Approvata la mozione che assicura il rinnovo automatico del memorandum con Tripoli. Le violazioni documentate dall’Onu non contano. Bocciate le mozioni delle opposizioni
Il governo ha tempo fino al 2 novembre per impedire il rinnovo dell’accordo siglato con la Libia nel 2017 sulla gestione dei flussi migratori. Ma, dopo il voto di ieri alla Camera, questo non accadrà e l’intesa verrà rinnovata automaticamente per altri tre anni. Perché – si legge nella mozione della maggioranza approvata con 153 voti favorevoli, 112 contrari e nove astensioni – viene considerato «uno strumento indispensabile per proseguire la strategia nazionale di contrasto ai trafficanti di immigrati e di prevenzioni delle partenze dalla Libia».
Per questo, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Noi Moderati hanno posto come unico impegno all’esecutivo quello di proseguire la strada intrapresa otto anni fa dall’allora governo Gentiloni, con Marco Minniti ministro dell’Interno.
La strategia di contrasto e di prevenzione non è chiara se si leggono i dati pubblicati qualche giorno fa da Frontex, che mostrano come la Libia continui a essere nel Mediterraneo centrale il principale punto di partenza e, al contrario delle altre rotte, ha registrato una crescita nelle partenze del 50 per cento, rispetto al 2024. Anche a settembre, secondo il report di Unhcr, è stato il primo paese di partenza, con circa l’88 per cento di tutti gli arrivi via mare in Italia. Solo ieri dalla Libia sono arrivate oltre 80 persone. Senza contare che dalla Cirenaica, la regione dell’est governata dal generale Haftar, i flussi verso Creta sono aumentati del 280 per cento.
Per i partiti di maggioranza l’obiettivo primario rimarrebbe quello di «assicurare il pieno rispetto delle norme di diritto internazionale, con particolare riferimento alla promozione e alla tutela dei diritti umani», dimenticando però le violazioni documentate da diversi organismi internazionali.
A partire dalla missione d’inchiesta indipendente delle Nazioni unite in Libia, secondo cui il direttorato per la lotta alla migrazione irregolare e la cosiddetta Guardia costiera risultano essere collusi con milizie e trafficanti nell’intercettazione e nella detenzione di donne e uomini migranti.
Ci sono poi «ragioni fondate», ha rilevato la missione, «per credere che i migranti in tutta la Libia siano vittime di crimini contro l’umanità e che atti di omicidio, sparizione forzata, tortura, schiavitù, violenza sessuale, stupro e altri atti disumani vengano commessi in relazione alla loro detenzione arbitraria». Oltre al fatto che, secondo la Cassazione e la Cedu, non si può considerare un porto sicuro.
«Occasione persa»
Per il Tavolo asilo e immigrazione (Tai), composto da diverse organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti delle persone straniere, si tratta dell’«ennesima occasione persa dal governo italiano», che avrebbe potuto «assumere una posizione chiara in difesa dei diritti umani e porre fine alla complicità con le gravi violazioni commesse nei centri di detenzione libici».
Le opposizioni (quasi) unite, infatti, avevano presentato una mozione per «non procedere a nuovi rinnovi automatici», sospendendo «ogni forma di cooperazione, materiale e operativa che comporti il ritorno forzato di persone verso il territorio libico». Nel testo presentato da Schlein – firmato da altri parlamentari di Pd, Alleanza Verdi e Sinistra, Italia viva e +Europa e bocciato in aula – si nota però un’assenza: quella del Movimento 5 stelle che si è sfilato dalla mozione unitaria per proporne un’altra che non chiedesse lo stop al rinnovo ma «una revisione seria», ha spiegato il capogruppo della commissione Esteri, Francesco Silvestri.
I “guardiacoste”
Un accordo che, tuttavia, è irriformabile per le organizzazioni del Tai e della flotta civile attiva nei salvataggi in mare: l’intesa in vigore da otto anni con il paese nordafricano, in mano a bande e milizie armate, «ha delegato alla guardia costiera libica i respingimenti che il nostro governo e l’Europa non avrebbero potuto fare, perché le leggi lo impediscono», ha denunciato il responsabile immigrazione Arci, Filippo Miraglia.
Uno dei primi esperimenti di esternalizzazione delle frontiere si è così tradotto nella detenzione arbitraria di migliaia di persone e nel respingimento forzato di oltre 158mila. Dall’inizio del 2025, si contano, secondo l’Oim, oltre 20mila migranti intercettati e riportati nei centri di detenzione libici. A questi dati si aggiungono oltre 12mila morti o dispersi in mare in dieci anni.
«Un fallimento etico, morale e politico», dice il deputato di Avs Nicola Fratoianni. Mentre per il segretario di +Europa, Riccardo Magi, si tratta di «una cooperazione con poteri mafiosi», che porta il governo a essere «messo sotto ricatto da quegli stessi poteri». Lo ha dimostrato «uno dei punti più bassi raggiunti» dall’esecutivo, hanno scritto le opposizioni nella mozione, con il rilascio e il rimpatrio con un volo di stato del generale Almasri, individuato da molti come torturatore e ricercato dalla Corte penale internazionale per stupri e omicidi.
E mentre si è votato a favore del rinnovo automatico del memorandum e la maggioranza assicura una «collaborazione bilaterale improntata al rispetto dei diritti umani», un ragazzo di 15 anni di origine egiziana sta lottando tra la vita e la morte, con una pallottola nel cranio, per i colpi sparati dai guardiacoste libici in acque internazionali. Una persona è morta e altre due sono state ferite.
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