Sicuramente si parlerà delle revisioni delle regole sull’indebitamento dei paesi europei e del salario minimo. Ma la visita del neoeletto Olaf Scholz al presidente del Consiglio Mario Draghi porterà anche l’occasione per il cancelliere di provare la propria stoffa sulla scena europea.

Soprattutto da un punto di vista francese. Emmanuel Macron ha accolto fraternamente Scholz all’Eliseo, ma pur conoscendolo bene grazie ai trascorsi da ministro e vicecancelliere del «caro Olaf», come l’ha chiamato, aspetta ancora di vederlo all’opera. 

Il modo in cui si porrà il nuovo cancelliere dimostrerà non solo se sarà all’altezza dell’eredita di Angela Merkel, ma anche come evolverà il rapporto tra Berlino e Parigi. L’incontro con Draghi diventa dunque una prova importante per Scholz, che finora si è mostrato piuttosto silenzioso nelle proprie prese di posizione. 

Anche il resto della sua coalizione aspetta che Scholz si esponga, per dar seguito in futuro alla promessa che quel che negli ambienti europei viene deriso come “German Vote”, cioè la tendenza a discutere a lungo per poi astenersi, sarà un fatto del passato. 

Quarto posto

La visita di Scholz a Roma sarà «piuttosto breve», ha anticipato il suo portavoce Steffen Hebestreit annunciando la decisione del cancelliere di dare seguito all’invito di Draghi. Niente sosta in Vaticano per l’ex protestante che anni fa ha lasciato la chiesa, dunque. 

L’incontro con Draghi arriva per Scholz durante il suo tour di presentazione, ma soltanto dopo aver già fatto tappa a Parigi, Bruxelles e Varsavia. L’incontro in Polonia era necessario per lanciare la politica di recupero del rapporto con i paesi dell’Europa orientale che ha priorità alta per la coalizione semaforo, ma lascia all’Italia soltanto il quarto incontro del nuovo cancelliere. 

Da parte del cancelliere c’è curiosità nei confronti di Draghi e desiderio di esplorare un potenziale approfondimento dei rapporti con Roma sulla falsariga del Trattato del Quirinale concluso il mese scorso da Macron. 

La posizione incerta del presidente del Consiglio, che tra pochi mesi potrebbe lasciare palazzo Chigi a un nuovo inquilino forniscono fondamenta troppo fragili per sostenere un legame parecchio più forte tra i due paesi in questo frangente.

Bastano però per lanciare un «piccolo trattato d’amicizia», come l’ha chiamato oggi la Frankfurter Allgemeine Zeitung. Il quotidiano riporta la notizia degli sforzi bilaterali, ancora in fase embrionale, per la realizzazione di un documento che coordini diverse aree politiche: secondo il portavoce Hebestreit, «l’intera gamma di questioni comuni bilaterali, europee e internazionali». Un documento «più piccolo» del Trattato del Quirinale ma al tempo stesso «più specifico».

La pandemia 

Sicuramente ci sarà modo di parlare anche della maniera migliore di uscire dalla pandemia insieme ai partner europei: la scelta del governo italiano di imporre comunque l’obbligo di tampone anche al rientro da paesi europei non è piaciuto né a Bruxelles né alle cancellerie straniere. 

«La libertà di circolazione tra i paesi europei è importante. Per questo motivo abbiamo scelto di impostare le nostre decisioni precedenti in una determinata maniera», ha detto Scholz durante una conferenza stampa congiunta con il presidente francese Macron. 

Improbabile che Draghi cambi la propria posizione nella lotta al virus, ma Scholz può anche approfittare dell’incontro per approfondire la strategia messa in atto dalla cabina di regia per affrontare la campagna vaccinale. L’accelerazione nella somministrazione ha raccolto molta ammirazione in Germania: è piaciuto soprattutto il pragmatismo del generale Francesco Paolo Figliuolo.

Uno dei primi atti del nuovo governo della coalizione semaforo è stato quello di creare un organismo stabile di tecnici che affianchi i decisori politici: a capo del Comitato tecnico scientifico berlinese c’è il generale Carsten Breuer, il massimo esperto di logistica della Bundeswehr. 

© Riproduzione riservata