cui biografia si annoverano frasi come: «Gli immigrati ci portano il colera e i parassiti». Era il 2015: è dalle elezioni di quell’anno che la destra alleata di Meloni trova profittevole trasformare chi migra in un capro espiatorio; e di recente questa campagna è persino più aggressiva, perché il Pis rincorre destre se possibile più estreme. Dopo aver inseguito a destra il partner di governo Zbigniew Ziobro, ora il Pis prova a rubare voti e argomenti ai fascisti di Konfederacja.

Così dopo aver praticato respingimenti illegali, creato una zona cieca vietata a media e ong e issato un muro ai confini con la Bielorussia, oggi il governo polacco impone controlli anche al confine slovacco, strilla contro la riforma del patto europeo sulle migrazioni, attacca la regista Agnieszka Holland per il suo film sul “confine verde”. E più scoppiano scandali che ne fanno defragrare le contraddizioni – come il caso dei visti concessi in cambio di mazzette – più il Pis alza i toni.

Dal quesito sui migranti parte l’idea referendaria, e c’è anche una seconda domanda sul tema: polacchi, mica vorrete «rimuovere la barriera difensiva al confine con la Bielorussia?». Per non farne un assist a Konfederacja sono stati aggiunti anche altri quesiti su temi cari al Pis: mica vorrete «vendere beni statali a entità straniere perdendo il controllo su settori strategici?», è una domanda che allude alla propaganda governativa su un’opposizione tuskiana serva di interessi tedeschi e stranieri. E poi, «volete innalzare l’età pensionabile?».

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