Alla luce dei risultati elettorali in Ue, il premier Benjamin Netanyahu da oggi ha più o meno amici in Europa? Il primo ministro confida di averne di più nel prossimo futuro e di vedere ridurre le pressioni per la soluzione dei due Stati da un’Europa in piena crisi di identità e dove soffia forte il vento della estrema destra. Intanto le elezioni francesi previste il 30 giugno e il 7 luglio al secondo turno faranno procrastinare la formazione della Commissione e del Consiglio. Così ad esempio la voce dell’Alto rappresentante per la politica estera europea, Josep Borrell, ultimamente una spina nel fianco di Tel Aviv, sarà meno efficace in attesa di una nuova nomina. Inoltre sarà difficile che in queste turbolenze anti establishment ci siano delle altre avanguardie di Stati come la Spagna, l’Irlanda e la Norvegia che trovino il tempo di annunciare riconoscimenti della Palestina così da mettere sotto pressione Tel Aviv.

Tutto questo spostamento di equilibri a destra in Europa darà fiato a Netanyahu, che non fa mistero di puntare sulla rielezione di Trump e che si sente assediato internazionalmente a causa della sua politica di forza nella Striscia e della mancanza di chiarezza sul dopo guerra a Gaza, due temi che numerose cancellerie europee hanno contestato.

Netanyahu, però, da ieri ha un nuovo fronte: quello interno dopo che il ministro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz, sebbene sbagliando i tempi dell’annuncio e in modo piuttosto goffo, ha lasciato il governo israeliano e ha chiesto nuove elezioni, con accuse pesanti a Netanyahu: il premier «impedisce la vittoria» nella guerra per ragioni personali in modo da procrastinare le decisioni sul dopo guerra nella Striscia.

Consiglio di sicurezza

Poi c’è la decisione americana di far entrare in campo l’Onu a sostegno del suo piano di pace in tre fasi.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite dovrebbe votare nella notte su una bozza di risoluzione Usa per sostenere una proposta di cessate il fuoco a Gaza e invitare Hamas ad accettarla, ha annunciato la presidenza sudcoreana. L’ultima versione del testo «accoglie con favore» la proposta di tregua annunciata il 31 maggio dal presidente statunitense Joe Biden per un cessate il fuoco tra Israele e i militanti palestinesi di Hamas nella Striscia di Gaza.

Inoltre, a differenza delle versioni precedenti, afferma che il piano è stato «accettato» da Israele. La bozza di risoluzione esorta il movimento islamista palestinese Hamas ad «accettarlo anch’esso ed entrambe le parti ad attuarne pienamente i termini, senza ritardi e senza condizioni». Gli Stati Uniti hanno finalizzato il loro testo domenica dopo sei giorni di negoziati tra i 15 membri del Consiglio.

Non è stato immediatamente chiaro se le potenze con diritto di veto come Russia e Cina avrebbero consentito l’adozione della bozza. Per approvare una risoluzione sono necessari almeno nove voti a favore e nessun veto da parte di Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Cina o Russia. La mossa serve a fare pressioni su Israele e Hamas affinché si giunga a una tregua e alla liberazione degli ostaggi.

L’esortazione di Blinken

Il segretario di Stato americano Antony Blinken, in visita in Medio Oriente, per l’ottava volta dall’inizio del conflitto, lunedì ha esortato i Paesi della regione a fare pressione sul movimento islamista palestinese affinché accetti l’accordo.

«Il mio messaggio ai governi della regione è che se volete un cessate il fuoco fate pressione su Hamas perché dica sì», ha detto ai giornalisti al Cairo. Il segretario di Stato americano ieri ha lasciato il Cairo dopo un lungo colloquio con il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, diretto in Israele dove incontrerà Netanyahu e Gallant, il ministro della Difesa.

Martedì Blinken incontrerà il dimissionario Gantz. Durante l’incontro al Cairo, Al Sisi ha sottolineato la necessità di porre fine alla guerra a Gaza e di impedire l’allargamento del conflitto, e di progredire verso la soluzione a due stati. Funzionari dell’amministrazione Biden, intanto, hanno discusso anche la possibilità di negoziare un accordo bilaterale con Hamas per garantire il rilascio di cinque americani tenuti ancora in ostaggio a Gaza, se gli attuali colloqui di cessate il fuoco che coinvolgono Israele fallissero.

Lo rende noto Nbc News, citando alti funzionari statunitensi. Se così fosse sarebbe uno schiaffo a Netanyahu dal suo principale alleato. In un momento dove Hezbollah per la prima volta ha tentato di abbattere jet israeliani in volo sui cieli del Libano.

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