Un incrocio di interessi e di ambizioni personali rischia di bloccare la composizione del cda di Cassa depositi e prestiti. E paralizzare una delle società statali più importanti per il paese. La decisione sui vertici non è stata ancora presa da palazzo Chigi. Giorgia Meloni preferisce attendere l’esito delle europee per poi aprire la partita delle nomine.

Le indiscrezioni continuano a indicare come favoriti Dario Scannapieco, confermato nel ruolo di amministratore delegato, e Giovanni Gorno Tempini come presidente. Nessuno scossone insomma, in continuità con le scelte di Mario Draghi. Matteo Salvini sarebbe pronto ad accettare la soluzione.

Scontro al Mef

Ma non è solo la politica a poter frenare l’operatività di Cdp. Per la composizione del prossimo organismo di vertice di via Goito è in corso una battaglia sotterranea, che coinvolge i dirigenti del ministero dell’Economia. La figura chiave è Marcello Sala, attuale direttore generale del dipartimento Economia, intenzionato a chiedere un posto nel consiglio di amministrazione della Cassa.

Al momento, però, nel cda dovrebbe entrare, come previsto dal decreto, il direttore generale del Tesoro, Riccardo Barbieri Hermitte. Ma Sala non è convinto di questa interpretazione del testo e si sta muovendo per cambiare la normativa, rivendicando il fatto che in precedenza le due direzioni – Tesoro ed Economia – erano accorpate. Fino all’insediamento del governo Meloni si trovavano sotto il controllo di Alessandro Rivera.

Lo spacchettamento, a giudizio di Sala, deve comportare un cambiamento nella composizione del consiglio di amministrazione. O, in alternativa, se proprio deve esserci un solo rappresentante del Mef, il direttore del dipartimento Economia è convinto che spetti a lui. Resterebbe fuori, così, il direttore generale del Tesoro. Una tesi che, secondo gli esperti interni, non è particolarmente convincente.

Il braccio di ferro sta comunque generando una strisciante tensione che potrebbe comportare lo slittamento dell’assemblea dei soci. Con la conseguenza di rimandare l’insediamento dei nuovi vertici fino a che il nodo non sarà sciolto. Significa una sostanziale paralisi.

Peraltro, secondo le indiscrezioni, Sala starebbe rivendicando anche un incarico all’interno di Cdp equity, la holding degli investimenti della società, decisiva per il sostegno per le strategie di sostegno economico alle imprese.

Dubbi sul passato

Le ambizioni di Sala, molto stimato dall’ex presidente di Acri Giuseppe Guzzetti, hanno alimentato perplessità al Mef. Ed è stato acceso un faro pure su un possibile conflitto di interessi del dirigente.

Il suo curriculum è senza dubbio di primo piano. Nessuno lo mette in discussione. Due lauree, in Economia e in Scienze politiche, all’Università del Sacro Cuore di Milano, e un’esperienza internazionale: dalla presidenza dell’Italian Egyptian Business Council all’incarico di vicepresidente esecutivo del consiglio di gestione del gruppo Intesa Sanpaolo. Le incognite crescono sulle ragioni di opportunità.

Fino all’assunzione dell’incarico presso il ministero dell’Economia, Sala era partner emerito di Apis, uno dei colossi del private equity specializzati in servizi finanziari. Il passaggio nel cda di un colosso pubblico potrebbe alimentare preoccupazioni.

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