Un nuovo round di negoziati tra Russia e Ucraina entro questa settimana, forse sabato, forse già da mercoledì. È questo l’obiettivo che si sono dati i diplomatici dei due paesi, a quasi due mesi dal loro ultimo incontro, avvenuto ad Istanbul, in Turchia, lo scorso 2 giugno.

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha elencato ai suoi diplomatici gli obiettivi dell’incontro: organizzare un nuovo scambio di prigionieri, proseguire sulla strada del rimpatrio dei minorenni di nazionalità ucraina che al momento si trovano in Russia e preparare un incontro tra i capi di stato dei due paesi – Zelensky stava nominando 16 nuovi ambasciatori, un’altra conseguenza del vasto rimpasto di governo avviato la scorsa settimana.

«Negoziati veramente efficaci possono avvenire solo a livello dei leader», ha detto il presidente ucraino, che ha accolto a Kiev il ministro degli Esteri francesi, Jean-Noel Barrot. Zelensky ne ha approfittato per ricordare i progetti congiunti per la produzione di armi che presto partiranno in Ucraina, un riferimento alla fabbrica di droni che l’azienda francese Renault si è impegnata a costruire nel paese.

Un nuovo attacco

Mentre Kiev insiste a chiedere un incontro diretto con Vladimir Putin, nella speranza di vederselo rifiutare e segnare così un altro punto nella battaglia per convincere Donald Trump, Mosca continua a dare segnali di non voler accelerare i tempi, come continua a fare da sei mesi. Le posizioni dei due paesi sono ancora «diametralmente opposte» e ne deriva che «c’è quindi molto lavoro diplomatico da fare», ha detto il portavoce di Putin, Dimitri Peskov.

Tutto sembra annunciare un nuovo round di discussioni senza reali conseguenze sul conflitto. E di sicuro questo è quello che si aspettano la maggior parte degli ucraini, che martedì notte hanno passato un’altra nottata svegli a causa dell’ennesimo attacco aereo russo.

In tutto, più di 420 droni e altri 24 missili sono stati lanciati contro varie città ucraine in un bombardamento a ondate che è andato avanti fino all’alba. Almeno due persone sono morte e altre 15 sono rimaste ferite negli attacchi. I danni più gravi si sono registrati a Ivano-Frankivsk, nell’Ucraina occidentale. Secondo il sindaco, Ruslan Marcinkiv, è l’attacco più grave subito dalla città dall’inizio della guerra.

A Kiev i russi hanno preso di mira in particolare la fabbrica di armi Artem, situata vicino al centro della città. La stazone metro di Lukianivska, dove di solito gli abitanti del quartiere si rifugiano durante gli attacchi, è stata evacuata a causa di un colpo diretto contro una delle sue strutture in superficie, che ha riempito di fumo i tunnel dove le persone stavano attendendo la conclusione dell’attacco.

Ma su questo fronte c’è una potenziale buona notizia, con il ministro della Difesa tedesco, Oscar Pistorius, che di aver raggiunto un accordo con gli Stati Uniti per cedere a Kiev cinque dei sui sistemi anti-missile Patriot – probabilmente in cambio della possibilità di acquistarne altrettanti negli Usa.

Raid contro le procure

A tenere lontana l’attenzione degli ucraini dai negoziati, oltre ai bombardamenti, ci pensa anche la cronaca giudiziaria – o forse politica. Lunedì, i servizi di intelligence, Sbu, hanno annunciato un raid senza precedenti nei confronti dell’ufficio speciale e della procura speciale anti-corruzione, noti in Ucraina con le sigle Nabu e Sapo. Almeno una persona è stata arrestata, con l’accusa di essere una spia russa che operava nel cuore della direzione del tribunale anticorruzione.

La Nabu ha smentito le accuse e difeso il suo dipendente. I raid hanno portato in tutto ad oltre 70 perquisizioni di personale e uffici. Anzi, secondo la Nabu, le perquisizioni sono avvenute senza mandato e, in molti casi, sarebbero state giustificate con il coinvolgimento degli interessati in accidenti stradali.

L’Sbu assicura che i documenti relativi alle indagini anti-corruzione non sono stati sequestrati. Il direttore della Nabu, che si trovava all’estero per un viaggio istituzionale, è tornato immediatamente in Ucraina.

Nabu e Sapo sono due istituzioni fondate nel 2015, dopo la rivoluzione di Maidan, su pressione degli alleati occidentali del paese. La Nabu è una speciale agenzia di polizia che si occupa di casi di corruzione, mentre la Sapo è l’ufficio dei magistrati che si occupano di portare le inchieste in tiribunale. Sono considerate tra i più importanti elementi della lotta alla corruzione e sono sostenute da una vasta coalizione di attivisti e membri della società civile. Secondo questi ultimi, la perquisizione di lunedì è un chiaro tentativo di attacco da parte del governo contro due istituzioni indipendenti.

«Non cercano di promuovere la giustizia, ma di silenziare la Nabu e la Sapu ora che le loro indagini si stanno avvicinando al cerchio ristretto di Zelensky», ha commentato Antac, una delle principale organizzazioni della società civile impegnate nella lotta contro la corruzione.

Dopo la denuncia lanciata dal Kyiv Independent, il maggior giornale ucraino in lingua inglese, sulla deriva anti-democratica presa dal governo Zelensky, la vicenda rischia di aumentare ancora di più la preoccupazione non solo dei cittadini ucraini, ma anche degli alleati di Kiev.

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