Dopo giorni di indiscrezioni e smentite dei diretti interessati, adesso è arrivata l’ufficialità: Ilaria Salis sarà candidata alle elezioni europee con l’Alleanza Verdi-Sinistra. A confermarlo sono stati nel pomeriggio di giovedì Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, rispettivamente deputato e segretario di Avs.

«Alleanza Verdi e Sinistra, in accordo con Roberto Salis, ha deciso di candidare sua figlia Ilaria, detenuta in Ungheria, in condizioni che violano gravemente i diritti delle persone, nelle proprie liste alle prossime elezioni europee. In queste ore i gruppi dirigenti nazionali stanno discutendo le modalità di questa scelta che vuole tutelare i diritti e la dignità di una cittadina europea, anche dall'inerzia delle autorità italiane per ottenere una rapida scarcerazione in favore degli arresti domiciliari negati con l'ultima decisione dai giudici ungheresi».

Le smentite dei giorni scorsi

A dare per primo la notizia, nei giorni scorsi, era stato Il Foglio, citando fonti diplomatiche e fonti del partito e fornendo elementi molto dettagliati. Sia Bonelli e Fratoianni, però, in questi giorni avevano smentito categoricamente: «Leggo su Il Foglio di un “Piano Fratoianni” per la candidatura di Ilaria Salis nelle liste di Alleanza Verdi Sinistra. Non esiste nessun piano Fratoianni. Eviterei che su una persona nelle condizioni in cui si trova Ilaria Salis si scatenasse un surreale dibattito mediatico che non l’aiuta certamente. Avs annuncia le sue candidature in modo trasparente senza bisogno di costruire improbabili piani segreti», dichiarava mercoledì Fratoianni.

Oggi, invece, la nota congiunta di Avs ha altri toni: «L’idea è che intorno alla candidatura di Salis si possa generare una grande e generosa battaglia affinché l’Unione europea difenda i principi dello stato di diritto e riaffermi l’inviolabilità dei diritti umani fondamentali su tutto il suo territorio e in ognuno degli stati membri. Il nostro è un gesto che può servire a denunciare metodi incivili di detenzione, soprattutto verso chi è ancora inattesa di un giudizio», per «portare nel futuro Parlamento europeo iniziative legislative per la salvaguardia dei diritti delle persone coinvolte in procedimenti penali in tutti i paesi dell'Unione».

Il caso Salis

Salis si trova in custodia cautelare a Budapest con l’accusa di lesioni nei confronti di due militanti di estrema destra. Il suo caso è stato al centro del dibattito pubblico dopo che è comparsa in udienza, per due volte, in catene. 

Nell’ultima udienza, il 28 marzo scorso, i giudici le hanno negato la richiesta degli arresti domiciliari in Ungheria, che nella strategia concordata tra Roberto Salis e il governo italiano poteva essere la prima tappa di un iter che avrebbe portato l’antifascista a scontare la sua pena in Italia. Ma il giudice si è opposto, adducendo la sussistenza del pericolo di fuga.

Era stata proprio Sinistra italiana a portare all’attenzione dell’opinione pubblica le condizioni di detenzione di Salis. Il tentativo di candidare l’attivista antifascista, detenuta in Ungheria, era stato fatto anche dal Partito democratico, poi smentito dalla segretaria Elly Schlein. 

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