- Da un lato una figura rassicurante, in continuità col passato ipergovernista, con il suo backstage di pubblici amministratori e una base in cui gli iscritti e le iscritte sono figure quasi mai di ceto debole e non garantito
- Dall’altro l’orizzonte di un pezzo di società che è sottorappresentata, senza punti fermi, con pochi diritti e troppi e talvolta gravosi doveri. Schlein e Bonaccini sono le due opzioni più diverse da quanto il Pd abbia mai proposto
- Questo articolo si trova sull’ultimo numero di POLITICA – il mensile a cura di Marco Damilano. Per leggerlo abbonati o compra una copia in edicola
Per una serie di circostanze abbastanza difficili da spiegare ho partecipato di persona ad entrambi gli incontri ufficiali di presentazione delle candidature alla segreteria del Pd, quello di Stefano Bonaccini a Campogalliano e una settimana dopo quello di Elly Schlein al Monk di Roma. Si tratta di una competizione ormai non solo interna al partito che viene vissuta come una sorta di derby emiliano tra due persone che per postura, lessico, storia politica e argomenti proposti non potrebbero ess



