- Nelle carte dell’inchiesta sulla fondazione Open anche le chat tra Marco Carrai e Alberto Bianchi, petali del Giglio magico. «Un banchiere invita a dare lavoro allo studio Boschi-Bonifazi: sono tutti più furbi di noi».
- L’ufficio segreto per la propaganda renziana: «È una cosa non ufficiale, non voglio usare la mia carta di credito. I rapporti con Tony Podesta e le miniere di litio di Eurnekian, capo di Carrai. «Interessa a Enel?»
- «Berlusconi contro Vivendi va aiutato: troviamo un fondo, ne avremo benefici politici». I business su Alitalia e i contatti con gli americani di Cerberus. Gli affari con l’acciaio di Piombino. «La Boschi è una palla al piede»
È l’8 novembre del 2016, e a palazzo Chigi c’è un uomo solo al comando: Matteo Renzi. Il premier che ha scalato il Pd e il governo nazionale in quei giorni sta combattendo la battaglia per il referendum costituzionale. Ma Alberto Bianchi e Marco Carrai, suoi amici e consiglieri fidati, sono preoccupati anche da altro: i presunti affari che starebbe facendo lo studio legale del fratello di Maria Elena Boschi (che siede con loro nel cda della Fondazione Open) e di Francesco Bonifazi, parlamentare



