Nelle periferie italiane, come a Tor Bella Monaca, le disuguaglianze educative sono particolarmente evidenti. Recentemente è stata avviata una petizione per l’apertura di un Centro provinciale per l’istruzione degli adulti (Cpia), strumento importante per contrastare la dispersione scolastica. Le difficoltà e le proposte per offrire a tutti un’istruzione più equa e accessibile
«Non c'è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra disuguali» scriveva Don Milani più di cinquant’anni fa. Fosse oggi qui con noi probabilmente aggiungerebbe «però iniziamo almeno a fare parti uguali», perché la situazione di molte periferie di questo paese è veramente paradossale.
Nei territori dove c’è maggiore dispersione scolastica, dove la povertà educativa è pane quotidiano, spesso associata a quella economica, sono anche quelli dove minore è l’offerta di servizi socioeducativi.
Negli ultimi mesi questo problema è stato sollevato con forza dalle associazioni e dalle scuole di Tor Bella Monaca, nella periferia est di Roma, che hanno stretto un’alleanza per rivendicare interventi urgenti di carattere nazionale e locale.
La petizione
Giovedì 15 maggio la Rete contro la dispersione scolastica e la povertà educativa del sesto municipio di Roma, nata da questo percorso, ha
consegnato più di 1500 firme a sostegno della richiesta di apertura di un Centro provinciale per l’istruzione degli adulti (Cpia).
Questi centri, poco conosciuti, sono delle vere e proprie scuole pubbliche che permettono di intervenire a valle della dispersione scolastica, offrendo formazione professionale, linguistica, culturale a chi è, per varie ragioni, rimasto fuori dal tradizionale sistema scolastico.
Uno strumento fondamentale e sottovalutato, che può aiutare famiglie intere ad uscire dalla marginalità, offrendo opportunità a chi nella vita ne ha avute poche.
Ovviamente, intervenire sugli adulti significa intervenire sulle famiglie, sul contesto dove vivono i minori, con possibili
ricadute positive su ragazzi e ragazze in età scolastica.
La consegna delle firme è avvenuta alla presenza di tutto il consiglio municipale, del presidente Franco e dell’assessora alla scuola del comune di Roma, Claudia Pratelli.
Comune e municipio si sono impegnati a raggiungere questo obiettivo e accettato di aprire un tavolo con le scuole e le associazioni, invitando tutte le istituzioni coinvolte, al fine di trovare un percorso concreto che porti all’apertura del Cpia.
L’incontro e il confronto, però, sono andati oltre, sollevando questioni più generali.
Le sfide dell’educazione in periferia
«Insegnare e fare scuola in periferia non è la stessa cosa che farlo in contesti economicamente più fortunati», hanno sottolineato gli interventi degli attivisti e delle attiviste della Rete, che tiene insieme associazionismo cattolico e laico.
«Quando in una classe di 25/30 bambini ne hai diversi con esperienze carcerarie in famiglia o con affidamento ai servizi sociali, la personalizzazione delle attività diventa fondamentale».
Ecco allora che sarebbe necessario ridurre il numero di studenti per classe, aprire strutturalmente le scuole il pomeriggio e d’estate con una programmazione ricreativa, educativa, sportiva e di sostegno didattico.
«Bisognerebbe iniziare da quei territori dove le fragilità sono maggiori con provvedimenti nazionali in collaborazione con gli enti locali» anche finalizzati al sostegno economico delle famiglie in difficoltà. Per molti bambini e molte bambine in questi territori il pasto scolastico è l’unico vero pasto della giornata.
La battaglia per l’apertura di un Cpia a Tor Bella Monaca può sembrare una questione locale, ma in realtà solleva problematiche trasversali all’intero territorio nazionale.
Sulla dispersione scolastica, spesso, si fa molta retorica, ma servirebbe un provvedimento nazionale che prenda di petto la questione, dando veramente di più a chi ha di meno.
Rimuovendo «gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana» recita la nostra Costituzione. E gli ostacoli per molti bambini e molte bambine sono veramente tanti, troppi.
Il Cpia a Tor Bella Monaca potrebbe diventare un piccolo fatto su cui costruire un percorso concreto che vada ben al di là di un singolo territorio.
© Riproduzione riservata



