Matteo Salvini va a Santa Maria Capua Vetere per difendere gli agenti di polizia penitenziaria accusati di violenze e tortura per la spedizione punitiva nel carcere Francesco Uccella, definita dai giudici «orribile mattanza», dello scorso 6 aprile 2020.

Mentre una parte della politica e moltissimi cittadini chiedono giustizia per i pestaggi nella prigione campana, giovedì 1° luglio alle 17, fuori dal penitenziario, il segretario della Lega testimonierà la sua solidarietà agli uomini delle forze dell’ordine.

Montaggio di Carmen Baffi

Questa mattina Salvini, intervenendo a Radio Crc, ha annunciato che giovedì 1 luglio sarà a Santa Maria Capua Vetere per una visita. Ha aggiunto poi che «chi sbaglia paga, soprattutto se indossa una divisa. Però non si possono coinvolgere tutti i 40mila donne e uomini di polizia penitenziaria e non si possono sbattere in prima pagina con nomi e cognomi. Serve rispetto per uomini in divisa che ci proteggono in strada, i singoli errori vanno puniti. Conosco quei padri di famiglia sotto accusa e sono convinto che non avrebbero fatto nulla di male».

Dopo la pubblicazione dei video dei pestaggi, Domani aveva chiesto un commento al leader del Carroccio: Il suo portavoce ha risposto che Salvini «ha già parlato oggi e non credo torni sul tema», invitando a guardare il post sui social network della giornata precedente.

Nel video pubblicato su Facebook dopo le decisioni dei giudici, Salvini aveva espresso «il suo pensiero e la solidarietà umana e politica alle donne e agli uomini delle forze dell’ordine in divisa della polizia penitenziaria» per gli arresti e le misure cautelari volute dal gip di Santa Maria Capua Vetere.

Il segretario della Lega affermava poi che «chi sbaglia paga, anche in divisa, ci mancherebbe altro, ma giù le mani dalle forze dell’ordine» e che il suo «pensiero va a loro, ai loro colleghi e alle loro famiglie. Sempre dalla parte delle forze dell’ordine». Poi confermava la sua visita al carcere campano «per portare la solidarietà a donne e uomini della Polizia Penitenziaria che lavorano in condizioni difficili e troppo spesso inaccettabili».

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