La Polonia e la Lettonia chiudono lo spazio aereo al confine con la Bielorussia. Zelensky lancia l’allarme: «Putin vuole scoraggiarvi dall’inviare difese all’Ucraina»
Il giorno dopo lo sconfinamento di 19 droni russi in Polonia, Varsavia chiede sostegno al resto d’Europa per difendere i suoi cieli. Ma Kiev teme di essere lasciata scoperta mentre i suoi partner si affrettano a rassicurare Varsavia. Vladimir Putin vuole «scoraggiare i partner dal trasferire sistemi di difesa aerea all’Ucraina in vista dell’inverno – ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky – perché hanno mostrato: “possiamo attaccare anche voi; anche voi ne avete bisogno”. È molto nello stile di Putin».
Secondo il presidente polacco, Karol Nawrocki, invece, «la provocazione russa non è stata altro che un tentativo di mettere alla prova le nostre capacità e la nostra reattività» e che il test «è stato superato». I droni russi sono penetrati nei cieli polacchi fino a quasi 500 chilometri. Quattro sono stati abbattuti, mentre quindici sono precipitati senza causare feriti, ma danneggiando un’abitazione.
Le richieste di Varsavia
Nonostante le dichiarazioni di aver «superato il test», il governo di Varsavia chiede comunque agli alleati nuovi armamenti per difendere i suoi cieli. Questo mentre il Cremlino ha fatto sapere che «non commenterà più» la vicenda. Il portavoce di Putin, Dimitri Peskov, ha spiegato che tutte le informazioni sono già state fornite dal ministero della Difesa che ha anche offerto collaborazione al governo polacco. Ricordiamo che Mosca aveva detto che nessuno dei droni «aveva obiettivi da distruggere in Polonia».
Nel frattempo, l’Europa sta ancora elaborando come reagire all’incursione. Varsavia ha annunciato la chiusura di una striscia di spazio aereo al confine con la Bielorussia, seguita dalla Lettonia. Una misura in vigore dal tramonto all’alba e che serve a lasciare i cieli sgombri da aerei civili nel caso di futuri sconfinamenti. Varsavia ha anche annunciato l’invio di 40mila soldati al confine con la Bielorussia. Una manovra che era da tempo allo studio in risposta alla prevista esercitazione Zapad 2025, che le forze armate russe e bielorusse inizieranno nei prossimi giorni e andrà avanti per oltre una settimana.
Ma i polacchi chiedono anche agli alleati altri caccia e missili per proteggere i loro cieli. Il primo ministro polacco, Donald Tusk, ha assicurato che durante i suoi colloqui di mercoledì con i leader di Francia, Regno Unito, Ucraina, Italia, Germania e Paesi Bassi, ha «ricevuto non solo espressioni di solidarietà con la Polonia, ma soprattutto proposte concrete per sostenere la difesa aerea del nostro paese». Il suo ministro degli Esteri, Radoslav Sikorski, ha aggiunto: «Abbiamo bisogno dei Patriot perché i droni non sono l’unica forma di minaccia russa al nostro spazio aereo. Abbiamo anche bisogno di un “muro anti-drone”».
I sistemi di difesa aerea sono tra gli armamenti al momento più richiesti in tutto il mondo, ma la capacità di produrli, soprattutto fuori dagli Stati Uniti, è limitata.
Analisti come Konrad Muzyka sottolineano inoltre che i mezzi attualmente utilizzati da Varsavia per difendersi sono inadeguati. Non è economicamente sostenibile utilizzare caccia che costano centinaia di migliaia di euro per ogni ora di volo per abbattere droni che costano una frazione di questa cifra. L’Europa, a differenza dell’Ucraina, non ha ancora sviluppato un sistema per contrastare efficacemente attacchi di droni a basso costo.
Le mosse di Lukashenko
Zelensky ha offerto a Varsavia le conoscenze che le forze armate di Kiev hanno sviluppato nel contrasto a questi attacchi di massa: «Nessuno al mondo ha abbastanza missili per abbattere tutti i diversi tipi di droni». Secondo Reuters, la Polonia è stata pronta ad accogliere l’offerta e militari di Varsavia sarebbero già pronti a recarsi in Ucraina per apprendere le tecniche di contrasto ai droni.
Ma il timore di Kiev di essere lasciata da sola è reale. Anche perché non ci sono tracce di movimenti europei nella direzione che vorrebbero gli ucraini: l’intervento degli alleati per abbattere droni e missili russi nello spazio aereo ucraino. Una richiesta avanzata ancora una volta dal ministro degli Esteri di Kiev, Andrii Sybha, ma a cui per ora non sono arrivate risposte. Polonia, Ucraina e Lituania hanno pubblicato una dichiarazione congiunta promettendosi aiuto reciproco nel contrasto ai droni russi, ma di concreto fino ad oggi non si è ancora visto molto.
Intanto, la Bielorussia ha liberato 52 prigionieri, quasi tutti arrestati in seguito alle proteste di piazza del 2020 contro il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko. La liberazione è avvenuta con la mediazione del presidente americano, Donald Trump, che ha promesso in cambio l’allentamento delle sanzioni nei confronti della compagnia di bandiera, Belavia. Ad agosto, Trump aveva chiesto la liberazione di oltre mille prigionieri detenuti nelle carceri del paese.
L’accordo, annunciato giovedì, spiega anche come mai il ministero della Difesa bielorusso sia stato rapidissimo a prendere le distanze dallo sconfinamento dei droni russi, comunicando la loro rotta al governo polacco e annunciando di aver partecipato all’abbattimento di alcuni velivoli. Da tempo, Lukashenko sta cercando di svolgere un ruolo indipendente nella crisi ucraina ed ha offerto in diverse occasioni i suoi uffici di mediatore e la capitale, Minsk, come possibile sede per le discussioni di pace.
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