La presidente del Consiglio Giorgia Meloni può approvare il Def più prudente possibile e mostrarsi con il volto più rispettabile che le riesce, ma con il secondo rapporto debito/Pil in Europa e la terza economia del continente, l’Italia resta una sorvegliata speciale per i mercati finanziari. Ora che la Bce ha rivisto la sua politica dei tassi questo è più vero che mai. Per ora la situazione rimane tranquilla, ma c’è chi comincia a mettere in guardia da un possibile tempesta perfetta.

I pessimisti

Questa settimana sono arrivati due segnali importanti. Il primo lunedì, quando la banca d’affari Goldman Sachs ha consigliato ai propri clienti di cedere i titoli di stato italiani nei loro portafogli e di scambiarli con titoli spagnoli. La ragione: a causa dei ritardi sul Pnrr, gli analisti della banca stimano che entro la fine dell’anno lo spread italiano possa risalire fino a 235 punti base.

Martedì,l’agenza di rating Moody’s con un report sull’andamento delle economie che hanno perso l’investment grade. Il documento non èincentrato sull’Italia, ma gli analisti dell’agenzia ne hanno approfittato per ìricordare che al momento il nostro paese è l’unica economia con un rating appena superiore all’investment grade e con un outlook negativo. Significa che l’agenzia sta considerando la possibilità che il nostro debito possa essere ridotto a junk, spazzatura. La prossima valutazione è attesa per il 19 maggio.

Questione Pnrr

Il problema principale su cui sono puntati tutti gli occhi (o almeno: quelli dei pessimisti) è il Pnrr: il piano di investimenti europei di cui, con 191 miliardi di euro, l’Italia è il più grande beneficiario. Ma più che il piano in sé, a preoccupare è il peggioramento nelle relazioni con Bruxelles che una cattiva gestione del Pnrr potrebbe comportare.

Le difficoltà sono note e il governo non ha provato a nasconderle. Già a fine marzo, il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto diceva che era «matematico» che non tutti i progetti sarebbero stati completi entro il 2026. Nel frattempo, la Commissione ha concordato con il governo il posticipo di una tranche da 19 miliardi di euro per assicurarsi il rispetto dei vari traguardi fissati.

Dalla maggioranza di governo sono arrivati i primi segni di nervosismo, con la Lega che ha proposto di rinunciare al denaro che non siamo in grado di spendere. Un segnale ritenuto pericoloso e umiliante. Per il momento, Meloni ha lasciato correre senza commentare.

Forte del sostegno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che proprio a marzo aveva incontrato Mario Draghi e il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni, Meloni sembra aver accettato che suoi fondi del Pnrr il governo deve cercare di fare ciò che può, senza colpi di testa e senza aprire un conflitto con Bruxelles. Per il momento le istituzioni europee guardano con benevolenza all’Italia e in caso di problemi sarà sempre possibile trovare un accordo, sarebbe il messaggio arrivato dal Quirinale.

 

Gli ottimisti

Le preoccupazioni di questi giorni sono tanto politiche quanto finanziarie. Moody’s e Goldman Sachs sembrano scommettere sul fatto che il governo Meloni metterà da parte le buone maniera e tornerà presto allo scontro con Bruxelles. Difficoltà inevitabili sul Pnrr porteranno a un inasprimento della retorica.

Questo a sua volta porterà conflitti con la Commissione e quindi scossoni sull’enorme debito pubblico italiano – scossoni dei quali i clienti delle due istituzioni possono avvantaggiarsi se si preparano per tempo. Ma le posizioni pessimiste non sono dominanti. S&P e Fitch, le altre due principali agenzie di rating, valutano l’Italia un gradino meglio di Moody’s e danno al nostro paese un outlook stabile. Entrambe le agenze pubblicheranno aggiornamenti delle loro vautazioni a maggio.

Per il resto, i segnali in questi primi mesi del 2023 sono positivi. Lo spread è stabilmente sotto i 200 punti, mentre nel 2022 era arrivato persino a 240, soprattutto per i timori dovuti alle elezioni e all’arrivo del nuovo governo. Complessivamente, il mercato dei titoli italiani è andato meglio delle aspettative e gli investitori hanno reagito positivamente al nuovo strumento anti-spread varato dalla Bce.

I fondamentali

In altre parole, sul breve termine ci sono poche ragioni per temere grandi scossoni, soprattutto se il governo manterrà la testa sulle spalle. Ma i fondamentali dell’economia italiana rimangono problematici. Il debito pubblico è al 140 per cento del Pil, la crescita prevista per quest’anno è meno dell’1 per cento, mentre il Def appena approvato dal governo prevede costi in aumento su tutti i fronti.

Con la popolazione che invecchia, pensioni e sanità sono destinate a diventare sempre più care, mentre la fine dell’epoca dei tassi di interesse negativi porterà a una lenta ma inesorabile ascesa dei costi del servizio al debito.

Se a questo aggiungiamo un potenziale fallimento del Pnrr, con obiettivi che iniziano ad essere mancati in serie a partire da giugno, una revisione del patto di stabilità non favorevole all’Italia e nuove tensioni nella maggioranza, con Meloni che teme di perdere la leadership alle prossime europee, si capisce perché Moody’s e Goldman Sachs abbiano deciso di mettere in guardia i loro clienti.

 

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