A Gaza non ci sono luoghi sicuri. Non lo è più neanche la chiesa cattolica della Sacra famiglia, che finora aveva garantito protezione e rifugio a decine di famiglie di fedeli ma anche a palestinesi musulmani. Intorno alle dieci del mattino il tetto della chiesa è stato colpito da un colpo di un carro armato che ha danneggiato gravemente la struttura. Tre morti (tra cui Saad Issa Kostandi Salameh, portinaio della parrocchia, e una donna di nome Foumia Issa Latif Ayyad) e dieci feriti, di cui tre in gravi condizioni, è il bilancio ancora provvisorio dell’attacco.

Le parole del padre

Tra i feriti c’è anche padre Gabriele Romanelli che ha riportato una ferita lieve alla gamba destra. «La nostra chiesa è molto danneggiata. Io sono stato colpito a una gamba. Ma andrò avanti, voglio restare vicino alla mia comunità», ha detto il parroco dopo che è stato trasportato all’ospedale battista di Gaza city. Unanime è stata la condanna da parte dei governi europei e dei leader della comunità internazionale.

Papa Leone XIV ha inviato un telegramma a firma del Segretario di stato, il cardinale Pietro Parolin. «Sua Santità Papa Leone XIV è rimasto profondamente addolorato nell’apprendere delle perdite di vite umane e dei feriti causati dall’attacco militare alla Chiesa cattolica della Sacra Famiglia a Gaza, e assicura al parroco, Padre Gabriele Romanelli, e a tutta la comunità parrocchiale la sua vicinanza spirituale», si legge nel messaggio.

«Il Santo Padre – recita ancora il telegramma – prega per la consolazione di coloro che soffrono e per la guarigione dei feriti. Sua Santità rinnova il suo appello per un immediato cessate il fuoco ed esprime la sua profonda speranza per il dialogo, la riconciliazione e una pace duratura nella regione».

Anche la Conferenza episcopale italiana ha espresso un messaggio di cordoglio e ha rivolto «un appello alle parti coinvolte e alla comunità internazionale affinché tacciano le armi e si avvii un negoziato, unica strada possibile per giungere alla pace». Il Patriarcato latino di Gerusalemme ha fatto sapere in una nota che «questa tragedia non è più grande o più terribile delle tante altre che hanno colpito Gaza. Molti altri civili innocenti sono stati feriti, sfollati e uccisi. Morte, sofferenza e distruzione sono ovunque».

«Quello che sappiamo per certo è che un carro armato, dicono le Idf per errore, ma non ne siamo sicuri, ha colpito direttamente la chiesa, la chiesa della Sacra Famiglia, la chiesa latina».

A cercare di fare chiarezza sull’accaduto è il cardinale Pierbattista Pizzaballa. «Non abbiamo informazioni complete su quanto accaduto oggi a Gaza perché la comunicazione non è così semplice», ha spiegato. E la scarsa presenza di giornalisti nella Striscia, dove Israele non consente l’ingresso di reporter internazionali, rende ancora più difficile la raccolta delle informazioni.

«È troppo presto per parlare di tutto questo, dobbiamo capire cosa è successo, cosa si dovrebbe fare, soprattutto per proteggere la nostra gente, e naturalmente cercare di fare in modo che queste cose non accadano più. Poi vedremo come continuare, ma di certo non lasceremo mai sola la comunità cattolica di Gaza», ha concluso il cardinale.

Anche il presidente americano Donald Trump ha chiamato Benjamin Netanyahu per chiedere informazioni sull’attacco. Bibi ha ribadito la versione dell’Idf: «È stato un errore». L’esercito ha ribadito che si sta indagando sull’accaduto. A esprimersi sull’episodio è stato anche il ministero degli Esteri: «Israele non attacca mai chiese o luoghi di culto e si rammarica per eventuali danni a siti religiosi o civili non coinvolti».

Ma contro la Sacra famiglia c’è già un precedente. Il 16 dicembre del 2023 un cecchino dell’Idf era situato nei pressi della chiesa e ha ucciso una donna anziana e sua figlia che era uscita a soccorrerla. Quella volta l’esercito aveva parlato della presenza di un lanciamissili nella parrocchia, senza mostrare alcuna prova.

Target militari

Stando agli ultimi dati dell’Unesco del 17 maggio scorso, dal 7 ottobre del 2023 l’esercito israeliano ha colpito a Gaza oltre 110 siti di rilevanza storico-culturale. Tra questi ci sono 13 luoghi di culto: undici moschee e due chiese, quella ortodossa di San Porfirio e quella Bizantina situata a Jabalia. Ora anche la Sacra famiglia è stata colpita, aumentando a 14 gli attacchi contro i luoghi di culto. Da anni, comunque, la comunità cristiana sta lasciando la Striscia.

Prima che Hamas assumesse il controllo della Striscia, si contavano tremila fedeli, la maggior parte sono ultra-ortodossi, scesi a mille prima del 7 ottobre 2023. Dall’inizio delle operazioni militari israeliane la comunità si è quasi dimezzata e oggi si contano circa 650 persone (di cui 135 cattolici). La maggior parte è fuggita in Cisgiordania o all’estero tramite i piani di evacuazione.

Ottimismo nelle trattative

Nel frattempo in Qatar proseguono le trattative indirette tra Hamas e Israele per raggiungere il cessate il fuoco nella Striscia e la liberazione degli ostaggi. Sembrerebbe superato l’empasse del fine settimana che riguardava il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia.

Dopo che Hamas ha rifiutato l’ultima proposta, lo stato ebraico ha presentato una nuova mappa che includerebbe il ritiro dei soldati dal corridoio di sicurezza di Morag e rimarrebbero a 1,2 chilometri a nord di Filadelfi, che separa Gaza dalla penisola egiziana del Sinai. Per la settimana prossima è prevista la visita in Qatar – che era stata rinviata – dell’inviato statunitense Steve Witkoff. L’obiettivo è chiudere l’intesa, mentre nella Striscia aumentano le uccisioni di giorno in giorno. Dall’alba di giovedì sono morte altre 30 persone.

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