- Il partito è stato troppo ambiguo sulla sua volontà di porre la questione democratica come centrale. Non ha sviluppato un’idea di governo democratico dell’Italia, ha oscillato tra modelli elettorali contraddittori
- Ha barattato riforme come la riduzione dei parlamentari con le convenienze governative. Ma soprattutto non ha risolto i nodi della democrazia interna
- Questo articolo si trova sull’ultimo numero di POLITICA – il mensile a cura di Marco Damilano. Per leggerlo abbonati o compra una copia in edicola
A guardare il Pd, ogni tanto, sembra di riandare alla Repubblica di Weimar. E non tanto per quell’assetto rissoso e frammentato che lo caratterizza, ma per quella carenza di “fede” – sia ben inteso “secolare” – che pare averlo invaso. Una delle debolezze della Repubblica di Weimar era rappresentata dal fatto di essere “una repubblica senza repubblicani”. Nessuno sembrava crederci sul serio. I socialisti lo esprimevano dicendo: «Republik? Das ist nicht viel, Sozialismus ist das Ziel!» (La Repu



