- Nei mesi autunnali il Partito democratico ha vissuto le grandi svolte: le primarie di Romano Prodi del 2005, la nascita del partito e l’elezione di Walter Veltroni nel 2007. Oggi la spinta propulsiva si è del tutto esaurita. La forza politica è in mano a “signorini della guerra” che l’hanno portata a dimezzare gli elettori. Una ri-generazione è necessaria.
- L'errore è stato accontentarsi della gestione del potere senza vincere nella società, una tentazione che ha corroso perfino il capo meno incline al tirare al campare, ovvero Matteo Renzi.
- Non serve cambiare il segretario, il giovane invece del vecchio, la donna al posto dell'uomo, serve cambiare partito. Adesso lo dicono tutti. Troppo tardi.
Il bello delle elezioni (perse) è che dopo c’è il congresso del Pd. Ovvero regole contestate, candidature annunciate e ritirate, faccia a faccia tra i nomi in corsa (i confronti impossibili nella campagna elettorale normale, unico paese d’Europa, vero Agcom?). È sempre stato così, ma non è detto che oggi lo spettacolo sia così divertente come in passato. La partita è stata inaugurata di Enrico Letta con la lettera «agli iscritti e alle iscritte del Pd» e l’indicazione di quattro fasi (la chiama
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