Matteo Salvini non è pentito, anzi. In una diretta su Facebook ha detto che proseguirà nei suoi contatti con la Russia. Il viaggio a Mosca non è più in programma ma il leader della Lega non vuole fermarsi: «Proseguirò via telefono». Questo però non significa che il progetto gli sembri sbagliato: «Mi chiedono se vado a Mosca... Ma ragazzi c'è un linciaggio a reti unificate da tre giorni per la sola idea di portare a Mosca e poi a Kiev una proposta di pace... E allora lavorerò via telefono, ovviamente si può fare da Milano e da Roma».

Ha confermato di aver visto più volte l’ambasciatore russo in Italia, Sergej Razov così come rivelato da Domani: «Ho chiesto il cessate il fuoco e la pace. Posso essere ascoltato in palazzi dove non vengono ascoltati altri? Evidentemente sì. Se riuscirò a ottenere qualunque cosa andrà sul tavolo del presidente del Consiglio».

Per lui sta perseguendo la «la via della pace» e «non mollo. Pace e lavoro sono i miei obiettivi». A Fanpage ha detto di essere in contatto con il ministro degli esteri Sergej Lavrov.

Salvini ha poi attaccato le sanzioni alla Russia citando i dati di Avvenire, il giornale edito dalla Conferenza episcopale italiana: «L'interesse nazionale italiano prevede la pace, non la guerra e altre armi. Con le sanzioni ci perdono e Italia e Europa. A quelli che dicono che bisogna mettere in ginocchio Putin, per carità se funzionasse per tornare alla pace...». Per lui non fanno male agli oligarchi e ai ministri. Poi ha segnalato che i prezzi dei carburanti stanno continuando a salire, citando per primo il diesel, uno dei carburanti più esportati dalla Russia e che sarebbe bloccato dal nuovo pacchetto di sanzioni europeo su cui è stato trovato l’accordo insieme al greggio e ai prodotti raffinati.

Salvini, che ne stava preparando uno suo, ha attaccato il piano di pace del ministro Luigi Di Maio: «Durato solo 15 minuti» e «se aspettiamo le mediazioni di Di Maio arriviamo a Natale».

I rapporti

Mentre il presidente del consiglio Mario Draghi da Bruxelles martedì lo ha esortato alla trasparenza e il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica indaga sul nuovo consulente Antonio Capuano per capire bene cosa stia accadendo nei rapporti tra Salvini e Mosca, il leader della Lega sin dal mattino ha ribadito che non vuole farsi da parte nelle mediazioni.

Dopo lo scoop di Domani che ha portato alla luce il primo e poi tutti gli altri incontri con l’ambasciatore russo Sergej Razov organizzati insieme al nuovo consulente Capuano all’insaputa di Draghi, Salvini, non citando direttamente l’ambasciatore russo, ammette di averlo incontrato e di essere pronto a continuare: «Io l’ho fatto e continuerò a farlo, spero in compagnia di tanti colleghi che in questi giorni criticano e chiacchierano, ma per arrivare alla pace non muovono un dito, preferendo parlare di armi e guerra», ha twittato attaccando fra le righe il Partito democratico che accusa di avere una politica troppo a favore delle armi.

Nonostante lo sconcerto delle scorse ore dei partiti di maggioranza, ma soprattutto della presidenza del Consiglio e del ministero degli Esteri, il segretario della Lega ha ribattuto: «Per la pace si lavora con ambasciatori e governi di tanti paesi, alla luce del sole, comunicandolo anche a giornali e tivù più volte, avendo come unico obiettivo la fine della guerra». 

Il segretario della Lega ha ritenuto addirittura di divulgare tramite ufficio stampa una lista di tutte le volte in cui ha detto «ho visto l’ambasciatore» e «andrei a Mosca», sostenendo dunque che questo sia sufficiente per dare peso alle sue mosse.

Nello specifico, Salvini sottolinea di una volta in cui uscendo da un incontro con Mario Draghi il 5 maggio scorso ha affermato: «L'ho ribadito anche al premier Draghi: nel mio piccolo, se potessi essere protagonista» del processo di pace, «da Mosca a Washington a Pechino a Instanbul, visto che oggi ho incontrato l'ambasciatore russo, io andrei dovunque. Non capisco la polemica  italiana su chi lavora per la pace». Tuttavia non ha aggiunto altro su cosa abbia condiviso o no con Palazzo Chigi.

Il Copasir

Intervistato sulla Stampa, il presidente del Copasir Adolfo Urso (FdI) ha parlato dei lavori su Capuano: «Sono le usuali procedure quando emergono questioni inerenti la sicurezza della Repubblica», il primo passo ha proseguito, è «la richiesta di informazioni agli organi competenti che di volta in volta possono essere agenzie di inteligence, autorità di governo procure o la neocostituita agenzia per la cybersicurezza». Su Matteo Salvini e il suo piano russo non ha voluto esprimere pareri, ma ha detto che da ex ministro degli Interni «conosce bene le regole che sovrintendono alla sicurezza della Repubblica. Confido che ne abbia tenuto conto».

Un altro membro della commissione, Elio Vito (Fi), che nei giorni scorsi ha presentato un’interrogazione, ha chiesto di prendere le distanze da Salvini: «Dopo le notizie degli incontri con l’Ambasciatore russo, i post, i viaggi programmati a Mosca, Salvini è fonte di grave imbarazzo per il governo» che dovrebbe sostenere, ma anche per la sua coalizione: «Per la Lega, per Forza Italia, per il centrodestra. Dovrebbero tutti prenderne definitivamente le distanze».

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