Le opposizioni sono unite per dire «basta al memorandum Italia-Libia» sui flussi migratori, accordo firmato nel 2017 che si rinnoverà il prossimo 2 novembre. Unite o quasi, dopo che il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte si è sfilato da una mozione (la numero 1-00498) che è stata discussa martedì 14 ottobre in aula alla Camera e che verrà votata mercoledì. «C’è bisogno di una revisione seria», ha detto il capogruppo M5s in commissione Esteri Francesco Silvestri, «se uno strumento non funziona, lo si cambia. Va aggiornato».

Se i Cinque stelle chiedono una modifica dell’intesa, la mozione presentata dalla segretaria del Partito democratico Elly Schlein - e firmata da altri parlamentari di Pd, Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva e +Europa - impegna il governo italiano «a non procedere a nuovi rinnovi automatici», sospendendo «ogni forma di cooperazione tecnica, materiale e operativa».  

Quello che le opposizioni e le organizzazioni impegnate nel soccorso in mare hanno chiesto in conferenza stampa alla Camera è, dunque, di mettere fine all’accordo che era stato introdotto nel 2017 dal governo Gentiloni, con Marco Minniti ministro dell’Interno: «Un memorandum dei morti», secondo il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury, che, dice Filippo Miraglia dell’Arci, «ha delegato alla guardia costiera libica i respingimenti che il nostro governo e l’Europa non avrebbero potuto fare, perché le leggi lo impediscono». 

Ancora nuove vittime

Nelle stesse ore in cui la Camera discute il rinnovo del memorandum e la minoranza ne chiede l’abolizione, una persona è morta, un’altra è in coma con una pallottola nel cranio e sta lottando tra la vita e la morte, e altre due sono state ferite da colpi sparati da una motovedetta libica il 12 ottobre in acque internazionali. 

La lista delle violazioni fatte da quella che è stata definita guardia costiera libica, ma che nei fatti è stato un corpo creato in un paese diviso da milizie e fazioni, è lunga. Sia nei confronti delle persone migranti che attraversano il mar Mediterraneo, come è accaduto tre giorni fa, sia nei confronti delle navi di soccorso umanitario.

«Il 26 settembre 2025 un’imbarcazione della Sea Watch è stata bersagliata da colpi di arma da fuoco da una motovedetta donata dall’Italia alla Libia nel 2018», spiega Valentina Brinis, della rete delle organizzazioni del soccorso in mare, che riunisce venti imbarcazioni della flotta civile. E ricorda: «Se nessuna delle due parti farà nulla entro il 2 novembre, il memorandum rientrerà in vigore il 2 febbraio 2026. Le testimonianze sono sufficienti a chiederne l’interruzione».

Testimonianze che sono già state raccontate in parlamento dall’associazione Refugees in Libya e dal suo presidente David Yambio, torturato dal generale Almasri in persona, lo stesso che il governo italiano ha rilasciato e accompagnato in Libia con un volo di stato, nonostante le accuse mosse dalla Corte penale internazionale di stupri e omicidi. «Come possono le persone accettare che le loro tasse vadano a un mucchio di terroristi, di criminali, in Libia sotto il nome della cosiddetta guardia costiera?», chiede Yambio. I testimoni, continua, sanno «chi sono i legislatori, chi firma questi accordi, chi permette che i milioni di euro di tasse degli italiani e degli europei vadano in Libia e supportino crimini contro l’umanità».

«Una cooperazione con poteri mafiosi», per il segretario di +Europa Riccardo Magi, che porta il governo a essere «messo sotto ricatto da quegli stessi poteri». 

La mozione

Per questo, aggiunge Fratoianni, questo memorandum va sospeso, meglio ancora sarebbe cancellarlo del tutto perché «è stato fin dall’inizio una scelta drammaticamente sbagliata». Con questa mozione, dice Schlein, «siamo impegnati a fermarlo» e «il nostro impegno sarà totale». 

Sono numerosi i rapporti delle organizzazioni internazionali «che documentano gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani nei confronti di migranti e rifugiati in Libia dal 2017, tra cui detenzioni arbitrarie, torture, schiavitù, lavoro forzato, violenze sessuali, tratta e sparizioni forzate», si legge nella mozione, che ricorda la collusione della «guardia costiera libica con milizie e trafficanti nell’ambito dell’intercettazione e della privazione della libertà di donne e uomini migranti, della loro riduzione in schiavitù, del lavoro forzato, della detenzione».

Per questo, le opposizioni chiedono che l’esecutivo si impegni a bloccare il rinnovo automatico, rivedere integralmente gli accordi bilaterali, «promuovere, in sede europea» una «missione civile di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale». Chiedono infine al governo trasparenza sulle «attività di cooperazione e spesa in Libia». Una strada che, con la liberazione del generale Almasri e con la decisione di secretare gli appalti per l’affidamento a paesi terzi dei mezzi di controllo delle frontiere, il governo Meloni non sembra aver intrapreso. 

© Riproduzione riservata