Mosca vorrebbe a chiudere la partita in Ucraina, alle sue condizioni. L’ammiccamento del presidente russo non pare essere corrisposto
Potrebbe essere un corteggiamento lungo, fatto di lusinghe e passi indietro, quello tra il presidente russo Vladimir Putin e il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Mentre si rincorrono le dichiarazioni da ambo le parti su un possibile colloquio tra i due, un nuovo segnale di apertura è arrivato da Mosca, con il capo del Cremlino che subito ha salutato con entusiasmo il secondo insediamento del tycoon alla Casa Bianca e le sue intenzioni di «ripristinare i contatti con la Russia».
«Abbiamo sentito le sue dichiarazioni sulla necessità di fare tutto il possibile per evitare una terza guerra mondiale», ha detto Putin durante un discorso al Consiglio di sicurezza russo, volutamente anticipato di due giorni. «Naturalmente, accogliamo con favore questo atteggiamento e ci congratuliamo con Trump».
Il giro di poltrone alla Casa Bianca offre infatti l’occasione a Mosca per riprendere in mano le redini della situazione e provare a chiudere la partita in Ucraina. Ovviamente alle proprie condizioni. Ma l’ammiccamento di Putin non sembra essere stato corrisposto. Poche ore dopo, parlando con i giornalisti nello Studio Ovale.
Trump ha rivolto alcuni commenti sprezzanti al leader del Cremlino, senza però negare un possibile colloquio. Vladimir Putin con questa guerra sta «distruggendo la Russia», ha detto Trump. «Dovrebbe stringere un accordo. Non può essere entusiasta, le cose non stanno andando bene. La Russia è più grande, ha più soldati da perdere, ma non è questo il modo di governare un paese». E pochi giorni dopo un’altra minaccia: se Putin non «metterà rapidamente fine alla guerra» saranno dazi. Ossia dolori.
Tira e molla
Un tira e molla, quello dell’incontro tra i due leader, commentato qualche giorno fa anche dal consigliere per la politica estera di Putin, Yurij Ushakov. «Leggiamo sulla stampa che l’amministrazione Usa si sta preparando a un dialogo con la Russia e che Trump ha addirittura dato istruzioni ai suoi collaboratori di contattare i rappresentanti russi. Siamo pronti ad accettare questi segnali», ha detto.
Così, mentre si ridefinisce la volontà di potenza di entrambe le parti e i tentativi di rimodellare l’ordine mondiale, il Cremlino ha affidato il suo messaggio – presumibilmente rivolto alla nuova amministrazione Trump – alle parole di Nikolaj Patrushev, assistente del presidente della Federazione Russa.
In un’intervista pubblicata sul giornale Komskomolskaya Pravda, Patrushev ha infatti dichiarato che i negoziati sull’Ucraina dovrebbero essere condotti solo tra la Russia e gli Stati Uniti, senza la partecipazione di altri paesi occidentali. Fuori quindi Londra, Parigi e Bruxelles da qualsiasi tavolo delle trattative.
Una proposta di tête-à-tête che potrebbe far leva sul presunto disinteresse di Trump nei confronti dei partner europei, e sulla possibilità che il nuovo presidente Usa cerchi il dialogo con Mosca proprio per smarcarsi dall’operato dell’amministrazione precedente, intascandosi magari i meriti di una tregua in Ucraina.
Tuttavia, vista la situazione fluida e l’imprevedibilità del nuovo inquilino della Casa Bianca, i funzionari russi al momento sembrano preferire un atteggiamento prudente.
D’altronde durante il primo mandato di Trump le sanzioni imposte alla Russia dopo l’annessione della Crimea nel 2014 non erano state revocate, e le relazioni bilaterali non avevano subito miglioramenti significativi.
Affinità e divergenze
C’è da chiedersi se il Cremlino, ossessionato dalla difesa dei valori tradizionali, non possa trovare affinità su alcune questioni che stanno a cuore anche a Trump, come quella di genere, visto che tra i primi ordini esecutivi firmati dal nuovo presidente Usa c’è quello che prende di mira le persone transgender e non binarie. O se le mire espansionistiche di Trump, che vuole mettere le mani su Canada, Groenlandia e sul canale di Panama, non possano in qualche modo legittimare indirettamente le ambizioni di conquista di Mosca.
Se fin qui si possono azzardare solo delle ipotesi, al momento poche cose sono certe. Fra queste, che le parti hanno visioni molto divergenti su come chiudere la partita in Ucraina. Ed è probabile che Putin speri di confrontarsi con Trump non solo sull’Ucraina, ma su questioni ben più ampie legate alle sfere di influenza e alla sicurezza mondiale.
E poi resta il fatto che Putin, in attesa della chiamata di Trump, non perde tempo a rafforzare le alleanze già esistenti. Come quella con l’Iran e la Cina.
La settimana scorsa infatti Putin ha accolto al Cremlino il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, con il quale ha firmato un trattato per rafforzare la cooperazione militare ed economica. E ha poi parlato in video call con il leader cinese Xi Jinping, salutandolo come il suo «caro amico». Uno schiaffo in pieno flirt ai danni di Trump, se consideriamo che secondo molti analisti una delle priorità di politica estera della nuova amministrazione Usa sarà proprio la Cina.
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