Ikram Nazih è libera. Lo ha deciso il tribunale di appello di Marrakesh che lunedì 23 agosto, con una settimana di anticipo, ha celebrato il processo d'appello per il caso della giovane studentessa italo-marocchina. L'udienza è cominciata alle 14 e dopo alcune ore di camera di consiglio la decisione: condanna ridotta a due mesi, con sospensione della pena, e multa annullata.

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Una pesante inversione di marcia rispetto alla sentenza di primo grado: 3 anni e una multa di 50.000 dirham (circa 4.800 euro). La condanna era arrivata dopo una denuncia per blasfemia, presentata alle autorità di Rabat da un'associazione religiosa marocchina che avrebbe segnalato un post condiviso dalla studentessa nel 2019: si trattava di un post satirico, allora molto popolare su Facebook, che trasformava la sura 108 del Corano, la sura dell'Abbondanza, in sura del whisky. La studentessa aveva poi cancellato il post dopo 15 minuti ma quel gesto non era bastato per evitare la condanna da parte della giustizia marocchina.

La notizia della liberazione di Ikram è stata data, quasi a sorpresa, dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli affari Ue, Vincenzo Amendola, su Twitter. Grande conoscitore del Marocco, Amendola da agosto ha iniziato a occuparsi del caso e ha affiancato l'ambasciatore italiano in Marocco Armando Barucco.

«Nel processo d’appello sono state ascoltate le ragioni della difesa», ha detto Amendola. «Il dibattimento è stato molto intenso, Ikram ha parlato in italiano e aveva a disposizione un interprete fornito dalla nostra ambasciata. E' uscita mezz'ora dopo la decisione del tribunale».

All'udienza, oltre ad Amendola, erano presenti l'ambasciatore italiano in Marocco, Armando Barucco, e il console generale di Casablanca insieme al padre della studentessa. Ikram, invece, ha deposto in videoconferenza. L'impostazione della difesa è stata fondamentale e ha sottolineato che Ikram, nata e cresciuta in Italia, non aveva contezza di quanto quel gioco di parole potesse infrangere le leggi marocchine.

«Il lavoro di diplomazia è stato fondamentale, avevo visitato Ikram a metà agosto e avevo notato che era una ragazza molto forte. L'ho sentita al telefono poco dopo la sua liberazione, sta bene e ora anche il padre, che era molto provato, quasi non mangiava più, può tirare un sospiro di sollievo».

Il caso è stato trattato con molta cautela dal governo italiano ma dopo l'udienza di primo grado c'è stato un cambio di strategia, a partire dalla difesa con un nuovo avvocato consigliato direttamente dalle autorità consolari italiane. Come comunicato dalla Farnesina e dal sottosegretario agli Esteri Manlio di Stefano, che ha risposto alle interrogazioni parlamentari presentate sul caso lo scorso luglio, Ikram ha ricevuto settimanalmente una visita delle nostre autorità consolari. Lo stesso ambasciatore italiano in Marocco Armando Barucco l'ha visitata due volte.

La 23enne italo-marocchina, che attualmente studia giurisprudenza a Marsiglia, è nata nel 1998 a Vimercate. Ha vissuto a lungo con la sua famiglia a Mozzo, in provincia di Bergamo.

Il 19 giugno scorso era arrivata in Marocco per fare visita a dei parenti ed era stata immediatamente messa in stato di fermo dalle autorità marocchine. Un incubo che ora sembra essersi risolto in via definitiva.

«Voglio ringraziare l'ambasciatore italiano in Marocco Armando Barucco e il sottosegretario Enzo Amendola per l'impegno che hanno dedicato alla causa. Assieme abbiamo seguito la vicenda dal primo momento, avendo a cuore unicamente il benessere della nostra connazionale, nel pieno rispetto del lavoro delle istituzioni e della giustizia marocchine», ha dichiarato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Soddisfatti anche i deputati che avevano presentato le interrogazioni parlamentari sulla vicenda di Ikram.

«Questa notizia mi riempie di gioia e soddisfazione» dice Yana Chiara Ehm, deputata del gruppo misto. «Oggi è una vittoria per i diritti umani, ora avanti anche per Patrick Zaki. Non ci possiamo fermare».

Massimiliano Capitanio, parlamentare della Lega Nord e primo deputato a presentare un'interrogazione sul caso di Ikram, dice che «l'udienza di appello ha potuto ridare il giusto peso alla vicenda anche grazie al lavoro della diplomazia italiana».

Anche a Bergamo, città in cui Ikram ha frequentato il liceo, si festeggia.

«Abbiamo sperato tanto che succedesse qualcosa di positivo, eravamo molto preoccupati», dice Roberto Cardia, professore di italiano di Ikram al Liceo Linguistico G. Falcone di Bergamo.

«Ci siamo mobilitati, abbiamo firmato la petizione su Change.org lanciata da Domani e abbiamo cercato di diffonderla il più possibile. Ora, se Ikram vuole venire a trovarci, sa che la aspettiamo a braccia aperte».

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