«Misure inaccettabili tra alleati, partner e amici». Così il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha condannato la decisione degli Stati Uniti di imporre restrizioni di viaggio a cinque cittadini europei, tra cui l’ex commissario Ue al Mercato interno, Thierry Breton. «L’Ue rimane ferma nella difesa della libertà di espressione, delle regole digitali eque e della sua sovranità regolamentare», ha aggiunto sui social.

Con il divieto di ingresso di cittadini e funzionari europei, si è aperto un nuovo fronte tra Washington e Bruxelles. È accaduto ieri, 23 dicembre, quando gli Usa hanno annunciato sanzioni contro cinque personalità europee, impegnate a favore di una regolamentazione più severa sul settore tecnologico. Queste azioni equivarrebbero a «censura», secondo il Dipartimento di Stato Usa, giustificando così le misure ritenute dannose per gli interessi statunitensi.

«La libertà di espressione è il fondamento della nostra forte e vibrante democrazia europea. Ne siamo orgogliosi. La proteggeremo», ha scritto su X la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. L’esecutivo Ue ha precisato di aver chiesto «chiarimenti» alle autorità statunitensi sui provvedimenti adottati: «Se necessario – ha avvertito – risponderemo rapidamente e con decisione per difendere la nostra autonomia normativa contro misure ingiustificate». 

A seguito della decisione degli Stati Uniti, il presidente francese Emmanuel Macron ha avuto un colloquio con Breton: «L’ho ringraziato per il lavoro considerevole svolto al servizio dell’Europa. Non cederemo nulla e proteggeremo l’indipendenza dell’Europa e la libertà degli europei», ha scritto Macron sui social.

La vicenda

La notizia è stata diffusa martedì in serata: a Breton e ad altri quattro cittadini europei è stato negato il visto. Oltre all’ex commissario, sono stati colpiti dal divieto di ingresso due rappresentanti, Anna-Lena von Hodenberg e Josephine Ballon, dell’organizzazione tedesca HateAid, impegnata nella lotta contro gli abusi online. La prima è stata insignita a ottobre dell’ordine federale al merito della Repubblica tedesca per il suo lavoro contro la violenza digitale.

Non hanno ottenuto il visto altri due funzionari: Imran Ahmed, fondatore del Center for Countering Digital Hate US/UK, e Clare Melford, fondatrice Global Disinformation Index, con sede nel Regno Unito: entrambe le organizzazioni si occupano di contrastare l'odio online e la disinformazione.

Breton è considerato la “mente” del Digital Service Act, un’importante legge Ue che impone standard di moderazione dei contenuti e protezione dei dati alle principali piattaforme di social media. «Ricordiamo che il 90 per cento del Parlamento europeo, il nostro organo eletto democraticamente, e tutti i 27 Stati membri hanno votato all'unanimità il Dsa. La censura non è dove pensate che sia», ha detto l’ex commissario. 

Per i conservatori statunitensi infatti la norma sarebbe «uno strumento di censura contro il pensiero di destra in Europa e non solo» che, secondo gli Usa, avrebbe “imbavagliato” le piattaforme online.

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