Lunedì sera il miliardario americano Elon Musk ha postato su Twitter una proposta di pace per mettere fine all’invasione russa dell’Ucraina. Secondo Musk, i referendum illegali organizzati dalla Russia nei territori occupati andrebbero rifatti sotto la sorveglianza dell’Onu, la Crimea dovrebbe essere ceduta alla Russia, garantendogli una fornitura di acqua, e l’Ucraina dovrebbe impegnarsi a restare neutrale. La proposta ha suscitato reazioni durissime da parte del governo ucraino e di numerosi sostenitori del paese.

La posizione di Musk, non troppo distante dalle richieste ufficiali del Cremlino, ha sorpreso molti poiché il miliardario è stato un sostenitore dell’Ucraina fin dai primi giorni del conflitto, quando ha messo a disposizione del governo ucraino una costellazione di satelliti Starlink e migliaia di terminali necessari da utilizzarli. Dopo le critiche al suo Tweet, Musk ha scritto che la sua società Space X ha speso fino ad oggi 80 milioni di dollari a supporto dell’Ucraina. 

Attualmente, la connessione a internet fornita dai satelliti di Musk viene utilizzata tanto dai civili quanto dall’esercito ucraino che ha così accesso a comunicazioni rapide e sicure tra le sue varie unità. In un articolo del sito Politico, pubblicato lo scorso giugno, diversi militari ucraini hanno descritto l’importanza di Starlink nei combattimenti. «Grazie, Elon Musk», aveva detto ai giornalisti un artigliere ucraino intervistato nell’articolo.

Le critiche

Ma l’importanza di Stalink per lo sforzo bellico ucraino non ha risparmiato critiche durissime al miliardario. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha twittato un sondaggio, chiedendo ai suoi follower se apprezzano di più Musk quando appoggia la Russia o quando appoggia l’Ucraina.

La sua è stata una delle risposte più sobrie. L’ambasciatore ucraino in Germania ha risposto al Tweet di Musk scrivendo: «Questa è la mia risposta molto diplomatica: fottiti». Il campione di scacchi russo e oppositore di Putin Garry Kasparov ha definito «idiozia morale» la proposta di Musk, oltre che «un tradimento del coraggio e del sacrificio ucraino».

Le critiche principali al tweet di Musk si sono concentrate su tre aspetti del suo piano. Il primo: l’idea di sottoporre a referendum i territori occupati dalla Russia. In molti hanno sottolineato che difficilmente si può immaginare un voto libero in un territorio militarmente occupato. Inoltre, milioni di rifugiati hanno lasciato le regioni occupate, rendendo dubbia la rappresentatività di qualsiasi votazione.

Per molti, sono risultate problematiche anche le parole di Musk sulla Crimea, che definisce «russa dal 1783» e chiama la cessione della regione all’Ucraina «l’errore di Krusciov». Si tratta della stessa tesi del presidente russo Vladimir Putin.

Il problema della neutralità

Infine, l’idea di imporre la neutralità all’Ucraina è stata criticata perché si tratta di una delle richieste russe fin dall’inizio del conflitto. Tradotto, si tratta di impedire all’Ucraina di entrare nella Nato. Questa proposta non era controversa nei primi mesi di guerra e gli stessi ucraini l’avevano messa sul piatto dei negoziati.

Ma col proseguire della guerra, la scoperta di numerosi crimini di guerra e infine con la forzata annessione di quattro regioni alla Russia, l’idea di una neutralità ucraina è divenuta sempre più controversa. La scorsa settimana è stata infine ufficialmente abbandonata, quando Zelensky e il suo governo hanno firmato la richiesta ufficiale di ammissione alla Nato (che in ogni caso non potrà avvenire prima della fine del conflitto).

Il piano di Musk è stato invece difeso dal suo amico e miliardario delle nuove tecnologie David Sacks, secondo cui gli attacchi contro un «possibile piano di pace» mostrano «quanto la conversazione pubblica sia divenuta distorta e intollerante».

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